La nota firmata da sei economisti della BCE, in attesa della diffusione di un report più completo. Attenzione ai rischi che incombono sulle banche.
La BCE ha lanciato un nuovo alert sulle banche, avvertendo che le tensioni commerciali e geopolitiche provocate dall’annuncio dei dazi di Trump rappresentano un rischio per le stabilità del sistema finanziario e per la crescita dell’economia di tutto il mondo.
In una nota diffusa in vista della pubblicazione, in calendario nella giornata di domani, del rapporto Financial Stability Review, sei economisti dello staff della Banca centrale europea hanno parlato della necessità che le autorità competenti “identifichino i rischi che derivano dalle tensioni commerciali, per monitorarli e per valutare il loro potenziale impatto sulla stabilità finanziaria ”.
Ancora, la BCE ha invitato le stesse banche, più in generale le istituzioni finanziarie, “ad adottare alcune misure proattive atte a fronteggiare i rischi che derivano dalle tensioni commerciali ”.
Il rapporto porta la firma degli economisti Pauline Avril, Paul Bochmann, Stephan Fahr, Aoife Horan, Cosimo Pancaro e Riccardo Pizzeghello.
Gli economisti hanno fatto notare nel rapporto appena pubblicato come diverse manovre tese a frammentare il commercio globale si siano manifestate in realtà ben prima dell’annuncio dei dazi reciproci che il presidente americano Donald Trump ha comunicato lo scorso 2 aprile.
Molti sono stati, di fatto, gli interventi commerciali che sono stati resi noti negli ultimi anni, prima dello stesso grande annuncio di Trump, “ soprattutto a partire dal 2021 ”.
In evidenza “un numero crescente di misure commerciali che sono state attuate dai Paesi del G20”, e che hanno visto “ le politiche restrittive prevalere in modo significativo su quelle volte a liberalizzare il commercio ”. Fino ad arrivare alla “ recente escalation delle frizioni commerciali tra le economie principali, soprattutto tra gli Stati Uniti (con Trump, per l’appunto) e i suoi partner commerciali” che, si legge nel rapporto della BCE, “hanno alimentato l’incertezza sulla politica commerciale, emergendo alla stregua di una fonte di preoccupazione cruciale sia per le autorità che per le aziende”.
Come l’aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali può colpire le banche
Scritto nero su bianco l’effetto che l’aumento dell’incertezza può avere sulle banche, sul fluire del credito e, dunque, sull’economia.
“L’aumento di questa incertezza ha il potenziale di reindirizzare i flussi commerciali, di riconfigurare le catene di valore, di frenare gli investimenti e di zavorrare la crescita dell’economia”.
Le stesse “tensioni commerciali possono aumentare” anche i “rischi sulla stabilità finanziaria”.

L’analisi della BCE lo ha ribadito: “L’aumento dell’incertezza sulla politica commerciale potrebbe avere un impatto avverso sia sul sistema finanziario che sull’economia reale”.
Nello specifico, la maggiore incertezza potrebbe tradursi in “ cambiamenti bruschi del sentiment ” che, a loro volta, “aumenterebbero la volatilità degli asset e dei prezzi delle commodities, allargando i premi sul rischio e rendendo più rigide le condizioni finanziarie ”.
A salire, è stato l’avvertimento dei sei economisti, potrebbe essere anche “la volatilità dei rapporti di cambio”, dunque la volatilità del mercato forex, elemento che “condizionerebbe le decisioni inerenti ai portafogli di investimento e i flussi dei capitali ”.
In questa situazione, nel reagire sia all’impatto diretto che alla perdite di mercato, “le istituzioni finanziarie (banche & Co) potrebbero dunque finire con l’apportare cambiamenti ai “loro portafogli, ricorrendo potenzialmente a svendite e amplificando di conseguenza lo stress finanziario ”.
Per quanto riguarda invece l’impatto sull’economia reale, il report della BCE ha avvertito che “la maggiore incertezza sulla politica commerciale futura può posticipare e/o ridurre gli investimenti ”, dal momento che “le aziende potrebbero far fronte ad alcune difficoltà nel riuscire a valutare la domanda futura” avente per oggetto “i loro prodotti e servizi”.
Come se non bastasse, “ la fiducia dei consumatori potrebbe peggiorare, zavorrando le spese delle famiglie”.
