Meloni e l’incubo spread: il suo governo farà la fine dell’ultimo di Berlusconi?

Alessandro Cipolla

29 Settembre 2023 - 11:21

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Dopo la presentazione della Nadef cresce lo spread e lo scetticismo degli investitori nei nostri confronti: il governo Meloni può fare la fine del Berlusconi IV caduto nel 2011?

Meloni e l’incubo spread: il suo governo farà la fine dell’ultimo di Berlusconi?

Giorgia Meloni conosce benissimo quali sono i rischi dello spread. Nel 2011 all’epoca dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi, la premier infatti era ministra della Gioventù in quell’esecutivo di centrodestra.

Meloni difficilmente ha scordato il meccanismo che si andò a innescare nel 2011 quando, da gennaio a novembre, il differenziale Btp-Bund passò da 173 al record di 574 punti base, con la crisi dello spread che portò alle dimissioni di Berlusconi e alla nascita del governo Monti, quello lacrime e sangue dei tecnici.

Ci ha messo oltre dieci anni il centrodestra - da sempre maggioranza naturale in Italia - a riprendersi dal punto di vista elettorale da quello shock e, nell’attuale governo, ci sono diversi protagonisti del Berlusconi IV: oltre a Meloni, erano ministri anche Fitto, Bernini e Calderoli, senza dimenticare La Russa oggi presidente del Senato.

Per anni il centrodestra ha rimarcato come la caduta dell’ultimo governo Berlusconi fu tutta una manovra dell’Europa, che ha usato l’arma dello spread come clava per mandare a casa un esecutivo “indigesto” a Bruxelles. Una ricostruzione opinabile visto che furono diverse le colpe dell’allora maggioranza, anche se le responsabilità di quella crisi indubbiamente andrebbero ricercate anche fuori dai confini nazionali.

Allora come adesso il problema di fondo dell’Italia è l’alto debito pubblico: nel 2011 i nostri Btp finirono sotto stress e adesso, come scrive il Corriere della Sera, l’asta dei titoli di Stato italiani a dieci anni di ieri “si è risolta con rendimenti in rapida crescita al 4,93% — i più alti dell’area euro — quando un mese prima un’offerta di altri Btp molto simili aveva trovato compratori al 4,24%”.

In contemporanea lo spread è salito fino a superare i 200 punti base per poi ripiegare a fine giornata a 193 punti. Un chiaro campanello d’allarme per Giorgia Meloni e per tutto il suo governo anche se alcuni ministri - leggere alla voce Matteo Salvini - sembrerebbero essere più interessati alla campagna elettorale per le elezioni europee di giugno che alle possibili turbolenze dei mercati.

Meloni, lo spread e il ricordo del governo Berlusconi IV

Dopo la presentazione della Nadef l’Italia è tornata a essere l’osservata speciale da parte dei mercati internazionali. Emblematico a riguardo è un articolo del Financial Times pubblicato nelle scorse ore.

Gli investitori sono spaventati per il deficit di bilancio italiano più ampio del previsto e per i crescenti timori che le banche centrali mantengano alti i tassi di interesse per un periodo prolungato - si legge nell’articolo del quotidiano economico britannico -. I rendimenti dei titoli di Stato italiani a 10 anni sono saliti di 0,17 punti percentuali fino al 4,96%, il livello più alto in un decennio, dopo che il governo di Giorgia Meloni ha alzato gli obiettivi di deficit e ha tagliato le previsioni di crescita per quest’anno e per il prossimo. Il rendimento è poi sceso al 4,88%”.

Una analisi che di certo non avrà fatto piacere alla premier, che non a caso dopo la presentazione della Nadef ha voluto specificare che legge di Bilancio 2024 sarà “all’insegna della serietà e del buonsenso”, con le tante promesse elettorali che di conseguenza saranno spalmate lungo l’arco dell’intera legislatura.

Giorgia Meloni è ben consapevole che il suo governo se non vuole fare la fine dell’ultimo targato Silvio Berlusconi deve avere buoni amici a Bruxelles; al termine delle prossime elezioni europee, non appare impensabile di conseguenza che la presidente del Consiglio possa dare il suo disco verde a un mandato bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea.

I rapporti tra Meloni e von der Leyen appaiono buoni e, se lo spread dovesse continuare a salire, saranno fondamentali i buoni uffici con Palazzo Berlaymont: senza il sostegno dell’Europa, che qualcosa vorrà di certo in cambio, difficilmente l’Italia potrebbe reggere da sola se dovesse finire di nuovo sotto stress da parte dei Mercati.

Dodici anni dopo, un governo di centrodestra presto si potrebbe trovare di nuovo a dover affrontare una crisi dello spread: se nel 2011 Berlusconi era fiaccato dagli scandali personali e dalla finanza creativa di Palazzo Tesoro, Meloni adesso sembrerebbe essere ben più solida anche se dovrà scegliere con particolarmente cura quali debbano essere i suoi amici a Bruxelles.

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