Ci sono farmaci prescritti comunemente che aumentano il rischio di demenza. Ecco cos’ha scoperto uno studio scientifico e cosa significa.
La demenza è una condizione clinica legata al declino delle funzioni cognitive, con numerose cause diverse e molteplici manifestazioni. Analizzare le cause della demenza e i fattori di rischio attraverso la ricerca, anche a seconda della forma, e agire dal punto di vista preventivo sono step fondamentali per la tutela della salute. Generalmente, infatti, la condizione non è reversibile. Alcune cure mediche, in particolare, possono incrementare significativamente il rischio di demenza.
La correlazione tra lo sviluppo della demenza e l’assunzione di alcuni farmaci, anche comunemente prescritti, è stata nuovamente confermata da un recente studio scientifico dell’Università di Nottingham. Quest’ultima ha ottenuto dei risultati fondamentali per il contrasto al declino cognitivo, coerenti con la letteratura scientifica che ha rilevato numerosi fattori di rischio farmacologici. Questo ovviamente non significa che le medicine in questione siano causa di demenza, ma soltanto che aumentino le probabilità di ammalarsi.
Allo stesso tempo, non bisogna demonizzare le cure mediche, che anzi sono fondamentali e devono essere stabilite dal proprio medico. Molto semplicemente, è preferibile sostituire alcuni medicinali quando possibile o intervenire per ridurre i fattori di rischio diversamente. Ma vediamo quali sono i farmaci in questione e cos’ha concluso lo studio.
Lo studio avverte di farmaci che aumentano il rischio di demenza
Lo studio condotto dall’Università di Nottingham e finanziato dal National Institute for Health Research (Nihr) ha avvertito sull’aumento del rischio di demenza per i pazienti che assumono determinati farmaci. In particolare, la ricerca ha evidenziato un aumento del 50% del rischio di demenza tra i pazienti di età pari o superiore a 55 anni che hanno assunto quotidianamente forti anticolinergici per almeno 3 anni. Questa classe di medicinali viene impiegata per regolare gli effetti fisiologici dell’acetilcolina, includendo numerosi farmaci per trattare i disturbi vescicali e delle vie urinarie, per il morbo di Parkinson, la depressione, gli spasmi muscolari e i recettori della nicotina.
L’Alzheimer’s Society ha confermato che anche i propri ricercatori hanno rilevato un maggiore rischio tra i pazienti che assumono anticolinergici ad alte dosi e a lungo termine. Nel dettaglio, queste medicine espongono maggiormente al rischio di sviluppare demenze vascolari. In queste forma di demenza la causa è dovuta proprio a un’alterazione della circolazione sanguigna nel cervello, che provoca la morte progressiva delle cellule cerebrali. Spesso le demenze vascolari derivano da ictus, ischemie o malattie dei vasi sanguigni.
L’Alzheimer’s Society ha però evidenziato che lo studio scientifico in questione non è riuscito a stabilire se le malattie che hanno causato la demenza fossero cominciate a svilupparsi prima di iniziare il trattamento farmacologico. Di conseguenza, non è possibile avere un dato certo circa l’incidenza dell’assunzione, per quanto ci siano delle precauzioni da prendere.
Secondo le linee guida scientifiche, infatti, gli anticolinergici dovrebbero essere limitati nell’età avanzata per il rischio di compromissione della memoria e del pensiero. Le nuove scoperte non fanno che accrescere l’esigenza di modulare con cura le terapie, che ricordiamo devono comunque essere affidate al medico competente, che saprà effettuare la valutazione del rischio in base alle necessità e alla situazione clinica specifica del paziente.
In altre parole, il medico potrebbe ritenere necessario continuare ad assumere anticolinergici nonostante l’età avanzata perché il rischio di demenza è limitato rispetto alle esigenze di cura con determinati farmaci. Bisogna quindi parlare con il professionista in caso di dubbi e in ogni caso evitare assolutamente il fai da te, che può rivelarsi mortale.
Quanti farmaci comuni aumentano il rischio di demenza?
Gli anticolinergici incidono sulle probabilità di ammalarsi di demenza, ma non sono gli unici farmaci con questa caratteristica. Come anticipato, gli studi scientifici sul tema sono numerosi, e nel complesso sono diverse le medicine di assunzione comune con un elevato fattore di rischio. Antiepilettici, i farmaci oncologici, sedativi-ipnotici e antidepressivi sono altre categorie fortemente correlate al possibile sviluppo di demenza.
A tal proposito, è bene ricordare il parere dello psichiatra Peter Breggin, che aveva dichiarato in un’intervista a The Epoch Times che la maggior parte dei farmaci sul mercato ha di fatto un certo grado di neurotossicità. Gli anziani e in generale le persone con deficit cerebrali sono più vulnerabili, ma non significa che debbano per forza sviluppare una demenza, né che sia imputabile alla terapia farmacologica. Anzi, c’è anche una correlazione inversa. Gli anziani sono il gruppo della popolazione a cui vengono maggiormente prescritti farmaci, con molte condizioni patologiche che insorgono nell’età avanzata, demenze comprese. In sintesi, non bisogna demonizzare alcuna cura medica, ma l’avanzamento della ricerca permetterà ai medici di stilare piani di prevenzione e trattamento sempre più efficaci e personalizzati.
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