Banche, rischi per le azioni in Borsa, di quanto potrebbero scendere. Occhio anche ai CDS
L’analisi dei sei economisti si è focalizzata nello specifico sulle banche dell’area euro, che pagherebbero l’incertezza, ovviamente, anche con le rispettive azioni quotate in Borsa.
Nel report appena pubblicato dalla BCE si legge, infatti, che “un aumento dell’incertezza legata alla politica commerciale ha un effetto avverso significativo sui corsi azionari delle banche e su alcuni parametri di mercato relativi ai rischi delle banche”.
In evidenza alcune simulazioni effettuate dagli esperti che, nel considerare alcune deviazioni, sono arrivati a calcolare un calo delle azioni delle banche dell’area euro, in Borsa, pari a -1,9% nell’immediato e del 10,4% dopo sei mesi; è stato considerato “statisticamente significativo” anche l’impatto sugli spread CDS (Credit Default Swap) delle banche, in crescita di 12 punti base dopo sei mesi. In più, gli spread dei bond delle banche aumenterebbero di 7 punti base dopo sei mesi.
Tutti trend, hanno spiegato gli economisti della BCE, “coerenti con la nozione secondo cui una maggiore incertezza scatena una avversione al rischio da parte degli investitori, che chiedono un premio più alto per far fronte al rischio più alto percepito associato alle banche”.
Reazioni di mercato che hanno implicazioni che vanno anche oltre, visto che, nel momento in cui gli investitori arrivano a prezzare le conseguenze di medio termine dell’incertezza delle politiche commerciali e mentre parallelamente la crescita del PIL si indebolisce, la conseguenza finisce con l’essere anche “il deterioramento della qualità degli asset e della resilienza delle banche”.
Il che significa che, in questo circolo vizioso, gli istituti di credito soffrono non solo il calo delle loro quotazioni di mercato, ma anche costi della raccolta potenzialmente più elevati, a danno della loro capacità stessa di raccogliere capitali e di erogare più prestiti.

Il risultato è che “l’incertezza sulla politica commerciale si traduce anche in accantonamenti più alti (per far fronte a perdite future sui crediti, dunque all’aumento dei cosiddetti NPL (Non Performing Loans), in una redditività più bassa e nella riduzione dei prestiti a favore dell’economia reale”.
Dalla simulazione emerge che “i prestiti delle banche, in totale, all’economia reale, subiscono una contrazione pari a -0,6% dopo sei mesi, che sale a -1,9% dopo un anno”.
La BCE spiega come si devono muovere autorità e banche area euro
Al fine di arginare questi rischi, devono muoversi sia le autorità di mercato che le dirette interessate, ovvero le banche dell’area euro.
Le autorità, in particolare, una volta identificati i rischi legati alle tensioni commerciali, devono monitorarli e valutare per l’appunto l’impatto potenziale che tali rischi potrebbero avere sulla stabilità finanziaria. In questo modo, riusciranno a “ identificare le vulnerabilità più facilmente, e ad acquisire una conoscenza più profonda di come le tensioni commerciali possano condizionare il sistema finanziario , sviluppando in modo proattivo risposte potenziali”.
La richiesta degli esperti della BCE alle autorità è dunque di adottare un “ approccio proattivo, che assicuri che la risposta delle autorità sia rapida e coordinata , finalizzata dunque a sostenere la resilienza complessiva del sistema finanziario”.
Ma anche le banche ovviamente, devono fare la loro parte. E “sebbene i cuscinetti di liquidità e di capitali rappresentino la prima linea di difesa per assorbire gli shock che derivano dalle turbolenze commerciali, le istituzioni finanziarie dovrebbero effettuare valutazioni in modo regolare, al fine di identificare ed esaminare i rischi specifici associati alle tensioni commerciali ”, è il consiglio.
Le banche “ dovrebbero diversificare i loro portafogli per minimizzare le loro esposizioni a questi rischi e dare il via a stress test e ad analisi degli scenari per comprendere in che modo le tensioni commerciali potrebbero condizionare le loro posizioni e operazioni finanziarie. I risultati di queste analisi”, conclude il paper degli economisti della BCE, “potrebbero essere successivamente utilizzati per sviluppare piani di emergenza, che renderebbero possibile rispondere in modo veloce ed efficace, nel caso in cui i rischi dovessero concretizzarsi”.
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