Joint ventures, cosa sono e come funzionano?

P. F.

22 Ottobre 2025 - 17:07

Definizione di joint ventures: ecco come le alleanze strategiche tra imprese permettono di condividere risorse, competenze e rischi per realizzare progetti comuni e accrescere la competitività.

Joint ventures, cosa sono e come funzionano?

Nel panorama dell’economia globale, la collaborazione fra imprese assume sempre più spesso la forma della joint venture (JV), un’alleanza strategica tra due o più realtà che decidono di unire risorse, competenze e rischi al fine di perseguire obiettivi comuni che da sole non potrebbero raggiungere. È un modello che si rivela particolarmente utile in contesti quali l’ingresso in nuovi mercati, i processi di innovazione e la condivisione degli investimenti.

In Italia e in Europa questo strumento, sebbene sia diffuso tra le grandi aziende, resta ancora poco esplorato dalle piccole e medie imprese. Occorre, dunque, comprendere bene cosa sia, quali forme assuma, quali siano i vantaggi e i rischi, per poterne cogliere tutte le potenzialità.

Che cos’è una joint venture e quali sono le sue caratteristiche principali

Una joint venture è un accordo di collaborazione in cui più imprese decidono di mettere in comune risorse- quali capitale, know-how, tecnologia, canali commerciali - per realizzare un progetto industriale o commerciale condiviso.

Pur essendo una “alleanza”, si distingue da una semplice partnership nel fatto che le imprese partecipanti mantengono la propria autonomia mentre collaborano su un piano definito. In alcuni casi viene creata una nuova entità societaria (“newco”), mentre in altri si conserva la soggettività giuridica separata degli aderenti.

Le caratteristiche principali delle joint ventures sono:

  • condivisione di obiettivi comuni (ad esempio sviluppare un prodotto, entrare in un mercato estero) e di risorse;
  • esplicitazione dei ruoli dei partner (pur collaborando, ciascuna impresa mantiene la propria identità);
  • durata - spesso - temporanea o legata al raggiungimento di un risultato;
  • necessità di un accordo contrattuale o statutario che regoli la collaborazione, la governance, l’assetto decisionale e le strategie di uscita;
  • suddivisione di rischi e utili in proporzione all’accordo stabilito.

Dal punto di vista giuridico, in molti ordinamenti (tra cui quello italiano) la joint venture non ha una disciplina univoca, trattandosi di una “fattispecie atipica”. Ciò implica che ogni accordo richieda cura nella formulazione dei contratti e nella definizione dell’assetto societario. La governance può variare: ci possono essere JV in cui un partner ha un ruolo dominante, altre in cui il controllo è congiunto o paritario.

Tipologie di joint ventures

Le joint ventures possono essere classificate in base più criteri, ma una distinzione chiave è quella tra:

  • joint venture contrattuali: le imprese collaborano attraverso un accordo senza costituire una società separata, sono spesso di durata limitata e mirate a un progetto specifico;
  • joint venture societarie (“equity” o “incorporated” JV): le imprese partecipanti costituiscono una nuova entità giuridica (una società ad hoc) e ne diventano soci o azionisti. Questo modello è adottato quando la collaborazione è più strutturata e complessa.

Inoltre, in base allo scopo operativo, le JV possono distinguersi anche come:

  • JV per la distribuzione, finalizzate a commercializzare prodotti o servizi in un nuovo mercato tramite un partner locale;
  • JV per la produzione, volte a produrre o assemblare beni in comune;
  • JV per la ricerca e sviluppo, focalizzate su progetti tecnologici o innovativi condivisi.

