Sono migliaia i migranti in cammino dall’Honduras verso gli Stati Uniti: ora sono in Messico tra le ire di un Donald Trump pronto a usare la forza.
Nel film Forrest Gump il protagonista, magistralmente interpretato da Tom Hanks, dopo essere tornato dal Vietnam di colpo decide di iniziare a correre per gli Stati Uniti. Come la notizia si sparge, dopo un po’ si accorge che dietro di lui sono sempre più le persone che lo seguono imitandolo, fino a diventare un autentico fiume di gente.
Quello che sta succedendo nel Centro America è qualcosa di simile anche se non si tratta di un film. Partiti in 160 dall’Honduras, le fila degli immigrati in marcia verso gli Stati Uniti si sono ingrandite fino a contare anche 7.000 unità.
Il loro obiettivo è quello di attraversare il Messico fino a varcare il confine statunitense, con circa 4.000 persone che già sono arrivati a Tijuana nota città di frontiera.
Una marcia questa che sta preoccupando Donald Trump, che anche visto l’esito delle elezioni di medio termine ha mandato l’esercito al confine autorizzando nel caso anche a usare la forza per respingere i migranti.
Dall’Honduras verso gli Stati Uniti
La località di San Pedro Sula in Honduras è stata insignita del poco onorevole titolo di città più pericolosa al mondo. In un rapporto del 2013 infatti sono stati stimati 169 gli omicidi ogni anno per 100.000 abitanti.
Tra droga, violenza, miseria e corruzione, in 160 quindi da san Pedro Sula hanno deciso di iniziare una marcia verso gli Stati Uniti. Partiti venerdì 12 ottobre, il lunedì successivo avevano già oltrepassato la frontiera con il Guatemala.
Camminando decine di chilometri a piedi al giorno, dormendo in ripari di fortuna e mangiando quello che viene gentilmente offerto loro dagli abitanti delle cittadine attraversate, dopo meno di due settimane erano già arrivati a Ciudad Hidalgo in Messico.
Una carovana questa che mano a mano si è ingrandita sempre di più fino a contare anche 7.000 persone tra cui neonati, bambini e donne incinte. Dopo tanti chilometri percorsi, in 4.000 persone sarebbero ora a Tijuana: alcuni hanno preferito tornare indietro con i pullman messi a disposizione dall’Honduras, altri invece hanno chiesto asilo politico al Messico.
Nella cittadina messicana i migranti, tra cui alcune centinaia appartenenti alla comunità Lgbtq in fuga dalle discriminazioni, sono stati concentrati lontano dal confine: in 200 hanno provato a staccarsi ma sono stati respinti dalla Polizia federale.
Trump furioso
Chi sta seguendo con grande attenzione la vicenda di questa carovana di migranti in marcia verso gli Stati Uniti è Donald Trump che, tramite una serie di immancabili cinguettii via Twitter, ha minacciato duri provvedimenti vista anche la campagna elettorale in corso per le elezioni di medio termine in programma a inizio novembre.
Per prima cosa l’inquilino della Casa Bianca aveva annunciato di essere pronto a schierare la polizia di frontiera e l’esercito (cosa poi fatta) per impedire che, una volta arrivato al confine, questo fiume di gente possa entrare illegalmente negli states.
Guatemala, Honduras and El Salvador were not able to do the job of stopping people from leaving their country and coming illegally to the U.S. We will now begin cutting off, or substantially reducing, the massive foreign aid routinely given to them.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 22 ottobre 2018
Oltre a prendersela con i Democratici per non aver permesso di realizzare leggi più stringenti in tema immigrazione, Trump aveva parlato poi di possibili tagli agli aiuti che attualmente l’America elargisce a Honduras, El Salvador e Guatemala.
Anche il Messico aveva schierato centinaia di agenti lungo il proprio confine, ma alla fine attraverso un fiume o sfondando le varie barriere migranti sono riusciti ugualmente ad arrivare nella città di Ciudad Hidalgo nel Chiapas.
Il nuovo presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, che entrerà in carica il prossimo 1° dicembre, ha parlato però di un “trattamento giusto per i migranti”, assicurando al tempo stesso anche una piena collaborazione con Stati Uniti e Canada.
Per cercare di venire incontro ai caminantes, il presidente messicano ha offerto un permesso di lavoro temporaneo e cure mediche a patto però che presentino richieste di asilo politico.
Un modo questo per evitare che possano arrivare al confine con gli Stati Uniti, ma l’offerta sarebbe stata rifiutata dalla maggioranza della carovana che così ha ripreso la sua marcia.
Arrivati a Tijuana, i camminatori però si trovano di fronte a loro 6.000 soldati statunitensi: Trump infatti ha deciso di inviare un ingente contingente proprio per impedire il loro ingresso negli Stati Uniti, autorizzando nel caso anche all’utilizzo di una “forza letale”.
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