Altro rinvio per il testo della nuova legge elettorale che non approderà in Parlamento il prossimo 27 marzo. Furioso il Movimento 5 Stelle: “Non vogliono farci votare”.
Nuovo rinvio per le legge elettorale che non approderà come previsto in Parlamento il prossimo 27 marzo. Una decisione questa che ha provocato l’immediata dura reazione del Movimento 5 Stelle che ha puntato il dito contro il Pd.
La Commissione Affari Costituzionali ha comunicato al presidente della Camera Laura Boldrini l’impossibilità di concludere l’esame della nuova legge elettorale entro il 27 marzo, rinviando così di fatto l’inizio della discussione parlamentare.
Sono 29 le proposte riguardanti una nuova legge elettorale pervenute sul tavolo della Commissione Affari Costituzionali, con il presidente Andrea Mazziotti che auspicato una forte accelerata già a partire dalla prossima settimana.
Un nuovo rinvio questo che non è stato digerito dal Movimento 5 Stelle, che in una nota parla apertamente di lotte intestine al Pd che bloccano di fatto la discussione sulla nuova legge elettorale.
Legge elettorale: il rinvio scatena il Movimento 5 Stelle
Il 27 marzo non inizierà alla Camera il dibattito sulla nuova legge elettorale. Con una lettera inviata alla Boldrini, la Commissione Affari Costituzionali ha fatto presente come occorra ancora del tempo visto le 29 proposte che sono state presentate.
Le ipotesi arrivate sul tavolo della Commissione sono delle più disparate: si va dal proporzionale puro fino all’Italicum rivisto e armonizzato per il Senato, senza dimenticare il Mattarellum particolarmente caro al Pd.
Una pioggia di ipotesi che di fatto ha ingolfato la Commissione Affari Costituzionali, ma per il Movimento 5 Stelle il vero motivo del rinvio è da ricercare nel momento particolare e di grande incertezza che sta vivendo il Partito Democratico.
Le scissioni nel Pd e le lotte di potere in vista del Congresso bloccano il Paese e impediscono al Parlamento di entrare nel merito e discutere della nuova legge elettorale. Visto il comportamento in Commissione Affari costituzionali, ormai è chiaro che non vogliono farci votare. Da voto subito siamo passati al voto mai.
Una nota dura quella dei pentastellati, che si aggiunge al velenoso tweet del deputato Danilo Toninelli, per molti il prescelto da Grillo come ministro delle Riforme in caso di un eventuale governo del Movimento 5 Stelle.
Pure oggi il #Pd ha rimandato la #LeggeElettorale. Il #VotoSubito di #Renzi ormai è #VotoQuandoConviene. Di sicuro dopo le pensioni d'oro!
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 21 marzo 2017
Accuse politiche a parte, è molto curioso come sul tema della legge elettorale ci sia stato questo vistoso rallentamento, visto che a dicembre veniva data come obiettivo numero uno del neonato governo Gentiloni.
I ritardi per la nuova legge elettorale
Quando Matteo Renzi decise di dimettersi da Presidente del Consiglio, a seguito della debacle referendaria, il governo Gentiloni che nacque subito dopo sembrava essere un classico esecutivo di scopo.
L’Italia aveva bisogno di una nuova legge elettorale, ma c’era anche da preparare il Def e la mini manovra per evitare sanzioni da Bruxelles. Una volta approvati questi testi, si sarebbe potuto anche andare a votare.
Inizialmente tutti i partiti concordarono che si dovesse aspettare l’esito del pronunciamento della Consulta riguardo l’Italicum. Quando questa arrivò, l’approdo in Parlamento della nuova legge elettorale venne calendarizzato per il 27 febbraio.
Nonostante che la Consulta fu particolarmente rapida nel pubblicare le motivazione della propria sentenza sull’Italicum, il dibattito sulla legge elettorale subì una notevole frenata vista la crisi interna che colpì il Partito Democratico.
Dal 27 febbraio quindi ci fu un primo rinvio al 27 marzo, ma come abbiamo visto la Commissione Affari Costituzionali ha fatto sapere che per quella data non si farà in tempo a portare il testo in Parlamento.
Quella che doveva essere la priorità per il paese sta diventando un argomento secondario. Non è strano quindi che il Movimento 5 Stelle se la prenda con il Pd per questo nuovo rinvio a data da destinarsi.
Sicuramente non è semplice il lavoro della Commissione, ma è difficile dare torto al Movimento quando dice che i ritardi dipendono dal particolare momento che il Partito Democratico sta vivendo.
Normale che fino a quando il partito che può contare il maggior numero di parlamentari non avrà un segretario, difficilmente si potrà trovare un accordo sulla nuova legge elettorale.
Non rimane quindi che aspettare le primarie Pd del 30 aprile, sperando però che poi a maggio i lavori della Commissione possano subire quella accelerata decisiva per l’approdo in Parlamento del testo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA