In attesa della riunione di giovedì 6 giugno, la Bce sembra non avere le idee chiare su cosa fare nei prossimi mesi. Gli analisti vedono più problemi che certezze su tassi e inflazione.
Se la Bce è certa di tagliare i tassi nella riunione di giugno, tutto quello che accadrà dopo è avvolto nell’incertezza, provocando non poche preoccupazioni a Lagarde e agli altri funzionari.
I forti dati economici e i falchi della Banca Centrale Europea stanno spingendo alcuni analisti e investitori a vacillare nelle loro aspettative per i tagli dei tassi di interesse quest’anno.
Mentre la maggior parte degli economisti prevede ancora riduzioni trimestrali dopo la mossa iniziale di questa settimana, alcuni ritengono che l’inflazione persistente, la rapida crescita dei salari e la produzione sorprendentemente robusta dell’Eurozona limiteranno l’allentamento monetario.
Nessuno prevede che i politici rinunceranno al taglio di giugno, che ridurrà il tasso sui depositi dal livello record del 4% raggiunto nove mesi fa. E il calo generale degli aumenti dei prezzi al consumo dovrebbe riprendere nei prossimi mesi.
Tuttavia, gli economisti si aspettano meno mosse quest’anno. In sintesi, la Bce sembra avere più problemi da risolvere che certezze sulle mosse politiche.
Bce alle prese con l’incertezza del prossimo futuro
La cautela sicuramente caratterizzerà la conferenza stampa di Lagarde quando si presenterà davanti ai giornalisti il 6 giugno.
Gli ultimi rapporti economici offrono motivi di prudenza. Un indicatore chiave delle retribuzioni della zona euro, che i politici speravano dimostrasse che l’inflazione era stata finalmente sconfitta, non è riuscito a moderarsi, indicando che le pressioni sui prezzi, in particolare nel settore dei servizi, potrebbero richiedere più tempo per allentarsi. In effetti, l’inflazione è salita al 2,6% il mese scorso dal 2,4% di aprile, più del previsto.
Allo stesso tempo, l’economia di 20 Paesi si è ripresa in modo più clamoroso del previsto dopo la lieve recessione subita nella seconda metà dello scorso anno, con il mercato del lavoro che si è mantenuto resiliente, la disoccupazione che ha recentemente toccato il minimo storico e le indagini sulle imprese che mostrano addirittura segnali di vita nei produttori in difficoltà.
I mercati – che avevano previsto tre riduzioni per quest’anno solo ad aprile – hanno ora escluso luglio e attribuiscono solo al 60% le possibilità di un’altra riduzione a settembre.
“Crediamo che la Bce rivedrà al rialzo le sue proiezioni trimestrali sull’inflazione, creando un contesto imbarazzante per il taglio”, ha detto in una nota via email Gabriele Foa, portfolio manager di Algebris Investments. “I mercati hanno quasi del tutto escluso un taglio a luglio, e ora vedono solo circa due tagli in totale entro la fine dell’anno. Allo stato attuale, riteniamo che un taglio della Bce questa settimana potrebbe presto essere visto come un errore politico”.
Piet Christiansen della Danske Bank e Mariano Valderrama, economista dell’Intermoney di Madrid, sono tra coloro che non prevedono un secondo calo fino a dicembre, secondo un recente sondaggio di Bloomberg.
“Abbiamo dubbi per quanto riguarda settembre”, ha riferito Valderrama, citando il mercato del lavoro, i salari e una più rapida espansione economica. Inoltre, “la politica fiscale non diventerà molto meno restrittiva quest’anno”.
Altri, come Gebhard Stadler della Bayerische Landesbank, prevedono una pausa nell’ultimo mese dell’anno, dopo solo due riduzioni.
“L’inflazione core si rivelerà più persistente di quanto la Bce abbia stimato finora, data la continua e forte crescita salariale e il sano andamento dei margini”, ha affermato. “Inoltre c’è grande incertezza a causa delle elezioni americane, anche per quanto riguarda la politica commerciale e il tasso di cambio euro-dollaro.”
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“In passato, un primo taglio dei tassi era sempre seguito da ulteriori tagli dei tassi per sostenere la crescita e/o in risposta a una crisi” ha sottolineato Carsten Brzeski, responsabile macro di ING. “Questa volta, però, non c’è nessuno di questi due. Pertanto, c’è un alto rischio che la Bce possa essere costretta a passare dalla convinzione di dover tagliare più volte di seguito alla necessità di fermarsi”.
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