McDonald’s è in lotta con i suoi dipendenti

Marco Ciotola

30 Novembre 2019 - 13:00

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La compagnia pagherà 26 milioni di dollari per risolvere la battaglia legale avviata dai suoi dipendenti. I dettagli

McDonald’s è in lotta con i suoi dipendenti

McDonald’s è in lotta con i suoi dipendenti. Il colosso mondiale del fast-food pagherà 26 milioni di dollari al fine di liquidare la causa legale avviata su istanza di un nutrito numero di lavoratori, che hanno denunciato diverse violazioni della compagnia.

In particolare, le segnalazioni - in arrivo della California - hanno evidenziato una mancata corresponsione di straordinari e la negazione delle dovute pause lavorative. Il pagamento della quota sopracitata è solo l’ultimo sviluppo derivante da conflitti andati avanti per anni.

Circa 38.000 persone hanno preso parte alla causa, partita ufficialmente nel 2013 su iniziativa della dipendente Maria Sanchez e successivamente di tutta un’altra serie di dipendenti.

McDonald’s è in lotta con i suoi dipendenti

Secondo l’accusa nel 2009 McDonald’s non ha pagato gli straordinari a un numero molto elevato di persone, circostanza che costituirebbe - questa è la tesi principale - una violazione della legge statale.

Dal canto suo, la compagnia continua a sostenere che le pratiche siano state “conformi al Codice del lavoro della California”; ma - considerato l’enorme polverone mediatico - “abbiamo deciso di risolvere questa causa”:

“Prendiamo molto sul serio le nostre responsabilità come datore di lavoro e siamo profondamente impegnati nel trattamento equo di tutti i nostri dipendenti, con corsi di formazione e aggiornamento continuo nel rispetto di tutte le leggi sui salari e sulle ore lavorate”.

Oltre al pagamento di 26 milioni di dollari per mettere fine alla vicenda legale, McDonald’s formerà periodicamente i dipendenti dei ristoranti della California, con l’obbligo di rispettare pause lavorative di 10 minuti ogni 2 ore e garantire nuove divise a costo zero, in sostituzione di quelle danneggiate sul lavoro.

Di nuovo nel 2014 i dipendenti di Michigan e New York avevano intentato una causa per mancata corresponsione di salari, e la società ha fatto sapere di aver avviato “un’indagine approfondita delle accuse” e di essere disposta a “intraprendere tutte le azioni necessarie”.

In più, nel 2016 la compagnia ha accettato di pagare 3,75 milioni di dollari per risolvere una diversa causa - per questioni simili - in California, ancora per problematiche relative alle paghe dei dipendenti.

Il colosso del comparto fast-food, che a fine 2018 impiegava circa 210.000 persone in tutto il mondo, è stato particolarmente attenzionato in merito alla gestione dei suoi lavoratori. Non ha certo migliorato le cose la denuncia presentata a inizio novembre da un ex dipendente per molestie sessuali contro McDonald’s.

Avviata con il supporto dell’American Civil Liberties Union e del Time’s Up Legal Defense Fund, la causa muove dall’accusa che l’azienda “crei e approvi una cultura del lavoro ’tossica’ sin dall’inizio”. I querelanti chiedono danni per 5 milioni di dollari.

Va anche citata la vicenda relativa all’ex CEO Steve Easterbrook, che in un primo tempo aveva risposto alle sopracitate accuse osservando che la compagnia ha cominciato a lavorare con l’organizzazione contro la violenza di genere RAINN lo scorso anno.

Da allora però Easterbrook è stato licenziato a seguito di violazione delle politiche aziendali: portava avanti una relazione sentimentale con una dipendente.

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