Limite di pagamento in contanti, ecco gli importi massimi

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22 Settembre 2025 - 16:55

Il limite all’utilizzo dei contanti ha subito moltissime modifiche nell’ultimo ventennio. Ecco come funziona oggi e a cosa fare attenzione.

Limite di pagamento in contanti, ecco gli importi massimi

L’uso del contante in Italia è sempre stato oggetto di dibattito (anche politico), tra chi lo considera fondamentale per certe «libertà individuali» e chi lo ritiene uno strumento vulnerabile a fenomeni come evasione, riciclaggio e attività illecite. Negli ultimi vent’anni il legislatore ha varato numerose modifiche sul limite di pagamento in contante, ossia la soglia oltre la quale non è più possibile o legale trasferire denaro in contante tra soggetti, imponendo l’uso di strumenti tracciabili.

Oggi, la situazione è ben definita: il limite è fissato a 5.000 euro, ma non tutte le operazioni sono considerate allo stesso modo e ci sono eccezioni, sanzioni e regole precise in vigore. Capire come siamo arrivati a questo punto, quali sono le norme che regolano l’uso del contante, e quali comportamenti evitare è importante per consumatori, imprese e professionisti.

Quanto si può pagare in contanti in Italia? Ecco i limiti massimi

Come anticipato, attualmente in Italia il limite massimo per il pagamento in contanti è di 5.000 euro. Ciò significa che, per pagamenti, trasferimenti o operazioni tra soggetti diversi (privati o operatori economici), se l’importo è pari o superiore a 5.000 euro, è obbligatorio usare strumenti tracciabili: bonifico, carta di credito/debito, assegno non trasferibile o altri mezzi simili.

Questa soglia è stabilita dall’articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 (normativa antiriciclaggio), come modificato dalla Legge di Bilancio 2023 (Legge n. 197/2022), che ha elevato il limite da 2.000 a 5.000 euro a partire dal 1° gennaio 2023.

Il tetto di 5.000 euro è quello da rispettare per qualsiasi trasferimento di contanti tra soggetti, salvo le eccezioni previste dalla legge.

I motivi dei limiti di acquisti in contanti

Perché esiste questo limite? Le ragioni sono diverse, tutte legate alla trasparenza finanziaria, alla prevenzione dei reati economici e al contrasto dell’evasione.

Ecco le principali:

  • antiriciclaggio e prevenzione del finanziamento del terrorismo: le norme antiriciclaggio (in particolare il D.Lgs. 231/2007) mirano a ridurre il flusso di denaro “non tracciato”, che può essere usato per finanziare attività illegali. Limitare il contante rende più difficile la movimentazione occulta di fondi;
  • combattere l’evasione fiscale: il contante favorisce le transazioni non registrate (“nero”), che sfuggono al fisco. Imporre limiti obbliga chi acquista o vende a usare strumenti tracciabili, lasciando un tracciato contabile. Questo aiuta il governo a far emergere redditi e consumi non dichiarati.
  • allineamento con standard internazionali / europei: l’Italia non è sola, dato che molti Paesi europei hanno introdotto regole simili. Inoltre, è in arrivo un Regolamento UE (Reg. 1624/2024) che fissa a livello europeo un tetto generico a 10.000 euro per pagamenti in contante, applicabile però a beni o servizi, con la possibilità per gli Stati membri di mantenere limiti nazionali inferiori;
  • promuovere l’uso di strumenti di pagamento digitali/tracciabili: incentivare carte, bonifici, sistemi POS, e strumenti digitali ha benefici anche per efficienza, sicurezza e semplificazione (meno contante da maneggiare, contabilizzazione più chiara, minor rischio di furto). Anche le autorità fiscali e le banche incoraggiano queste modalità.

Uso del contante: altri limiti da conoscere tra versamento in banca, circolazione e uso

Il limite generico di 5.000 euro riguarda il trasferimento tra soggetti diversi, ma non è l’unica regola da sapere.

Ad esempio, versare contanti sul proprio conto corrente generalmente non è soggetto al limite dei 5.000 euro se non si configura come trasferimento a terzi. Però la normativa antiriciclaggio richiede che banche e intermediari segnalino operazioni sospette, e che siano rispettati obblighi di identificazione del cliente.

Oltre al contante, la legge considera anche libretti di deposito al portatore o titoli al portatore. Se trasferiti tra soggetti diversi a titolo gratuito o oneroso, essi rientrano nel novero delle operazioni soggette al limite.

Esistono, inoltre, altre eccezioni che permettono superamenti del limite in casi specifici; ad esempio cessioni di beni o servizi da operatori turistici con clienti stranieri non residenti, con obbligo di notifica preventiva all’Agenzia delle entrate.

