Con il taglio dei rimborsi fiscali, Pechino ridisegna le regole del commercio internazionale e apre a un futuro di mercati regionalizzati e strategie nazionali.
La recente decisione della Cina di eliminare, a partire dal 1° dicembre, i rimborsi IVA del 13% sulle esportazioni di semilavorati in alluminio ha generato caos nei mercati globali e potrebbe segnare un cambiamento epocale per la catena di approvvigionamento mondiale.
Con un impatto potenziale su oltre 5 milioni di tonnellate annue di esportazioni, le conseguenze di questa scelta rischiano di ridefinire equilibri economici, industriali e geopolitici. L’annuncio, che interessa anche i semilavorati in rame, arriva in un momento di crescenti tensioni commerciali e si inserisce in un quadro di sfide interne per il settore dell’alluminio cinese.
L’industria dell’alluminio è cruciale per l’economia cinese. Nel 2023, le esportazioni di semilavorati come barre, lastre e tubi hanno raggiunto 5,2 milioni di tonnellate, rappresentando una quota fondamentale del mercato mondiale. Nel 2024, nei primi nove mesi, il volume delle esportazioni è cresciuto del 17%, a dimostrazione della centralità della Cina come fornitore globale. Tuttavia, questo settore dipende fortemente dal rimborso IVA, una misura che ha garantito nel tempo un margine vitale per i produttori, soprattutto per le piccole e medie imprese che operano in un contesto di feroce competitività. Con tassi di utilizzo medi del 65% e punte minime del 40% in alcuni segmenti, il settore soffre da anni di sovracapacità, e il taglio di questo sostegno fiscale rischia di spingere molte aziende fuori dal mercato. [...]
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