L’immigrazione illegale è uno strumento di guerra ibrida, ma a Bruxelles fanno ancora finta di non capirlo

Guido Salerno Aletta

18 Luglio 2025 - 14:20

Usare i migranti come leva politica: dalla Libia alla Siria, così l’immigrazione clandestina diventa strumento di ricatto e destabilizzazione nei nuovi scenari della guerra ibrida.

L’immigrazione illegale è uno strumento di guerra ibrida, ma a Bruxelles fanno ancora finta di non capirlo

È stata una trappola, quella tesa a Tobruk, che ha utilizzato l’immigrazione clandestina e le forti preoccupazioni che suscita nei governi dei Paesi europei bagnati dal Mediterraneo, per forzare la mano sul piano delle relazioni internazionali: nella guerra ibrida, in corso da tempo anche all’interno dell’Unione europea per indebolire i Paesi concorrenti, ogni strumento può essere usato se serve per piegare il nemico.

In questo caso, il blocco dell’emigrazione clandestina era la moneta di scambio messa sul tavolo dal regime di Tobruk in cambio del suo riconoscimento ufficiale sul piano delle relazioni internazionali. Ed invece, si sono limitate a prendere atto di una sorta di cortocircuito su una questione di Protocollo diplomatico, le cronache che hanno riferito dell’epilogo non commendevole della missione europea recatasi nella Libia orientale per affrontare il tema dei flussi di migranti illegali che partono da quelle coste dopo essere arrivati anche per via aerea da tanti Paesi dove operano e prosperano i trafficanti di disperati.

La delegazione, guidata dal Commissario europeo Magnus Brunner che ha la delega per gli Affari interni e la Migrazione e di cui facevano parte i Ministri degli Interni di Grecia, Italia e Malta, avrebbe dovuto discutere di questo problema direttamente con il generale Khalifa Haftar, Comandante della LNA (Lybian National Army) con base a Tobruk, ma è stata immediatamente respinta dalle Autorità locali per aver rifiutato un incontro allargato ai Ministri degli Interni e degli Esteri di quello che si autodefinisce un Governo legittimo: accettare l’incontro avrebbe significato riconoscerne la legittimità sul piano delle relazioni internazionali, creando una situazione che avrebbe minato l’unità della Libia e la sovranità sulla Cirenaica da parte del governo di Tripoli.
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