Legge di Bilancio, le novità su superbonus, bollette e reddito di cittadinanza: l’Intervista a Sut (M5s)

Stefano Rizzuti

24 Dicembre 2021 - 12:55

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Luca Sut, deputato del Movimento 5 Stelle, fa il punto sulla manovra 2022 in un’intervista a Money.it soffermandosi soprattutto su superbonus, reddito di cittadinanza, caro bollette ed ecobonus auto.

Legge di Bilancio, le novità su superbonus, bollette e reddito di cittadinanza: l’Intervista a Sut (M5s)

Con l’approvazione della fiducia al Senato, la Legge di Bilancio passa all’esame della Camera per il via libera definitivo entro la fine dell’anno. Il deputato del Movimento 5 Stelle, Luca Sut, fa il punto sulle misure principali della manovra in un’intervista a Money.it rivendicando il “significativo apporto” all’elaborazione del testo da parte dei pentastellati.

Sut si sofferma soprattutto sul superbonus e sul reddito di cittadinanza non nascondendo la “delusione per il mancato rifinanziamento dell’ecobonus auto”. Il deputato M5s difende poi i bonus inseriti nella Legge di Bilancio e non risparmia critiche al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per le sue parole sul superbonus: “Non condividiamo assolutamente le parole del presidente Draghi che è stato smentito anche dall’Agenzia delle Entrate”.

Qual è il bilancio del M5s per questa manovra? Potete dirvi soddisfatti delle decisioni su misure per voi centrali come il reddito di cittadinanza (nonostante la stretta) e il superbonus?

La definizione di una Legge di Bilancio è sempre un processo complesso, da cui scaturisce una sintesi che è espressione delle varie sensibilità politiche presenti in campo. Al netto di ciò, il M5s ha saputo dare un apporto significativo alla Manovra 2022, imprimendo la sua impronta politica nelle proposte emendative al testo base, relativamente a misure cardine come il superbonus e il reddito di cittadinanza. Nel primo caso, incassando il via libera parlamentare a quasi tutti i correttivi presentati per rimediare ad alcune disposizioni d’iniziativa governativa che intervenivano in chiave restrittiva sulla misura, rischiando di creare un impasse non da poco a imprese, professionisti e cittadini. In materia di RdC, l’esecutivo ha confermato la valenza dello strumento, rifinanziandolo e inserendo un meccanismo volto a favorire l’incontro di domanda e offerta di lavoro, oltre che a disincentivare il rifiuto dell’occupazione. A mancare è stato invece l’elemento di contrasto all’evasione fiscale che nella Manovra non rileviamo, laddove sarebbe necessario agire in tal senso per contrastare l’economia sommersa e ridurre così la pressione fiscale. E purtroppo, nonostante i nostri appelli, c’è delusione per il mancato rifinanziamento dell’ecobonus auto che non è arrivato nonostante le rassicurazioni del ministro Giorgetti che, invece, ha preferito intervenire attraverso forme di sostegno diretto ai concessionari, e che non condividiamo. Per questo ci attiveremo quanto prima, affinché si trovino nuove risorse finanziarie per l’ecobonus.

Anche quest’anno la legge di Bilancio sembra far emergere una politica centrata sui bonus: perché si continua a investire sui bonus e non su altri strumenti che potrebbero garantire la crescita economica?

I bonus hanno dimostrato di funzionare. In particolare, quelli edilizi mostrano di sortire effetti positivi su economia, occupazione, ambiente e sulla qualità della vita di milioni di italiani. A dirlo non siamo noi, ma i dati dei vari studi svolti da enti indipendenti come il Cresme, intervenuto di recente in commissione Ambiente della Camera.

Sul superbonus è passata la linea del Movimento 5 Stelle: nessun tetto Isee sulle villette. Ma non si rischia di favorire famiglie più abbienti invece di investire risorse su chi ha più difficoltà a ristrutturare il proprio edificio e renderlo più efficiente dal punto di vista energetico?

In primis, le unifamiliari non sono necessariamente immobili di elevato valore commerciale. C’è poi da dire che il tetto Isee dei 25 mila euro escludeva di fatto moltissimi cittadini, oltre al fatto che, chi ha un indicatore economico familiare inferiore a quella soglia, spesso non possiede neanche una casa di proprietà. Il limite avrebbe altresì portato a un’ingiusta disparità di trattamento tra chi risiede nei centri urbani più grandi, dove sono presenti più edifici condominiali, e i comuni di piccole e medie dimensioni, dove le unifamiliari sono la tipologia costruttiva prevalente. Unifamiliari a parte, mi preme comunque ricordare che già nel decreto Rilancio, con un emendamento a mia prima firma, abbiamo esteso l’applicazione degli incentivi agli immobili del patrimonio edilizio pubblico.

