Manifestazioni, quando la polizia può usare la forza?

Ilena D’Errico

17 Febbraio 2024 - 13:19

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La polizia può usare la forza per sedare le manifestazioni? Ecco quando e quali sono i limiti previsti dalla legge.

Manifestazioni, quando la polizia può usare la forza?

In questi giorni ci sono stati diversi scontri tra le Forze di Polizia e i manifestanti, sollevando non poche polemiche sulla questione, come d’altronde spesso accade in questi casi. Guardando soltanto al territorio italiano, bisogna citare le manifestazioni Pro-Palestina, il corteo per Ilaria Salis, le proteste per gli investimenti nel sistema scolastico.

Questi episodi hanno fatto scaturire dei dubbi nei cittadini, in particolare sulla legittimità dell’uso della forza nell’ambito di una manifestazione. C’è chi si indigna perché teme una lesione del diritto di manifestazione e chi, invece, condanna a priori le azioni dei manifestanti. Non è però possibile scegliere l’interpretazione corretta tra due posizioni così assolute, considerando che ovviamente gli agenti di polizia sono legittimati a utilizzare la forza per esercitare le proprie funzioni, ma devono tenere conto di alcuni limiti.

Ovviamente non è possibile pronunciarsi sui singoli casi specifici, perché non conosciamo per il momento tutti i dettagli degli scontri, ma è invece corretto informare sui poteri degli organi di polizia e sui limiti. Si fa riferimento, in particolare, alla polizia anti-sommossa, equipaggiata di attrezzature speciali per la protezione (scudo, elmetto, manganello). Quando è legittimata a usare la forza durante le manifestazioni? Ma soprattutto in che misura la manifestazione si può considerare pacifica? Ecco cosa stabilisce la legge.

Quando la polizia può usare la forza

Le funzioni principali della Polizia di Stato sono il mantenimento dell’ordine pubblico e la tutela dell’incolumità dei cittadini, per questo motivo gli agenti sono legittimati a impiegare la forza (“caricare”) anche durante le manifestazioni, se ve ne è l’esigenza.

La legge, in particolare, prevede un iter specifico da seguire in caso di adunanze sediziose. Si fa riferimento alle manifestazioni con scopo di rivolta contro i poteri o, più in generale, alle radunate pericolose per l’ordine pubblico. In queste circostanze la polizia invita per motivi di sicurezza allo scioglimento dell’assembramento e, se l’invito non viene rispettato deve procedere con tre intimazioni.

Per tre volte gli ufficiali di pubblica sicurezza devono avvertire i manifestanti che è stato richiesto lo scioglimento dell’adunata, assicurandosi di essere sentiti. Le intimazioni possono avvenire con squilli di tromba o, come più spesso avviene, anche semplicemente a voce.

Se nonostante le intimazioni la manifestazione sediziosa persiste, è legittimo l’uso della forza per farla cessare immediatamente. La carica di polizia deve avvenire entro i limiti di quanto strettamente necessario per interrompere la manifestazione e riportare il luogo in sicurezza. Le armi e gli altri mezzi di coazione fisica (compresi sfollagente e manette) possono quindi essere impiegati in modo legittimo anche per reprimere la manifestazione, a patto che quest’ultima sia pericolosa e per assolvere una di questi finalità:

  • respingere una violenza;
  • vincere una resistenza;
  • impedire la realizzazione di gravi delitti.

La polizia ovviamente può usare le armi in dotazione anche per legittima difesa, cioè per difendere sé o altri da un’offesa ingiusta, ma è comunque tenuta al rispetto della proporzionalità- Per fare un esempio grossolano, non può sparare un colpo letale a un manifestante urlante. L’uso dei mezzi di coazione deve comunque essere l’ultima risorsa per adempiere ai propri doveri, ma è concesso dalla legge nel rispetto di questi limiti.

L’utilizzo deve comunque assolvere alla finalità preposta e non certo presentare accanimento o violenza fine a sé stessa. Per esempio, con l’uso del manganello devono essere preferite le aree muscolari più importanti del corpo (come gambe e braccia), evitando le zone che potrebbero subire lesioni più gravi. In ogni caso, il ricorso a questi metodi è consentito soltanto se inevitabile per la sicurezza pubblica, e deve comunque essere limitato allo scioglimento dell’adunata (o all’arresto se necessario).

Quando una manifestazione è sediziosa

Difficilmente si può mettere in dubbio che la polizia abbia diritto a utilizzare la forza fisica e le armi in dotazione per garantire la sicurezza, ma spesso l’intervento è giudicato sproporzionato perché non si considera la pericolosità dell’evento. La manifestazione armata è senza dubbio illegittima, ma le adunate sono considerate sediziose anche quando rivoltose o lesive dell’autorità (per esempio con grida e simboli di sovversione dell’ordine sociale) e infine anche quando ospita la consumazione di delitti.

La giurisprudenza considera sediziose anche quelle manifestazioni apparentemente pacifiche, ma che si caratterizzando di un’aperta ostilità verso i pubblici poteri con un’intenzione sovversiva. Queste misure servono a garantire il rispetto dell’autorità ma anche la sicurezza dei cittadini stessi, nel limite del diritto di manifestazione.

Il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi è infatti garantito dalla Costituzione, ma deve essere esercitato nel rispetto delle regole, senza ostacolare il lavoro di controllo delle forze dell’ordine che possono vigilare la manifestazione.

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