Materie prime, il rialzo può finire: un’analisi per gli investitori

Violetta Silvestri

28 Maggio 2022 - 13:05

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L’impennata delle materie prime potrebbe spegnersi e, quindi, condizionare gli investimenti. L’analisi di un esperto sulle variabili da considerare per il mercato delle commodity.

Materie prime, il rialzo può finire: un’analisi per gli investitori

Il mercato delle materie prime potrebbe essere il prossimo a soccombere: questa la valutazione dell’esperto Gary Shilling su Bloomberg.

La fotografia dell’andamento nelle Borse, in realtà, suggerirebbe altro. Le azioni sono scese in territorio di mercato quasi ribassista. Le obbligazioni hanno subito forti cali di prezzo. Le valute estere sono crollate rispetto al dollaro USA. Criptovalute e SPAC sono crollate.

L’indice Bloomberg Commodity Spot, invece, è salito del 33% quest’anno, con i prezzi dell’energia, dei metalli e dell’agricoltura che hanno tutti mostrato grandi guadagni.

Quest’anno fino ad aprile, 21,4 miliardi di dollari sono confluiti negli ETF sulle materie prime, in contrasto con i 63 miliardi di dollari di deflussi nei primi quattro mesi del 2021, secondo Morningstar. I rialzisti delle commodity, però, potrebbero presto pentirsi: i motivi nell’analisi.

Materie prime: cosa osservare e perché il rally può finire

Gary Shilling, nella sua valutazione, mette in guardia innanzitutto sulle dinamiche di domanda e offerta delle materie prime, affermando che potrebbero portarle al ribasso.

Innanzitutto, il Covid-19 ha portato a continui blocchi in Cina, causando drammatici tagli alla produzione nella seconda economia più grande del mondo, che rappresenta il 18,1% del prodotto interno lordo globale e il 23,9% della produzione.

Questo ha impattato sulle importazioni cinesi di materie prime da Paesi come Brasile, Cile e Australia per petrolio, rame e minerale di ferro, nonché sugli esportatori manifatturieri come Germania, Corea del Sud e Taiwan.

Secondo Nomura Holdings, le importazioni cinesi di ferro sono diminuite del 13% ad aprile rispetto all’anno precedente, il rame è diminuito del 4% e le importazioni di automobili e telai sono scivolate dell’8%.

Poi, l’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto la domanda globale e il dollaro forte ha ridotto la domanda di materie prime da parte dei Paesi in via di sviluppo, poiché le loro valute sono scese in media del 3% da aprile.

Delle 45 principali materie prime scambiate a livello globale, 42 hanno un prezzo in dollari. Le uniche eccezioni sono la lana (dollari australiani), l’ambra (rubli russi) e l’olio di palma (ringgit malese).

Le importazioni di materie prime dell’economia in via di sviluppo sono anche depresse dalla loro crescente necessità di utilizzare la scarsa valuta estera per pagare i debiti denominati in dollari. Dal 2018 al 2021, il debito non bancario in dollari del Cile è aumentato dal 34,7% del PIL al 50,3%, quello del Messico dal 21,9% al 30,1% e quello della Turchia dal 23,0% al 28,2%.

Inoltre, l’analista fa questa osservazione: i prezzi di merci agricole e industriali molto diverse tra loro, spesso diminuiscono insieme poiché i commercianti tendono a operare allo stesso modo. Ad esempio, uno speculatore che sta subendo grosse perdite in posizioni di zinco è costretto a vendere le partecipazioni di grano per preservare il capitale.

In più, Inoltre, i prezzi elevati sono la migliore spinta per le colture agricole e per altri prodotti. I prezzi alti del grano inducono gli agricoltori a piantare di più. Ma poi, raccolti abbondanti deprimono i prezzi.

Allo stesso modo, i prezzi elevati della carne di maiale inducono a incentivare gli allevamenti, soprattutto se i prezzi del mais sono bassi.

Anche i prezzi bassi possono stimolare un aumento dell’offerta. I bassi prezzi dello zucchero incoraggiano gli agricoltori brasiliani a piantare e raccogliere più canna da zucchero per mantenere il loro reddito totale.

Infine, ci sono le forze non economiche. Il maltempo può dissipare robusti raccolti di cereali. I cartelli possono anche promuovere interruzioni di offerta. Come esempio chiave, le azioni dell’OPEC+ rendono difficili le previsioni sui prezzi del petrolio.

Inoltre, i fracker statunitensi non stanno rispondendo agli alti prezzi del greggio con più perforazioni. Invece, i fracker vengono incoraggiati dagli azionisti per enfatizzare la redditività. Vengono spinti a mantenere bassi i costi e trattenere i contanti per pagare i dividendi e riacquistare le loro azioni.

Il caso del rame: come investire?

Short sui futures sul rame, che sono già in calo del 14% rispetto al picco di inizio marzo: questo uno dei consigli di Gary Shilling.

Il rame è utilizzato in quasi tutti i manufatti, dalle automobili ai macchinari, dagli elettrodomestici ai computer, quindi è un ottimo indicatore della recessione globale che l’esperto sta prevedendo.

Inoltre, il metallo non ha cartelli né dal lato della domanda né dell’offerta che possano sconvolgere le forze economiche fondamentali. Dopo alcuni anni bui, l’aumento dei prezzi del rame e le solide previsioni della domanda hanno, come al solito, stimolato nuove miniere e capacità di raffinazione. L’International Copper Study Group prevede che il mercato del rame raffinato avrà un enorme surplus di 328.000 tonnellate quest’anno dopo un deficit di 475.000 tonnellate nel 2021.

I rialzisti del rame prevedono una domanda esuberante negli anni futuri grazie alla spinta per le batterie per veicoli elettrici. Tuttavia, ricorda l’esperto quando si scommetteva che la crescita della distribuzione di elettricità fosse limitata perché non c’era abbastanza rame sulla superficie terrestre per fare tutti i fili necessari. Poi, è arrivata la fibra ottica in silicone, il secondo minerale più abbondante al mondo.

“Scommetti sull’ingegno umano, non sugli aumenti cronici dei prezzi causati dalla carenza”, è il consiglio finale di Shilling.

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