Draghi ha parlato delle distorsioni del superbonus, a partire dall’aumento dei prezzi delle componenti: il risultato è stato peggiore del previsto e pensate si possa rivedere la misura nei prossimi anni?

Guardi, come già dichiarato assieme ad alcuni colleghi, non condividiamo assolutamente le parole del presidente Draghi che è stato smentito anche dall’Agenzia delle Entrate. I 4 miliardi di frodi di cui si è parlato non sono tutti riconducibili al superbonus, ma riguardano tutti i bonus edilizi oltre a crediti di altro tipo. Dovremmo forse eliminarli o ridimensionarli, se sono forieri di benefici ambientali, economici e occupazionali, generando un apprezzabile gettito fiscale, agevolando non poco il cittadino e incoraggiando il Paese nel percorso di transizione ecologica che ci impegna a raggiungere specifici target in fatto di riduzione delle emissioni di gas serra?

Aliquote Irpef, la riforma sembra favorire meno chi ne ha più bisogno, ovvero i ceti bassi. Si è deciso di puntare di più su una fascia di reddito che viene considerata prioritaria per una questione legata ai consumi e alle spese delle famiglie?

Non lasciamoci prendere da facili suggestioni. In tema di intervento sulle aliquote Irpef è già arrivato il chiarimento da parte di membri del Governo e di componenti delle commissioni parlamentari competenti. La riforma è frutto di un’intesa che si è riusciti a raggiungere, nonostante una maggioranza composita e rappresentativa di varie istanze. La convergenza alla fine è arrivata sulla necessità di sostenere in questo momento anche il ceto medio, con reddito compreso tra i 28 e i 55 mila euro. Una fascia reddituale che rappresenta una fetta importante dei contribuenti, ma che stava ricevendo minori sostegni rispetto ai redditi inferiori a cui guardiamo, e a cui sempre guarderemo. A essi, attraverso i diversi bonus, arrivano 16 miliardi all’anno. Fermo restando, come dichiarato di recente dal viceministro Castelli, che della riforma beneficiano tutti, redditi bassi compresi. E che le novità introdotte vanno comunque valutate secondo una visione d’insieme che consideri anche l’assegno unico universale e lo sgravio contributivo dello 0,8%, previsto nel 2022 per le retribuzioni lorde sotto i 35 mila euro.

Caro bollette: l’impressione è che ci si limiti a rinviare il problema. È davvero sufficiente la possibilità di rateizzare le bollette dei primi mesi del 2022?

Siamo di fronte a un fenomeno complesso per la multifattorialità da cui si origina, e di non semplice risoluzione da parte dei Governi. L’impennata dei prezzi di elettricità e gas ha portato l’esecutivo, su nostra pressante sollecitazione, a mettere in campo diversi miliardi per il sostegno a cittadini e imprese. Abbiamo fatto inserire in Legge di Bilancio un fondo da 2 miliardi e ora viene stanziato un altro miliardo e 800 milioni di euro, per fronteggiare i rincari energetici nei primi mesi del 2022. I consumatori potranno inoltre chiedere di rateizzare in dieci soluzioni le bollette di luce e gas in arrivo con le fatture emesse da gennaio ad aprile dell’anno entrante. Ora, siamo consapevoli che, seppur importanti, questi interventi non sono ancora sufficienti. La tensione politica verso il tema deve rimanere intesa ed essere in grado, a breve, di prevedere soluzioni di tipo strutturale. Occorre puntare sull’utilizzo in modo stabile dell’extragettito delle aste CO2 per limitare quanto più l’impatto degli aumenti, tutelando in prima battuta le fasce meno abbienti.

Anche quest’anno una delle due Camere non avrà la possibilità di modificare la manovra e la discussione in Parlamento è stata ridotta all’osso anche al Senato: com’è possibile che anche con una maggioranza così ampia si svuoti il Parlamento del suo ruolo?

Sicuramente la crisi pandemica non ha giovato alla celerità dei lavori parlamentari, sebbene il monocameralismo di fatto fosse già da prima un nodo insoluto, che va affrontato ai fini di una piena espressione del bicameralismo perfetto a cui dobbiamo tendere. Come proposto dal collega dalla commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia una riforma dei regolamenti di Camera e Senato potrebbe portare a una gestione più razionale, sul pianto tempistico, degli iter di conversione. Posso dirle però che siamo riusciti a lavorare comunque in buona sinergia con i nostri senatori, e questo dal punto di vista del pragmatismo politico è sicuramente importante.

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