Nonostante la solida maggioranza laburista, il Regno Unito mostra segni di paralisi fiscale. Tra leadership insicura e debito crescente, la tempesta è solo rimandata.
C’è qualcosa di profondamente inquietante nella stabilità apparente del Regno Unito. Nonostante un governo laburista con una maggioranza parlamentare schiacciante e un’opposizione in frantumi, l’Inghilterra sembra politicamente incapace di affrontare una delle sue questioni più urgenti: il controllo della spesa pubblica.
L’attuale esecutivo guidato da Keir Starmer si trova nella posizione ideale per attuare riforme strutturali, eppure vacilla di fronte a ogni pressione morale, dalle pensioni agli stipendi pubblici fino ai sussidi familiari. Se nemmeno questo governo, che gode di una forza parlamentare eccezionale, riesce a resistere alla retorica compassionevole, quale potrà farlo?
Il problema non è solo britannico. Le democrazie occidentali, nel XXI secolo, hanno imparato tre lezioni amare: le invasioni militari sono una trappola, la crescita economica non spegne il populismo, e contenere la spesa pubblica è politicamente suicida. Emmanuel Macron ha assaggiato la furia delle piazze per un aumento delle tasse sul carburante e l’innalzamento dell’età pensionabile. Gerhard Schröder fu punito per le sue riforme. Theresa May fu annientata da una proposta sul costo dell’assistenza agli anziani.
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