Ecco le sigarette meno costose in Italia

Veronica Caliandro

1 Ottobre 2025 - 11:34

Quali sono le sigarette che costano meno? Ecco i marchi più economici oggi e quanto pesano le tasse sugli importi dal tabaccaio.

Ecco le sigarette meno costose in Italia

In Italia parlare di sigarette economiche è sempre più complesso. Fino a qualche anno fa, infatti, esisteva una differenza evidente tra pacchetti premium e pacchetti di fascia bassa, spesso anche di diversi euro. Oggi, invece, le politiche fiscali hanno ridotto sensibilmente questa forbice, tanto che il risparmio ottenuto scegliendo un marchio meno costoso è pari in genere a pochi centesimi di euro per pacchetto.

Comprendere perché questo accade, richiede di guardare più da vicino come viene determinato il prezzo di vendita e, soprattutto, quale ruolo giocano le tasse. Scopriamo, quindi, cosa incide sul prezzo e quali sono, attualmente, le sigarette meno costose nel nostro Paese.

Chi decide il prezzo delle sigarette?

Il prezzo delle sigarette non è deciso liberamente dal tabaccaio né dalle singole aziende. È bensì stabilito dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che pubblica un listino ufficiale valido su tutto il territorio nazionale. Questo listino, aggiornato di frequente, rappresenta il punto di riferimento per ogni vendita e garantisce che ovunque in Italia lo stesso pacchetto costi uguale.

Dietro l’importo che il consumatore paga, dunque, non c’è una semplice politica commerciale, ma un meccanismo ben preciso fatto di accise, IVA e, solo in parte, margini industriali e di distribuzione.

Tasse e accise: il vero peso sul prezzo

Gran parte del prezzo di un pacchetto è assorbito dalle tasse. Come spiegato sul sito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli bisogna fare i conti con l’Iva, pari al 22%, e all’aggio che spetta al rivenditore, pari al 10% del prezzo di vendita al pubblico.

"Il compenso del produttore, su cui gravano anche le spese di distribuzione, è dato dalla differenza fra il prezzo di vendita al pubblico e gli importi risultanti da accisa, IVA e aggio. L’accisa varia in relazione alle diverse categorie di prodotto, come di seguito specificato.

Per le Sigarette, l’accisa corrisponde alla somma di una componente fissa, che dal 1° gennaio 2025 è pari a euro 29,50 per 1.000 sigarette, e di un elemento proporzionale, costituito dal 49,50% del prezzo di vendita al pubblico. È, altresì, previsto un onere fiscale minimo (IVA + accisa) che dal 1° febbraio 2025 è pari a euro 209,30 per chilogrammo convenzionale (1000 sigarette)"

In pratica buona parte del prezzo delle sigarette è costituito da imposte. Quel che resta, una percentuale ridotta che varia in media tra il 10% e il 15%, viene diviso tra produttori e rivenditori.

L’evoluzione negli ultimi vent’anni

Questo modello non è casuale. Negli ultimi vent’anni il legislatore ha scelto più volte di aumentare il peso delle accise, soprattutto sulle sigarette più economiche, con l’obiettivo di disincentivare i consumi e avvicinare i prezzi italiani a quelli medi europei. All’inizio degli anni Duemila le differenze tra marche erano ancora molto marcate e i pacchetti più economici costavano meno della metà rispetto a quelli considerati premium.

Nel decennio successivo, e in particolare tra il 2010 e il 2015, la politica fiscale ha cambiato direzione. Ovvero è stata introdotta un’accisa minima che ha reso impossibile mantenere prezzi troppo bassi, andando a colpire proprio i prodotti di fascia più economica. Negli anni successivi, fino ad oggi, questa logica è stata confermata e rafforzata.

Le “low cost” non lo sono più

Il risultato è che le cosiddette “sigarette low cost” non lo sono più davvero. Rimangono ancora differenze tra marchi, ma si tratta di divari molto più contenuti, in genere dell’ordine di cinquanta centesimi o un euro al massimo per pacchetto. In termini pratici, un fumatore abituale che opta per la marca meno cara riesce a risparmiare poco, solo qualche euro al mese. Una scelta consapevole del legislatore, che ha voluto impedire che il prezzo potesse diventare un incentivo a fumare di più.

