L’Italia che verrà, tra sfide e stime economiche cupe: un’analisi

Violetta Silvestri

10 Settembre 2022 - 16:28

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Si avvicina il 25 settembre e l’Italia al voto incuriosisce analisti anche all’estero, soprattutto su come il nuovo Governo riuscirà ad affrontare sfide economiche non facili per il Paese. Un’analisi.

L’Italia che verrà, tra sfide e stime economiche cupe: un’analisi

I vincitori delle elezioni italiane del 25 settembre si faranno carico di un’economia ancora “calda” per il boom estivo, ma con prospettive sempre più cupe: questo l’incipit di un’analisi sull’Italia al voto e sul suo prossimo futuro di Bloomberg.

Debito elevato, shock inflazionistico, crescita debole, invecchiamento della popolazione e ostinate disparità Nord-Sud faranno da cornice al nuovo Governo, molto probabilmente guidato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con una coalizione di centro-destra.

Stando ai commentatori esteri, tale composizione politica, che comprende la Lega e Forza Italia dell’ex premier Silvio Berlusconi, si è impegnata a mantenere l’economia in carreggiata e le finanze pubbliche sane. Le dichiarazioni su un maggiore intervento statale e una storia di disprezzo nei confronti dell’Unione Europea da parte di membri della coalizione come Salvini hanno tuttavia lasciato gli investitori nervosi.

Sono diverse le sfide economiche che il nuovo Governo dovrà mostrare di saper affrontare con credibilità: l’analisi Bloomberg osserva tutte le debolezze nazionali.

L’Italia ha almeno 4 problemi economici: l’analisi

La riflessione sul nostro Paese alla vigilia di un voto inaspettato quanto cruciale parte da considerazioni economiche in realtà già note, ma assai indicative di come l’Italia sia considerata all’estero.

L’analisi di Bloomberg, infatti, insiste innanzitutto sull’arduo compito del nuovo governo riguardante il debito.

Negli ultimi 30 anni, scrivono sul giornale internazionale, i leader politici hanno lottato per gestire i giganteschi prestiti dell’Italia. Più di recente, le misure per proteggere l’economia dalla pandemia hanno portato il rapporto debito/PIL vicino ai livelli visti l’ultima volta all’indomani della prima guerra mondiale.

L’esecutivo di Mario Draghi, con la spinta dell’inflazione e di una ripresa economica migliore del previsto, ha centrato l’obiettivo di diminuire il rapporto. Qualsiasi successore deve affrontare la sfida di mantenere questa traiettoria del debito, proprio mentre si intensifica la crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina.

Il modo migliore per farlo è attraverso la crescita, ma è qui che l’Italia mostra le sue maggiori crepe. Il turismo post-pandemia e il sostegno dell’Ue hanno recentemente aiutato l’economia a sovraperformare altri grandi Paesi della zona euro, ma è improbabile che tale slancio duri.

Il secondo grande tema è l’inflazione, che sebbene accomuni tutta l’Europa sconvolta dal vortice energetico, ha rivolti particolarmente rischiosi per l’Italia. Attualmente è all’8,4%. Mentre erode il debito, ha danneggiato le finanze degli italiani comuni, alimentando il malcontento. Inoltre, gli aumenti dei tassi di interesse necessari per tenere sotto controllo i prezzi al consumo spingono anche il costo dei prestiti pubblici. E questo è un allarme per il Belpaese fortemente indebitato.

Un terzo problema elencato da Bloomberg è la diminuzione della popolazione del Paese. Le Nazioni Unite stimano che il numero degli italiani scenderà a circa 37 milioni entro il 2100 dai quasi 60 milioni attuali. Potrebbe essere anche peggio senza la migrazione, che i candidati di centrodestra vogliono limitare.

Il problema demografico è un’altra pressione sulle finanze pubbliche. Una popolazione che invecchia significa meno giovani occupati che sostengono le pensioni di un numero crescente di pensionati. “Le persone dovranno lavorare fino a tarda età e sarà necessaria una maggiore produttività con investimenti nell’innovazione e in altre aree”, ha affermato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

La quarta sfida è il nodo strutturale perenne del divario economico del Paese, che alimenta le tensioni politiche e fiscali. Il Nord, in particolare la Lombardia produce costantemente la quota maggiore della produzione, mentre il Sud dipende dal sostegno finanziario.

Il Recovery Fund dell’Ue mira a colmare questa disparità. L’Italia è il principale beneficiario, con quasi 200 miliardi di euro in arrivo. Circa il 40% del denaro è destinato a rilanciare l’economia meridionale, in particolare su infrastrutture, salute, istruzione, progetti verdi e digitali. Il mancato rispetto delle scadenze pertinenti potrebbe ostacolare la sua più grande possibilità di rinnovo.

Con queste premesse l’Italia si presenta al voto e alla valutazione estera: il mondo guarda l’economia nazionale ora più che mai.

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