Vantaggi delle joint ventures

Le joint ventures offrono numerosi potenziali benefici. Eccone alcuni dei più rilevanti:

  • accesso a nuovi mercati e risorse: grazie al partner locale o specializzato, un’impresa può entrare in mercati esteri, avvalersi di canali distributivi già esistenti o utilizzare competenze che non possiede singolarmente;
  • condivisione dei costi e dei rischi: partecipare a progetti complessi - come ricerca, sviluppo o investimenti infrastrutturali - può essere troppo costoso per una singola azienda. Una joint venture permette di diluire l’impegno economico e il rischio;
  • sinergie operative e competenze complementari: combinando know-how, tecnologia e risorse finanziarie, le imprese possono ottenere un vantaggio competitivo superiore a quello che avrebbero singolarmente;
  • flessibilità rispetto a fusioni o acquisizioni: la JV consente di collaborare mantenendo l’indipendenza, senza dover procedere a un’assimilazione aziendale o a un cambiamento radicale;
  • apprendimento e innovazione: l’alleanza consente alle imprese di scambiarsi metodologie, tecnologie e best practice, favorendo crescita e miglioramento continuo.

In sintesi, la joint venture può rappresentare una leva strategica potente per la crescita aziendale, specialmente in un contesto competitivo e globalizzato.

Rischi e svantaggi delle joint ventures

Nonostante i vantaggi, le joint ventures non sono prive di problematiche. È essenziale che le imprese coinvolte valutino con attenzione anche gli aspetti critici. Tra i principali:

  • perdita di controllo e autonomia: collaborare significa condividere decisioni e governance e, in alcuni casi, mettere da parte la propria libertà operativa;
  • conflitti tra partner: differenze di cultura aziendale, obiettivi divergenti o scarsa chiarezza nei ruoli possono generare attriti che possono minare la performance della JV;
  • rischio di stallo decisionale: quando la governance richiede un accordo unanime tra i partner, può verificarsi una paralisi del processo decisionale;
  • divulgazione del know-how o dipendenza dal partner: un soggetto potrebbe acquisire competenze dall’alleanza e diventare poi concorrente o trarre vantaggio unilaterale;
  • difficoltà di uscita: anche lo scioglimento della JV può essere complesso e costoso, per questo è fondamentale prevedere fin dall’inizio regole di exit o liquidazione;
  • ambiente normativo o culturale complesso: specialmente nei mercati esteri, vincoli legali e regolamentazioni differenti possono complicare l’operatività.

Una JV può dunque fallire se i partner non vengono selezionati con cura, se gli obiettivi non sono chiari o se non vengono previsti meccanismi per gestire i conflitti.

Esempi di joint ventures

Nel corso degli anni, il modello della joint venture ha dato vita a collaborazioni di grande successo in settori diversi, dall’industria alla tecnologia fino alla mobilità. Uno degli esempi più noti è quello tra Sony ed Ericsson, che agli inizi degli anni 2000 hanno unito le rispettive competenze nel campo dell’elettronica di consumo e delle telecomunicazioni per creare Sony Ericsson, un marchio che, all’epoca, ha rivoluzionato il mercato dei telefoni cellulari.

Un altro caso emblematico è la piattaforma di streaming Hulu, nata dall’unione di Comcast e The Walt Disney Company. Questo unione ha permesso alle due società di intrattenimento di affrontare giganti del settore come Netflix e Amazon Prime Video, sfruttando risorse e contenuti condivisi.

Nel settore automobilistico, spicca la joint venture tra BMW e Toyota per lo sviluppo congiunto di motori ibridi e di modelli sportivi, una collaborazione che ha unito l’esperienza tedesca in ingegneria e quella giapponese nell’efficienza energetica. Anche Stellantis e la cinese Catl hanno dato vita a una JV da 4 miliardi di euro per la costruzione di una gigafactory di batterie in Spagna.

Nel campo industriale, Leonardo e Thales hanno creato una JV per lo sviluppo di sistemi elettronici avanzati per la difesa, combinando know-how tecnologico e capacità produttive. Adesso, le due società puntano a un’altra joint venture con Airbus per creare un’alleanza satellitare che riesca a sfidare il predominio di Starlink di Elon Musk.

Anche in Italia non mancano esempi significativi. Poste Italiane ha stretto una joint venture con Sennder per la digitalizzazione del trasporto merci, mentre il Gruppo Feltrinelli e Messaggerie Italiane hanno collaborato per potenziare la distribuzione e la vendita di libri online.

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