Chi è e quanto guadagna Bernard Arnault, il proprietario di Louis Vuitton

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22 Agosto 2025 - 17:22

Biografia e patrimonio di Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi al mondo e capo del colosso LVMH che possiede marchi come Louis Vuitton, Moët & Chandon e Bulgari.

Chi è e quanto guadagna Bernard Arnault, il proprietario di Louis Vuitton

Tra gli uomini più ricchi del mondo nel 2025 c’è ancora Bernard Arnault, celebre magnate francese del settore del lusso - in passato accostato anche a un possibile acquisto del Milan - che da tempo primeggia in questa speciale classifica. Ma, a differenza dello scorso, anno il transalpino non è più il più paperone tra i paperoni.

Il leader del colosso LVMH, ha ceduto il primato a Elon Musk, che ha visto il suo patrimonio crescere grazie al successo di SpaceX, Tesla e xAI. Secondo la classifica Forbes 2025 annuale, Musk guida la lista con un patrimonio di più di 400 miliardi di dollari, seguito da Bezos e Zuckerberg. Arnault, con 168 miliardi, si trova al quinto posto, il suo piazzamento più basso dal 2017, a causa di un calo delle azioni del suo impero del lusso. Ma, stando ai dati aggiornati, il suo patrimonio attuale è sceso ancora.

Inoltre, la famiglia Arnault ha perso - proprio quest’anno - lo scettro di «famiglia più ricca di Francia», superata dal colosso Hermès. Insomma, non sono giorni facili per il proprietario, tra gli altri, di Louis Vuitton, ma si può dire onestamente che in ogni caso non se la passa male, almeno agli occhi dei comuni contribuenti.

Ma chi è davvero Bernard Arnault e come ha fatto a diventare l’uomo più ricco al mondo? Diamo uno sguardo alla biografia e alla vita privata del magnate francese.

Chi è Bernard Arnault: la bio del paperone francese

Bernard Arnault nasce il 5 marzo del 1949 a Roubaix, in Francia, dove frequenta il liceo locale per proseguire poi i suoi studi all’Ecole Polytechnique.

Arnault si è sposato due volte. Dal 1973 al 1990 è stato legato ad Anne Dewavrin, madre di due dei suoi cinque figli: Delphine e Antoine. Nel 1991 sposa Hélène Mercier-Arnault, l’attuale moglie, eccellente pianista con cui ha avuto Rimowa, Frédéric e Jean. Ai figli sta insegnando il proprio mestiere inserendoli nel controllo del gruppo per passargli poi un giorno l’intera successione.

Nel tempo ha saputo diventare amico di politici francesi e non, a partire da Sarkozy, di cui è stato testimone di nozze, fino a Tony Blair, ex primo ministro inglese.
È stato nominato Grand Officier della Legion d’Onore per i servizi resi alla nazione francese.

Arnault è Comandante dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, essendo un grande e importante collezionista d’arte. Nel 2006 ha dato vita a una delle fondazioni d’arte più importanti del momento: la Fondazione Louis Vuitton, che nel 2014 durante ha ottenuto il riconoscimento di museo.

Numerose anche le donazioni al mondo dell’arte e gli impegni filantropici per Save the Children, la Fondazione per gli ospedali di Parigi e la Fondazione Principessa Grace di Monaco.

Una curiosità? Durante l’emergenza coronavirus, ha fatto convertire tre sue fabbriche di profumi per produrre disinfettante per le mani, che è stato poi distribuito gratuitamente al sistema sanitario.

Arnault imprenditore e proprietario di Louis Vuitton: la scalata verso i miliardi

Ma come ha fatto a creare questo autentico impero? Nel 1971 inizia a lavorare come ingegnere nell’azienda familiare specializzata in costruzioni, la Ferret-Savinel. Bernard convince il padre a vendere l’attività al fine di riconvertirla in una società di promozione immobiliare, la Férinel, impegnandosi così nel business degli appartamenti turistici e mostrando fin da ragazzo grande perspicacia e spirito di iniziativa.

Nel 1978 Bernard succede al padre nella direzione di Férinel divenendone Presidente, ma la sua scalata viene arrestata quando i socialisti francesi vanno al governo nel 1981 con Mitterand. Ciò costringe Arnault e la sua famiglia a trasferirsi negli Stati Uniti.

