Legge contro i vitalizi: come firmare e cosa cambierà per i politici

Alessandro Cipolla

8 Marzo 2017 - 11:57

Legge contro i vitalizi: è stata presentare una petizione per porre rimedio ai privilegi in tema di pensioni cui i nostri politici godono. Ecco come firmare e cosa cambierà.

Legge contro i vitalizi: come firmare e cosa cambierà per i politici

Legge contro i vitalizi: ecco come firmare e cosa cambierebbe per i nostri politici se la proposta dovesse essere accettata.

L’argomento dei vitalizi torna ad essere al centro del dibattito in seno all’opinione pubblica. Nonostante la legge che di fatto nel 2012 li ha aboliti, rimangono comunque tanti i privilegi di cui possono godere i nostri parlamentari in tema di pensioni.

Una disparità che continua ad esistere come è raccontato nel libro Orgoglio e Vitalizio scritto da Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Giorgio Velardi. Gli stessi autori poi hanno lanciato anche una raccolta firme per porre fine a questi privilegi ancora vigenti.

Una decisione che fa il paio con quella del Movimento 5 Stelle, che qualche giorno fa in una conferenza stampa ha presentato la propria proposta per la riforma delle pensioni dei parlamentari, in certi versi molto simile a quella della raccolta firme in atto.

I vitalizi dei parlamentari

Attualmente sono circa duemila i deputati e i senatori che godono dei vecchi vitalizi. Ogni mese, si vedono recapitare un assegno da 2.000 euro netti per ogni legislatura a cui hanno preso parte.

Se quindi un politico ha preso parte a più legislature, ha svolto anche altri ruoli come in Regione o al Parlamento Europeo oltre a ricevere la pensione per la sua professione, tutte queste voci si vanno a sommare facendo arrivare la somma totale percepita mensilmente a cifre da capogiro.

Un privilegio quello dei vitalizi assolutamente non giustificato, soprattutto al cospetto dei contributi versati. Un regalo ai nostri ex parlamentari che pesa in maniera notevole sulle casse previdenziali perennemente in difficoltà.

Nel 2012 è stata fatta una riforma riguardo le pensioni dei politici, dove di fatto venivano aboliti i vitalizi con il sistema di calcolo che è passato a quello contributivo. Molti privilegi però rimangono rispetto ai normali lavoratori.

I nuovi eletti dopo le elezioni del 2013, circa il 60% del totale, potranno godere di un assegno pensionistico all’età di 65 anni di 1.000 euro al mese se la legislatura durerà almeno 4 anni e 6 mesi, termine che quindi scatterà il prossimo 15 settembre.

Chi invece poi sarà eletto anche in una seconda legislatura, potrà invece maturare il diritto pensionistico all’età di 60 anni. Dal 2018 invece proprio i nostri politici hanno imposto come limite per andare in pensione per i lavoratori italiani a 66 anni e 7 mesi.

Per togliere questo ed altri privilegi ancora vigenti, ecco quindi che gli autori del libro Orgoglio e Vitalizio assieme al Fatto Quotidiano hanno lanciato questa iniziativa della raccolta firme.

La raccolta firme contro i vitalizi

La raccolta firme lanciata, si pone come scopo quello di far sì che vengano cambiati i regolamenti interni riguardanti i vitalizi degli Uffici di presidenza della Camera e del Senato. Non serve quindi un Referendum o dei passaggi parlamentari, ma è la stessa modalità con la quale sono stati decretati i privilegi.

I proponenti basano le loro richieste agli Uffici di presidenza della Camera e del Senato in quattro punti:

1) Ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato parlamentare.

2) Elevare il limite d’età per la percezione dell’assegno previdenziale allo stesso livello previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.

3) Introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base alle regole attualmente vigenti, più assegni previdenziali.

4) Analogo tetto deve valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera professionale: se la pensione maturata attraverso l’attività lavorativa privata è pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l’ex parlamentare non avrà diritto al vitalizio erogato dall’organo elettivo nel quale ha svolto il mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.

Si può aderire a questa campagna per eliminare definitivamente i privilegi dei parlamentari in tema di pensioni, firmando la petizione sul sito change.org. Lo scopo è quello di raggiungere le 300.000 firme, obiettivo molto vicino visto che al momento vi hanno aderito circa 264.000 cittadini.

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