Perché l’Europa potrebbe congelare se la corrente atlantica si indebolisce? Un nuovo studio mostra lo scenario estremo legato ai cambiamenti climatici.
Mentre si attendono altre ondate record di caldo, con maggio 2025 secondo mese più rovente mai registrato per l’Osservatorio europeo Copernicus, questa tendenza potrebbe essere invertita da uno scenario peggiore, in cui l’Europa si raffredda a causa del riscaldamento globale.
È quanto rivela uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica bimestrale americana Geophysical Research Letters, mentre la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC) riunisce questa settimana a Nizza esperti di scienze marine.
I ricercatori del Reale Istituto Meteorologico dei Paesi Bassi (KNMI) e dell’Università di Utrecht hanno osservato e studiato come cambierebbe il clima europeo se la Circolazione Meridionale Atlantica (AMOC), che comprende le principali correnti oceaniche come la Corrente del Golfo, si indebolisse significativamente a causa dei cambiamenti climatici. Le loro scoperte sono sorprendenti.
Europa nella morsa del gelo, lo scenario che spaventa
Il rallentamento delle principali correnti oceaniche, che svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del clima globale ed europeo ridistribuendo il calore attraverso l’oceano, è noto da diversi anni, ma nuovi studi scientifici dimostrano che potrebbero indebolirsi più rapidamente del previsto, raggiungendo un punto di svolta per il clima.
Sulla base di questo presupposto, lo studio ha quantificato per la prima volta gli impatti di un collasso dell’AMOC sulle temperature regionali, tenendo conto dell’aumento delle temperature legato al riscaldamento globale. La conclusione è che l’Europa potrebbe diventare considerevolmente più fredda e sarebbe la regione con il raffreddamento maggiore.
Secondo i modelli, con un AMOC significativamente più basso e un riscaldamento globale di +2°C, le temperature invernali potrebbero scendere di 15°C in alcune regioni del continente rispetto a quelle del clima preindustriale e addirittura di 25°C in caso di temperature estreme.
Si stima che queste temperature più basse siano strettamente collegate all’espansione del ghiaccio marino artico, che si ritiene ricopra parti delle Isole Britanniche, della costa occidentale scandinava e delle Isole Wadden, causata dall’indebolimento dell’AMOC.
Poiché il ghiaccio marino riflette molta più luce solare rispetto alla superficie oceanica più scura, questa espansione amplifica il raffreddamento. Di conseguenza, le temperature invernali in queste regioni potrebbero crollare. In Scozia, il freddo estremo potrebbe raggiungere i -30 °C, 23 gradi in meno rispetto alla fine del XIX secolo.
Le temperature estive, tuttavia, non subirebbero variazioni significative e potrebbero continuare a salire in alcune regioni. Il contrasto tra estate e inverno sarebbe quindi molto più marcato, così come le differenze di temperatura tra l’Europa settentrionale e quella meridionale.
Più freddo, meno piogge con corrente atlantica debole
Oltre alla temperatura, studi precedenti dimostrano che un sistema di circolazione marina più debole porterebbe anche a minori precipitazioni in Europa e a un più rapido innalzamento del livello del mare nell’Oceano Atlantico.
“Ogni frazione di grado di riscaldamento globale ci avvicina al collasso dell’AMOC. Il nostro nuovo studio dimostra che questo porterebbe l’Europa all’estremo opposto: un futuro ghiacciato”, ha affermato René van Westen, autore principale dello studio.
“Riduzioni urgenti e drastiche delle emissioni di gas serra sono l’unico modo per mitigare gli effetti più catastrofici della crisi climatica e prevenire le conseguenze devastanti di un crollo dell’AMOC sulla società”, conclude.
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