Anche oltreoceano Bernard riesce a mantenere e far crescere il suo capitale: costruisce condomini a Palm Beach, in Florida, fino a creare una filiale statunitense della sua società. Dopo soli due anni, nel 1983, appena i socialisti francesi passano a una politica più conservatrice, Arnault decide di rimpatriare nella sua amata Francia.

Come detto, l’ascesa di Arnault è molto legata alla sua nazione. Infatti, tornato in terra francese, Bernard riesce ad acquisire Boussac Saint-Frères, compagnia tessile che era andata in bancarotta e fonte di vivi scontri politici.

Per il possesso del gruppo, Arnault investe 15 milioni di dollari e mette a rischio gran parte del patrimonio accumulato negli anni. È grazie a questa operazione che incontra Antoine Bernheim, colui che gli sarà mentore insegnandogli lo spregiudicato sistema delle holding.

Bernheim riesce a far ottenere i restanti 80 milioni di dollari necessari per possedere il gruppo Boussac. Una volta in possesso del gruppo in dissesto Arnault comincia lo scorporo di ogni attività. Non salva quasi niente, attirandosi dietro molte proteste e malcontento, e dovendo rimborsare dietro ingiunzione della Commissione di Bruxelles una parte dei 51,5 milioni di euro di cui aveva beneficiato.

Ma questi intoppi non fermano Bernard Arnault: l’imprenditore ha solo un obiettivo, possedere il marchio Christian Dior. Astuto e determinato quale è, vi riesce nel 1985 divenendo amministratore delegato del marchio simbolo del lusso e della moda.

Da quel momento la sua è una strada in ascesa continua. Forte di una grande liquidità, di un intuitivo senso degli affari ed educato da Bernheim al sistema delle holding, con cui riesce a controllare aziende senza in realtà esserne a capo, diventa famoso per i suoi raid in borsa con cui si accaparra brand, manager migliori e che gli permette di fare la differenza nei contrasti tra azionisti.

Nel 1988 il magnate francese assume il controllo di LVMH (Louis Vuitton Moët Hennesy), divenendone primo azionista, e l’anno dopo azionista maggioritario per poi essere eletto Presidente e Ceo.

Arnault ha il merito di aver creduto e realizzato con LVMH un gigantesco gruppo del lusso per diversi segmenti: le maison di pelletteria e abiti, ricondotte sotto Louis Vuitton, lo champagne Moët & Chandon, ed il cognac Hennesy.

La scalata con LVMH, continua durante tutti gli anni ‘90 e negli anni duemila per rafforzare la posizione del gruppo con acquisizioni aziendali dapprima con i profumi Guerlain (1994), prosegue e non si arresta assorbendo Loewe (1996), Marc Jacobs (1997), Sephora (1997) e Thomas Pink (1999).

LVMH raccoglie sotto di sé più di una sessantina di brand: il già citato Moët & Chandon, Dom Perignon, Veuve Clicquot, Ruinart, Krug, i whisky Ardbeg e Glenmorangie, la vodka Belvedere, così come i brand italiani Emilio Pucci, Bulgari, Fendi, Loro Piana e Cova.

Il patrimonio aggiornato di Bernard Arnault

E ora arriviamo al patrimonio netto presente che, come detto, è in discesa, soprattutto nel 2025. Bernard Arnault, come presidente e CEO del gruppo LVMH, è attualmente la settima persona più ricca al mondo, con un patrimonio stimato da Forbes in circa 146-147 miliardi di dollari. Ciò lo rende ancora l’uomo più ricco d’Europa ma sopravanzato nella classifica assoluta da Jensen Huang (patron di NVDIA) e da Larry Page (Google) rispetto ad appena 6 mesi fa. Infatti, nella classifica sempre di Forbes ma di inizio anno il patrimonio netto del proprietario di Louis Vuitton ammontava a 178 miliardi, scesa poi a 168 e ai 147 circa di oggi.

La sua fortuna rimane principalmente legata alla holding LVMH, che controlla oltre 75 marchi di lusso tra cui Louis Vuitton, Dior, Fendi e Moët & Chandon. Nel 2023, LVMH ha registrato un fatturato record di 86,2 miliardi di euro, con un utile netto di 22,8 miliardi, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. Ma nell’ultimo periodo il trend sembra essere cambiato.

Infatti, nonostante questi risultati positivi (e una presenza importante anche nel mondo dell’editoria), nel 2025 Arnault ha visto una flessione del suo patrimonio, principalmente a causa del calo delle azioni di LVMH, che hanno subito un rallentamento della crescita.

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