Cosa rende economica una sigaretta

Ma allora cosa rende ancora “economica” una sigaretta rispetto a un’altra? Non si tratta solo di tasse, perché le aziende conservano una certa libertà nel posizionare i propri prodotti sul mercato. Alcune linee utilizzano tabacchi provenienti da aree dove la produzione ha costi inferiori. Altre rinunciano a lavorazioni complesse o a filtri particolari, puntando su processi industriali standardizzati che riducono i costi.

Spesso a incidere è anche il marketing, ovvero i marchi di fascia alta investono in pubblicità, immagine e packaging, mentre i prodotti più economici si presentano con confezioni minimali e senza grandi campagne di comunicazione. È un insieme di fattori che, sommati, determina la posizione sul listino ufficiale, pur all’interno di margini sempre più stretti.

La percezione dei fumatori

A cambiare è anche il modo in cui i consumatori percepiscono queste differenze. In passato scegliere un pacchetto economico significava rinunciare a molto in termini di immagine e, talvolta, anche di qualità percepita. Oggi, con un mercato più omogeneo e con differenze di prezzo ridotte, il confine è meno netto.

Per molti fumatori la scelta di una marca piuttosto che di un’altra è legata più all’abitudine o al gusto che a reali risparmi economici.

Quali sono le sigarette meno costose (e dove trovare i prezzi aggiornati)

Per chi desidera restare aggiornato sui prezzi, si consiglia di consultare il listino pubblicato sul sito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Qui sono elencati tutti i marchi e le eventuali variazioni di prezzo. Consultarlo permette di avere un quadro trasparente e sempre aggiornato, senza affidarsi al passaparola o a informazioni datate. Entrando nei dettagli, tra le sigarette ad oggi meno costose si annoverano le seguenti.

  • GIUBEK FILTRO, cartoccio da 20 pezzi, 200 euro al kg e 4 euro al pacchetto. Venduto in cartoccio morbido, non in astuccio rigido. Secondo il listino ADM, ha il prezzo più basso rispetto agli astucci rigidi “normali” per sigarette di questa categoria.
  • FUTURA BLACK S-SIZE, astuccio da 20 pezzi, 205 euro al kg e 4,10 euro al pacchetto. Fa parte della linea Futura in formato “S-Size”, ovvero slim, che come intuibile dal nome tende ad avere sigarette più sottili.
  • FUTURA GOLD S-SIZE, astuccio da 20 pezzi, 205 euro al kg e 4,10 euro al pacchetto. È un’altra variante slim della stessa linea Futura. Compare nel listino settoriale accanto alle versioni Black e White con caratteristiche simili.
  • FUTURA WHITE S-SIZE, astuccio da 20 pezzi, 205 euro al kg e 4,10 euro al pacchetto. Variante White della linea Futura in formato slim, presumibilmente più leggera rispetto alle versioni Black e Gold prima citate.
  • ELIXYR SILVER, astuccio da 20 pezzi, 210 euro al kg e 4,20 euro al pacchetto. Il nome Silver in generale indica sigarette di fascia light - media, con caratteristiche più delicate rispetto alle varianti Red e Blue.
  • LINDA AZZURRA, astuccio da 20 pezzi, 210 euro al kg e 4,20 euro al pacchetto. Una sigaretta di lunga tradizione, con lunga presenza nel panorama dei marchi più accessibili.
  • NO BRAND, astuccio da 20 pezzi, 210 euro al kg e 4,20 euro al pacchetto. Il nome è volutamente generico, con assenza di branding marcato, e punta su un prezzo estremamente contenuto.
  • FUTURA BIANCA, astuccio da 20 pezzi, 215 euro al kg e 4,30 euro al pacchetto. Variante Bianca della linea Futura in astuccio rigido, non slim, è pensata per essere leggermente più delicata nel gusto.

Argomenti

# Accise

Iscriviti a Money.it