Sono sempre di più i casi di malattia di Lyme nel mondo. Secondo uno studio cinese il colpevole principale è il caldo. Ecco cosa c’entra il cambiamento climatico con la malattia di Lyme.
«Il morso di una zecca può rappresentare l’inizio di un incubo», così l’Osservatorio Malattie Rare (Omar) ha descritto la causa più comune dell’insorgenza della malattia di Lyme. La zecca infatti è in grado di trasportare un parassita presente nei roditori e di trasmetterlo all’essere umano attraverso il morso. Tra i diversi parassiti che la zecca trasporta si trova proprio la Borrelia burgdorferi che provoca la malattia di Lyme.
Di questa malattia se ne sente parlare sempre di più e non a caso. Da una parte sono stati molti i volti noti dello spettacolo che nel corso del tempo hanno voluto raccontare la loro esperienza con la malattia di Lyme, ma dall’altra la motivazione di questo aumento è tutta colpa del caldo. L’annunciata età delle pandemie comprende anche i focolai della malattia di Lyme, cioè quel genere di malattie il cui incremento è dovuto a un fattore esterno come la globalizzazione e l’aumento della temperatura.
A oggi la Borreliosi di Lyme è la seconda malattia infettiva degli Stati Uniti, subito dopo l’Hiv e infetta ogni anno più di 300mila persone. Se a questi numeri si aggiungono quelli dei casi del resto del mondo, la stima cresce. Dopotutto i più alti tassi di malattia di Lyme si trovano in Europa centrale (20,7%), Asia orientale (15,9%) ed Europa occidentale (13,5%), rispetto al 9% del Nord America.
La malattia di Lyme è inoltre piuttosto pericolosa perché i sintomi possono durare da poche settimane ad anni, con il rischio di sviluppare meningiti, artrosi e deterioramento cognitivo. A oggi non esiste un vaccino per combattere la malattia di Lyme e l’unico modo per proteggersi dai morsi delle zecche è utilizzare repellenti e altri accorgimenti.
Malattia di Lyme: casi in aumento a causa delle zecche e del caldo
Lo studio condotto dalla Kunming Medical University, in Cina, ha dimostrato che le infezioni di Lyme sono sempre più comuni. I dati sono stati raccolti per un lungo periodo di tempo, dal 1984 a dicembre 2021. Nel corso degli anni i casi di infezione da Borreliosi di Lyme sono aumentati, tanto che la prevalenza tra il 2010 e il 2021 è stata superiore a quella tra il 2001 e il 2010. La motivazione è da ricercare nell’allungamento della stagione estiva, cioè nel generale aumento delle temperature che rendono più lunga anche la vita delle zecche portatrici del batterio.
Nello studio si legge che gli inverni più caldi e i cambiamenti nelle precipitazioni giocano un ruolo fondamentale nella distribuzione delle zecche in nuove regioni e nel prolungamento della durata della loro vita.
Cos’è la malattia di Lyme: sintomi e durata
La malattia di Lyme è un’infezione provocata dal batterio Borrelia burgdorferi, che si trova spesso in topi e cervi. Le zecche Ixodes invece sono coloro che trasporto il batterio e lo inoculano all’essere umano, causandoli la successiva malattia.
La borreliosi di Lyme prende il nome dalla cittadina americana di Lyme dove venne scoperto il primo caso nel lontano 1975. Oggi la malattia di Lyme è sempre più diffusa, tanto da essere una delle malattie più presenti in tutto il mondo, in particolare in Europa, Asia e Stati Uniti.
L’infezione colpisce la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni e può manifestare sintomi gravi e cronici. In genere i sintomi lievi possono sparire nel giro di alcune settimane, mentre in alcuni casi possono persistere per mesi (fino a 6 mesi) o sviluppare patologie croniche che non scompaiono per il resto della vita, come l’artrite localizzata.
Il primo sintomo della malattia è un’eruzione cutanea a forma a bersaglio, cioè letteralmente una serie di cerchi concentrici rossi e bianchi a partire dal morso della zecca. Tuttavia può non manifestarsi sempre (come sulla pelle scura) e in molti casi svanisce in poco tempo.
Tra gli altri sintomi si trovano:
- febbre;
- mal di testa;
- dolori diffusi (muscolari, articolari, ossei);
- collo rigido;
- stanchezza e astenia.
Quanto è pericolosa la malattia di Lyme?
La malattia di Lyme ha diversi livelli di pericolosità, dai sintomi più lievi a quelli più gravi e cronici. A partire dall’eruzione cutanea, una sorta di livido a cerchi rossi e bianchi chiamato anche “a forma di bersaglio” che difficilmente si nota sulla pelle scura, i sintomi più comuni che si sviluppano sono simili all’influenza. Per diverse settimane si gestiscono tali sintomi e in seguito si curano gli strascichi con un trattamento che può durare anche fino a sei mesi.
Se va bene, questo è il livello meno pericoloso. La malattia di Lyme può però coinvolgere il cuore, causando oltre al dolore al petto anche un battito cardiaco irregolare (cardite di Lyme) e arrivare fino al sistema nervoso, provocando per esempio paralisi facciale (paralisi di Bell), intorpidimento e formicolio. Alcuni pazienti sviluppano anche mal di testa e meningite.
È però il terzo stadio quello più pericoloso, che si presenta quando la malattia di Lyme non viene diagnosticata e trattata in tempo. In questo caso si rischia l’insorgenza di sintomi che impiegano fino ad alcuni anni per guarire o, nei casi più gravi, un’artrosi cronica e un deterioramento cognitivo.
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