Nota bene: non è ammesso evadere il limite suddividendo un pagamento unico in più parti inferiori all’importo massimo. Se l’operazione appare come un unico impegno diviso, può essere considerata elusiva.

E le sanzioni? Violare il limite comporta conseguenze. Ad esempio, superare il tetto dei 5.000 euro può portare a multe sia per chi paga sia per chi riceve. I valori variano a seconda dell’importo eccedente.

Ci sono dei limiti massimi per i pagamenti in contanti tra privati?

Sì, le regole si applicano anche ai pagamenti tra privati, non solo tra privati e imprese, se rientrano nelle condizioni previste dalla legge.

Quando due soggetti privati diversi (non la stessa persona) intendono scambiarsi denaro a titolo di pagamento, prestito, donazione o altro, e l’importo è pari o superiore a 5.000 euro, non è possibile farlo interamente in contante. Occorre un mezzo tracciabile.

Se il pagamento è frazionato in più rate, è ammesso farlo in contanti solo se non si presta a un’evasione artificiosa del limite, cioè se le rate sono previste in modo distinto (contrattualmente, con scadenze chiare) e non si tratta di suddivisione fatta solo per evitare il limite. Se si rileva che il modo è artificioso, tutto l’importo può essere considerato inadempiente.

Ciò vale anche in casi di prestiti privati, donazioni tra persone che non fanno attività commerciale, acquisti da privati, etc etc. Il fatto che tra privati non ci sia fatturazione non esime dal rispetto della norma se l’operazione rientra nel “trasferimento tra soggetti diversi” previsto dalla legge.

Limite pagamento in contanti: com’è cambiato negli ultimi 20 anni?

Le norme attuali sono entrate in vigore dal 1° gennaio 2023 sono ancora in vigore. Ma questa soglia massima di pagamento cash ha subìto grandi variazioni nel corso dell’ultimo ventennio, passando dai 12.500 euro di un paio di Governi Berlusconi (per la precisione il terzo e il quarto) ai rigidi 1.000 euro del Governo Monti.

Dal 1° luglio 2020 il limite per il pagamento in contanti è nuovo cambiato passando dai 3.000 euro alla soglia massima di 2.000 euro.
Il tutto naturalmente si inseriva nel piano contro l’evasione fiscale, pallino del secondo Governo Conte: d’altronde, l’economia sommersa in Italia ammonta a 110 miliardi di euro.

Quindi:

  • fino al 30 giugno 2020 si è potuto pagare in contanti fino a 3.000 euro;
  • dal 1° luglio è scattata la soglia fissata a 2.000 euro;
  • un’ulteriore stretta si è vista dal 1° gennaio 2022, quando il limite di utilizzo dei contanti è sceso ulteriormente a 1.000 euro;
  • da marzo 2022 il limite è stato riportato di nuovo a 2.000 euro;
  • la soglia è stata aumentata a 5.000 euro dal 1° gennaio 2023 dalla Legge di Bilancio. Questo è limite ancora in vigore oggi.

Ma facciamo un salto indietro nel tempo, per capire meglio com’è cambiata la soglia massima per l’uso contante nel corso degli anni.

Nel 1991, durante il Governo Andreotti, il limite massimo per l’uso contante era 20 milioni di lire. Quando è entrata in vigore la moneta unica europea, nel 2002, la cifra in lire è stata convertita in 10.329 euro. Tale cifra è stata “riaggiustata” e leggermente alzata. Da questo momento in poi si sono susseguiti aggiustamenti, rialzi e ribassi della soglia massima.

Nella seguente tabella vediamo come è cambiato il limite nel corso di oltre un ventennio.

PeriodoLimite utilizzo contantiGoverno
9 maggio 1991 – 31 dicembre 2001 20 milioni di Lire Andreotti
1° gennaio 2002 - 25 dicembre 2002 13.329,14 euro conversione in euro
26 dicembre 2002 - 29 aprile 2008 12.500 euro Berlusconi II
30 aprile 2008 - 24 giugno 2008 5.000 euro Berlusconi IV
25 giugno 2008 – 30 maggio 2010 12.500 euro Berlusconi IV
31 maggio 2010 - 30 agosto 2011 5.000 euro Berlusconi IV
31 agosto 2011 - 5 dicembre 2011 2.500 euro Berlusconi IV
6 dicembre 2011 - 31 dicembre 2015 1.000 euro Monti
1° gennaio 2016 - 30 giugno 2020 3.000 euro Renzi
1° luglio 2020 - 31 dicembre 2021 2.000 euro Conte
1° gennaio 2022- marzo 2022 1.000 euro Draghi
Marzo 2022- 31 dicembre 2022 2.000 euro Draghi
1° gennaio 2023 5.000 euro Meloni

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