Macron ci porta in guerra: cosa farà Meloni?

Alessandro Cipolla

15 Marzo 2024 - 09:36

Macron non ha escluso l’invio di truppe in Ucraina per non far vincere la Russia: la guerra si sta allargando ma da Meloni finora solo silenzio.

Macron ci porta in guerra: cosa farà Meloni?

Stiamo per entrare in guerra contro la Russia senza un passo indietro generale e il resto sono solo bugie, bugie e bugie. Con l’aggravante che chi mente lo fa sapendo di mentire, nonostante in ballo ci sia la vita di migliaia di persone se non il destino dell’umanità, vista la possibilità che un conflitto del genere possa degenerare in uno scontro nucleare.

Un Armageddon come amano ripetere negli Stati Uniti dove, con un presidente in carica che non ricorda il nome delle persone a lui più care e che verrà ripresentato alle elezioni presidenziali di novembre, Donald Trump si appresta a tornare a breve alla Casa Bianca chiudendo definitivamente i rubinetti di finanziamenti all’Ucraina.

Bisogna fare presto allora anche perché la guerra ormai sembrerebbe aver preso una chiara direzione. Nei giorni scorsi il capo dell’esercito ucraino Oleksandr Syrsky ha spiegato che la situazione sul campo di battaglia è molto difficile, con le forze russe che presto potrebbero colpire in profondità le linee ucraine nella regione orientale di Donetsk.

In sostanza la Russia sarebbe sul punto di sfondare le linee nemiche visto che l’esercito ucraino da tempo è a corto di soldi, uomini e munizioni, nonostante le mirabolanti promesse fatte dall’Occidente. Se le forze di Mosca dovessero prendere Kiev oppure Odessa, per l’Occidente sarebbe un’autentica Caporetto.

Ecco che allora Emmanuel Macron - uno bravo stando ai moderati di casa nostra che vorrebbero uno come lui anche da noi - ha ribadito il concetto già espresso in precedenza: “La Russia non può e non deve vincere questa guerra. Se la Russia dovesse vincere, la vita dei francesi cambierebbe. Non avremmo più sicurezza in Europa”.

Motivo per cui il presidente francese non ha escluso la possibilità di inviare truppe in Ucraina, volando poi a Berlino per un vertice urgente con Germania e Polonia. E l’Italia? Messa alla porta per l’ennesima volta, con Giorgia Meloni che ancora non ha trovato il tempo per dirci se dobbiamo prepararci a una guerra contro la Russia oppure no.

Stiamo per entrare in guerra e Meloni tace

Dopo la nuova uscita bellicista di Emmanuel Macron, il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani si è affrettato a diramare una nota dove ha specificato che l’Italia non ha intenzione di inviare soldati in Ucraina.

Peccato che i nostri soldati siano già presenti insieme al resto delle truppe dell’Alleanza atlantica ai confini con l’Ucraina pronti a intervenire nel caso di un’escalation; il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski poi ha ammesso che in territorio ucraino sarebbero già operativi dei soldati della Nato, con quali ruoli e mansioni ancora non è dato sapere.

In caso di una entrata in guerra della Francia contro la Russia, ci sarebbero poi tutti gli obblighi derivanti dall’appartenenza alla Nato e all’Unione europea che difficilmente potrebbero esentare l’Italia dallo scendere in campo.

Giorgia Meloni prima delle ultime elezioni ha dichiarato che per l’Europa la pacchia stava per finire. Da quando è diventata presidente del Consiglio non ha ottenuto un solo successo a Bruxelles, venendo ora esclusa anche dal vertice di Berlino dove si potrebbe discutere del futuro non solo del Vecchio Continente, ma del mondo intero.

La nostra totale genuflessione al cospetto degli Stati Uniti e la presenza nel governo di Matteo Salvini che non gode di fiducia fuori dai confini nazionali - popolarità ora in forte calo anche in patria -, non sembrerebbero renderci al momento degli interlocutori autorevoli.

In pratica stiamo per ritrovarci in guerra contro la più grande potenza nucleare al mondo senza proferire parola, però per cercare di vietare la carne sintetica nell’Ue abbiamo gonfiato l’italico petto battendo i proverbiali pugni sul tavolo. Del resto la pacchia è finita, ma forse aspettarsi una chiara presa di posizione da parte della premier Meloni è chiedere troppo.

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