Le nuove proposte previdenziali e il monitoraggio della Confederazione Imprese Italia

Domenico Letizia

5 Dicembre 2022 - 19:51

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La quota 103 genera limiti reddituali e aumenta gli anni di contributi richiesti per accedere alla pensione. L’analisi della Confederazione Imprese Italia.

Le nuove proposte previdenziali e il monitoraggio della Confederazione Imprese Italia

Il nuovo esecutivo è sotto la lente d’ingrandimento da parte delle organizzazioni d’impresa e delle associazioni sindacali per quanto riguarda le novità della legge di Bilancio del 2023 e la riforma annunciata del sistema pensionistico. La Confederazione Imprese Italia ha ribadito che l’attuale Legge di Bilancio può essere concepita e analizzata come una manovra difensiva e contemporaneamente eccessivamente vincolante in campo previdenziale. Secondo gli esponenti della Confederazione, le misure Quota 103 e l’Opzione Donna sono le tematiche che stanno incidendo maggiormente sulle future scelte previdenziali delle imprese e delle famiglie italiane. Su Opzione Donna, dopo le innumerevoli critiche da parte delle lavoratrici iscritte a variegate organizzazioni d’impresa e sindacali e il richiamo di numerosi esponenti politici di vari schieramenti, l’attenzione mediatica è ritornata sulla lampante discriminazione che collega la misura pensionistica con il numero dei figli a carico.

Importante ribadire anche che molte perplessità per l’Opzione Donna sono anche legate ai 35 anni di contributi che devono essere versati presso un’unica cassa di gestione. Le donne che hanno versato i 35 anni di contributi in diverse casse di gestione previdenziale non possono accedere alla norma Opzione Donna, in quanto non possono cumulare gratuitamente i contributi come avviene per le altre forme pensionistiche. Quello previdenziale appare un sistema caotico, da rivedere completamente.

Diviene estremamente necessario strutturare un sistema previdenziale che tenti di adeguare i cardini della Fornero alla nostra attualità economica e alle evoluzioni antropologiche e sociali che la nostra società sta vivendo. Il sistema quote è semplicemente inefficace e dovremmo ragionare sull’inserimento di nuovi meccanismi di flessibilità che portino a concepire la Quota 103 come l’insieme dei contribuiti versati in rapporto all’età anagrafica”, ha ribadito Biagio Cefalo, Presidente nazionale della Confederazione Imprese Italia. D’altronde, attualmente, secondo le analisi pubblicate e diffuse dalle varie categorie sindacali, solo 25.000 lavoratori utilizzano le vie d’uscita anticipate previste dalla Legge di Bilancio per il prossimo 2023. Secondo le ultime dichiarazioni del governo, dal 2023 sarà possibile andare in pensione con 41 anni di contributi versati ma con almeno 62 anni di età.

Sembrano previste due finestre: tre mesi per i lavoratori privati e sei per gli statali. In sostanza, chi raggiunge i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2022, deve aspettare aprile se è un dipendente privato, o agosto se si tratta di un dipendente pubblico e la pensione non potrà superare le cinque volte il minimo Inps in euro. Inoltre, il canale pensionistico non potrà essere cumulabile con altro reddito da lavoro sopra i 5.000 euro.

Quota 103 ripresenta molti limiti reddituali e aumenta sostanzialmente gli anni di contributi richiesti per accedere alla pensione, senza dimenticare che in mancanza degli anni contributivi bisognerà stare a lavoro più a lungo. “Le imprese, i professionisti e cittadini vogliono risposte. La pensione non è un privilegio dello stato, ma un diritto dei lavoratori e la riforma deve essere capace di strutturare una pianificazione dell’esistenza dei cittadini senza sorprese negli ultimi anni della vita e facendo vivere con serenità l’intera famiglia”, ha ribadito il presidente Biagio Cefalo. La problematica che emerge dall’analisi delle organizzazioni d’impresa e dal monitoraggio effettuato dalla Confederazione Imprese Italia è il non voler affrontare le criticità presenti nel nostro sistema previdenziale e mancano idee e formulazione di riforme complessive del nostro impianto pensionistico, mentre per i giovani diviene importante pensare fin dalla prima età lavorativa alla creazione di una previdenza complementare per guardare con una certa sicurezza e serenità al proprio benessere futuro.

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