La guerra Russia-Ucraina è un pericolo per l’energia, ora più che mai

Violetta Silvestri

13/04/2024

13/04/2024 - 14:42

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Perché la guerra in Ucraina è entrata in una nuova e pericolosa fase? Nel mirino degli eserciti ora c’è la produzione energetica, con il rischio di prezzi di gas e petrolio in rialzo per tutti.

La guerra Russia-Ucraina è un pericolo per l’energia, ora più che mai

La guerra Russia-Ucraaina è entrata in una nuova fase e la svolta si preannuncia pericolosa più che mai.

Entrambe le parti stanno infatti prendendo di mira le risorse energetiche per colpire l’economia del loro nemico, con conseguenze allarmanti anche nei mercati globali.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha avvertito che gli attacchi di droni ucraini contro le raffinerie di petrolio russe rischiano di interrompere il commercio di prodotti petroliferi come il diesel. I prezzi del gas europeo sono intanto aumentati fino al 10% dopo che la Russia ha colpito le infrastrutture del gas e dell’elettricità dell’Ucraina questa settimana.

L’esercito ucraino si trova ad affrontare la carenza di munizioni, mentre gli Stati Uniti stanno bloccando nuovi finanziamenti e gli alleati europei stanno cercando di capire come spedire più armi. L’ultima strategia è quella di attaccare sistematicamente gli impianti energetici russi, nonostante Washington abbia espresso preoccupazione per l’effetto sui prezzi del petrolio e del gas.

Così la guerra Russia-Ucraina minaccia una crisi energetica

Come evidenziato su un articolo di Bloomberg, la guerra sta prendendo una svolta pericolosa. Finora quest’anno, l’Ucraina ha preso di mira 14 grandi raffinerie e due impianti più piccoli in Russia, e la maggior parte degli attacchi sono riusciti a interrompere le attività.

Nel frattempo, il Cremlino ha lanciato tre attacchi su larga scala alla produzione di elettricità dell’Ucraina e ha diretto droni e missili contro le principali infrastrutture del gas per la prima volta dall’invasione avvenuta più di due anni fa. Giovedì, la Russia ha distrutto la più grande centrale elettrica nella regione di Kiev in quella che il presidente Vladimir Putin ha definito una risposta di vendetta agli attacchi dell’Ucraina.

Ciò che è cambiato è che gli obiettivi che prima erano vietati ora entrano in gioco, secondo Sergey Vakulenko, che ha trascorso un decennio come dirigente presso un produttore di petrolio russo e ora è studioso presso il Carnegie Endowment for International Peace.

Il bombardamento russo dei siti energetici ucraini è stato più ampio e meglio pianificato rispetto agli attacchi dei due anni precedenti, mettendo fuori uso gli impianti di produzione e limitando le forniture di energia.

Da parte sua, l’Ucraina si trova nel momento più fragile dall’invasione russa, secondo i funzionari occidentali a conoscenza della situazione. Kiev utilizza droni a lungo raggio per attaccare le raffinerie di petrolio nel tentativo di interrompere le forniture di carburante all’esercito, colpendo psicologicamente le finanze russe e la popolazione russa.

In questo contesto, però, la guerra rischia di trasformarsi in una nuova crisi energetica per tutti, anche solo in riferimento a possibili balzi dei prezzi.

L’Ucraina ha preso di mira le raffinerie con una capacità combinata di circa 3,4 milioni di barili al giorno, mostrano i calcoli di Bloomberg. Tuttavia, alcune delle strutture interessate possono utilizzare unità di elaborazione di riserva o sottoutilizzate. Anche gli impianti non danneggiate stanno aumentando la loro produttività.

I droni hanno raggiunto obiettivi fino a 1.200 chilometri (746 miglia) di distanza. Gli analisti di JPMorgan Chase & Co. hanno affermato che questo mette in gioco 19 raffinerie russe con una capacità combinata di 3,8 milioni di barili al giorno – o più della metà della capacità della nazione. Se l’autonomia aumentasse fino a 1.500 chilometri, altri 600.000 barili sarebbero a rischio, hanno scritto.

Per Ruslan Pukhov, capo del think tank moscovita Centro per l’analisi delle strategie e delle tecnologie, questo ricorda la guerra tra Iran e Iraq negli anni ’80 dopo un’impasse sul campo di battaglia. Le città e le loro infrastrutture sono diventate quindi sempre più coinvolte nel conflitto. Il pericolo è una guerra ancora più distruttiva per i civili e un impatto sui prezzi energetici globali.

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