L’Italia può perdere oltre 20 miliardi di euro con la crisi

Violetta Silvestri

26 Luglio 2022 - 11:17

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La crisi di Governo e le elezioni anticipate potrebbe costare caro all’Italia: quanti miliardi europei rischia di perdere il nostro Paese in queste settimane convulse? Riflettori accesi sul Pnrr.

L’Italia può perdere oltre 20 miliardi di euro con la crisi

La credibilità dell’Italia torna a essere sotto accusa. La caduta del Governo Draghi e le elezioni fissate per il 25 settembre potrebbero non essere indolori.

In un’analisi da primo piano, il Financial Times ha acceso i suoi riflettori sulla credibilità del nostro Paese in tema di riforme, allertando sulla potenziale incapacità della nazione di centrare gli obiettivi fissati nel Pnrr. La sconfitta su questo fronte sarebbe anche dell’Europa, visto che ha promesso 200 miliardi di euro per la ripresa dell’Italia.

Da qui a dicembre 2022, quindi nel complesso periodo di campagna elettorale e insediamento di un nuovo Governo - nella speranza della sua solidità - sono in ballo circa 40 miliardi di euro. L’Italia può perderli? Alcune considerazioni.

Italia: quale credibilità sul Pnrr?

In un’analisi non lusinghiera sul nostro Paese perennemente in crisi politica, il Financial Times fa il punto sulla fragile situazione nazionale ed europea.

I Governi e gli investitori di tutta Europa, scrive, guardano nervosamente all’Italia mentre cercano di ricostruire cosa significherà il crollo del Governo di Mario Draghi per il fondo di recupero da 800 miliardi di euro dell’Ue, di cui Roma è il principale destinatario.

Come gli altri Paesi, l’Italia ha concordato un calendario ambizioso di tappe fondamentali con riforme e obiettivi di investimento per sbloccare man mano le tranche di denaro dell’Ue. Tuttavia, una campagna elettorale prematura mette in dubbio se il Paese possa rispettare le scadenze del 2022.

Gli impegni assunti dall’Italia in cambio di fondi comprendono la riduzione della burocrazia, il rafforzamento della concorrenza in settori che vanno dall’energia ai trasporti e cambiamenti nella pubblica amministrazione. Il tutto, per aumentare le prospettive di crescita a lungo termine e garantire la sostenibilità del debito pubblico, ora circa il 150% del Pil.

Finora, l’Italia ha ricevuto 46 miliardi di euro, costituiti da un anticipo di 25 miliardi di euro e una prima tranche di 21 miliardi di euro dopo le prime riforme dell’anno scorso. Roma ha presentato la sua seconda richiesta di pagamento di 21 miliardi di euro, attualmente al vaglio della commissione.

Tuttavia, con le elezioni fissate per il 25 settembre, esistono dubbi sul fatto che possa raggiungere le tappe fondamentali della riforma fissate per il 31 dicembre per ricevere altri 19 miliardi di euro, per un valore di circa l’1% del Pil.

Tra la rata attesa dopo il 30 giugno, che arriverà presumibilmente dopo la richiesta di chiarimenti e verifiche dall’Ue, delle quali il Governo ancora in carica dovrà farsi carico, e quella attesa per fine anno, l’Italia può ricevere - o perdere - circa 40 miliardi di euro.

I dubbi cominciano a intensificarsi sulle capacità del nostro Paese. Gli analisti di Goldman Sachs hanno dichiarato in una nota di aver visto “significativi venti contrari” per il debito italiano a causa della maggiore incertezza politica e dei potenziali ritardi nell’attuazione degli investimenti e delle riforme dei fondi di recupero.

C’è timore che un possibile Governo di centrodestra, guidato dalla Meloni, possa cambiare le carte in tavola sugli obiettivi già fissati. Qualsiasi interruzione o deviazione significativa dal programma di riforme e investimenti, delineato in un allegato di 664 pagine all’accordo di Roma con la Commissione, metterebbe a repentaglio il pieno accesso dell’Italia ai fondi.

La fragile economia italiana non sarebbe l’unica vittima. Sebbene il fondo sia stato concordato come misura una tantum in risposta alla crisi economica indotta dalla pandemia, i sostenitori di una più profonda integrazione fiscale nell’Ue lo vedono come un potenziale precedente per un’ulteriore azione congiunta.

Se il piano fallisse in Italia, aumenterebbe lo scetticismo nelle capitali del nord Europa che sono profondamente sospettose dell’emissione di debito congiunto.

L’Italia aspetta circa 40 miliardi di euro

La crisi di Governo sta allertando il Paese sul percorso delineato per centrare i target del Pnrr.

I 21 miliardi della tranche di metà anno, con gli obiettivi fissati al 30 giugno, non dovrebbe essere in discussione. I 45 target divisi nelle diverse missioni sono stati centrati secondo il comunicato ufficiale e sono già al vaglio della Commissione.

Si tratta di un pacchetto di riforme che comprende la nuova sanità territoriale, la rigenerazione urbana, finanziamenti alla cultura, la riforma degli appalti pubblici, la trasformazione digitale, le riforme nell’istruzione e nelle università, l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, la riforma della Pubblica Amministrazione.

Al netto di osservazioni della Commissione Ue e di slittamenti dei tempi di ricezione dei chiarimenti, la tranche di giugno dovrebbe essere garantita.

I tempi elettorali, però, mettono in ombra le scadenza di dicembre: la terza parte dei finanziamenti da circa 20 miliardi di euro arriverà in tempo? Il nuovo Governo riuscirà a concretizzare i 55 punti in ballo per avere i fondi?

Su questi interrogativi poggia il rinnovato scetticismo sulla credibilità del sistema Italia.

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