L’Italia non ha armi per una guerra: ecco quanto ci costerà adeguare l’esercito

Alessandro Cipolla

27 Marzo 2023 - 12:25

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Dalle audizioni dei vertici delle nostre Forza armate è emerso come l’Italia non sarebbe pronta in caso di guerra: ammodernare l’esercito ci costerà quanto una finanziaria.

L’Italia non ha armi per una guerra: ecco quanto ci costerà adeguare l’esercito

L’Italia al momento non sarebbe pronta ad affrontare una guerra, specie se mondiale o nucleare. Questo è quanto sembrerebbe emergere dalle recenti audizioni dei vertici delle nostre Forze armate alle varie commissioni parlamentari.

I tanti anni in cui la spesa militare non ha fatto registrare particolari scossoni e le forniture di armi e sistemi di difesa all’Ucraina, di fatto avrebbero reso il nostro esercito al momento non pronto a una guerra moderna come quella che si sta combattendo da oltre un anno in Ucraina.

Una problematica questa che non riguarderebbe soltanto l’Italia ma anche molti degli altri eserciti del Vecchio Continente, tanto che l’Unione europea la scorsa settimana ha approvato un piano da 2 miliardi per rifornire di munizioni gli arsenali ucraini e dei Paesi comunitari.

Stando a quanto si apprende, di miliardi l’Italia ne dovrà spendere molti di più per adeguare l’esercito agli standard delle nuove guerre, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che in Parlamento ha ribadito la volontà di aumentare la spesa militare come chiesto dalla Nato.

Questo governo è abituato a difendere l’interesse nazionale: non abbiamo mai fatto mistero di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari, come hanno fatto i governi precedenti, magari di soppiatto, senza metterci la faccia - ha dichiarato Meloni in Senato -. Noi la faccia ce la mettiamo convinti che rispettare gli impegni sia vitale per tutelare la sovranità nazionale. La libertà ha un prezzo: se non sei in grado di difenderti lo fanno altri ma lo faranno imponendo un prezzo”.

Per l’Italia così il “prezzo” appare essere assai salato.

Italia: quanto costerà rendere l’esercito pronto a una guerra

Visti i rischi di una escalation in Ucraina con la guerra che potrebbe allargarsi da un momento all’altro anche alla Nato, come riferisce Milex l’Italia in questo 2023 spenderà 800 milioni in più per le spese militari rispetto allo scorso anno: da 25,7 miliardi si passerà a 26,5 miliardi.

Un aumento che non ci farà arrivare a quel 2% del Pil di spesa militare richiesto dalla Alleanza atlantica, anche se Giorgia Meloni e il suo governo hanno ribadito di voler raggiungere questa asticella.

Del resto la situazione delle nostre Forze armate al momento non sarebbe delle migliori, come emerso dalla audizione alla Commissione Difesa ed Esteri del Senato del capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone.

Il sostegno all’Ucraina ha creato problemi un po’ a tutti - ha dichiarato Cavo Dragone come riportato dall’Ansa -, quando mi sono trovato nei vari consessi con le nazioni alle alleate o con quelle che fanno parte con altri del gruppo di contatto per l’Ucraina, sono stati tutti fortemente coinvolti e preoccupati per l’abbassamento del livello delle scorte, che non si è abbassato oltre il livello di allarme ma tutti quanti ci siamo avvicinati a quel limite e ci siamo resi conto che non abbiamo un supporto adeguato in questi casi”.

Visti i rischi di una guerra, come scrive La Repubblica durante le varie audizioni i vertici delle Forze armate avrebbero presentato “il loro elenco delle priorità” per adeguare mezzi e organicialla lezione dell’Ucraina”.

Così tra tank, F-35 e portaerei, secondo il quotidiano l’Italia nei prossimi anni dovrà spendere la bellezza di 30 miliardi extra per adeguare il proprio esercito, pena l’essere non pronti ad affrontare una guerra.

Del resto lo scorso giugno la Germania ha approvato un piano speciale da 100 miliardi per il proprio esercito, mentre la Polonia è pronta a portare al 4% del Pil le spese militari rinnovando totalmente mezzi e tecnologie.

La guerra fa paura e l’Italia dovrà mettere pesantemente mano al portafoglio per non rimanere indietro in questa corsa mondiale agli armamenti.

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