LVMH, erede Hermès fa causa ad Arnault e chiede un risarcimento di €14 miliardi

P. F.

6 Dicembre 2025 - 08:59

LVMH è stata accusata da un erede di Hermès di aver sottratto milioni di azioni del brand di lusso per un valore di circa 14 miliardi di dollari. Ma il colosso gestito da Bernard Arnault nega tutto.

LVMH, erede Hermès fa causa ad Arnault e chiede un risarcimento di €14 miliardi

Nuova tensione nel settore del lusso francese. Nicolas Puech, uno degli eredi della famiglia Hermès e pronipote del fondatore Thierry Hermès, ha avviato una causa civile contro LVMH e il suo amministratore delegato Bernard Arnault, sostenendo che milioni di azioni Hermès gli siano state sottratte anni fa senza consenso.

Secondo gli atti depositati a maggio 2025 presso il Tribunale di Parigi, Puech, oggi 86enne, ha affermato che circa 6 milioni di azioni Hermès - oggi valutate attorno ai 14 miliardi di euro - sarebbero state cedute all’insaputa del proprietario. La denuncia coinvolge anche l’ex gestore del suo patrimonio, Eric Freymond (ormai deceduto) e due società svizzere riconducibili alla gestione dei suoi beni.

Parallelamente alla causa civile, la magistratura francese ha aperto un’indagine preliminare per verificare eventuali ipotesi di abuso di fiducia e appropriazione indebita da parte della catena proprietaria di marchi del calibro di Christian Dior, Fendi, Louis Vuitton e Bulgari. La prima udienza del procedimento, che si è svolta il 20 novembre, ha aperto formalmente un contenzioso che potrebbe protrarsi a lungo, considerata la complessità della documentazione finanziaria e il valore degli asset in discussione.

La replica di LVMH: “Mai sottratte azioni Hermès”

In una nota LVMH ha risposto con fermezza alle accuse, ribadendo di non aver mai sottratto, gestito o detenuto azioni Hermès appartenenti all’erede:

“LVMH e il suo azionista (di controllo) ribadiscono fermamente di non essersi mai appropriati indebitamente, in alcun modo o all’insaputa di nessuno, di azioni di Hermes International e di non detenere azioni ’nascoste’, contrariamente a quanto suggerisce il signor Nicolas Puech”.

Il gruppo ha precisato che né la società né Bernard Arnault hanno mai avuto accesso a quote riconducibili a Puech, o le hanno utilizzate tramite strumenti finanziari occulti o partecipazioni indirette. Il colosso del lusso ha definito le affermazioni dell’erede infondate e parte di una campagna mediatica priva di riscontri, ribadendo di essere pronto a difendersi in ogni sede opportuna per tutelare la propria reputazione e quella del suo fondatore.

La precedente controversia tra LVMH e Hermès

Questa nuova causa si inserisce in una storia già segnata da tensioni. Tra il 2001 e il 2010 LVMH aveva infatti accumulato silenziosamente una partecipazione del 23% in Hermès, scatenando uno dei conflitti societari più rilevanti nella storia della Borsa francese. La vicenda si era conclusa negativamente per il colosso del lusso: nel 2013 è stato sanzionato dall’Autorità dei Mercati Finanziari francese (AMF) per irregolarità nella comunicazione della quota, trovandosi poi costretto a sciogliere la partecipazione diretta pur mantenendo un’esposizione residuale.

Il nuovo contenzioso riporta quindi alla luce vecchie tensioni e apre interrogativi più ampi sulla trasparenza nella gestione delle partecipazioni societarie, sulla governance delle maison d’alta moda e sulle potenziali conseguenze legali e reputazionali per i protagonisti coinvolti.

Se la magistratura dovesse accertare le responsabilità ipotizzate da Puech, l’impatto per LVMH e per la figura stessa di Arnault sarebbe significativo, tanto sul piano finanziario quanto su quello istituzionale.

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