Istat su Manovra: il 44% delle famiglie guadagnerà €276 in più nel 2026 con taglio Irpef

Donato De Angelis

6 Novembre 2025 - 11:35

Istat al Senato: taglio Irpef da 276 euro per 11 milioni di famiglie, riforma ISEE con benefici medi di 145 euro. 5,8 milioni rinunciano alle cure, nessuna recessione tecnica attesa.

Istat su Manovra: il 44% delle famiglie guadagnerà €276 in più nel 2026 con taglio Irpef

Nel corso dell’audizione sulla Legge di Bilancio 2026 in Senato, l’Istat ha presentato una serie di dati che fotografano il quadro economico e sociale dell’Italia, tra rinunce alle cure, effetti delle misure fiscali e prospettive macroeconomiche.

Gli effetti del taglio tasse sugli italiani

Sul fronte fiscale, l’Istat ha stimato gli effetti delle misure previste in manovra. Il taglio di due punti percentuali della seconda aliquota Irpef coinvolgerebbe oltre 14 milioni di contribuenti, con un beneficio medio annuo di circa 230 euro. Considerando i nuclei familiari, la misura interesserebbe 11 milioni di famiglie – il 44% del totale – con un vantaggio medio pari a 276 euro, dato che all’interno di uno stesso nucleo possono esserci più contribuenti.

I benefici della riforma ISEE

Un altro capitolo riguarda le novità sul calcolo dell’ISEE. Secondo l’Istat, le modifiche introdurrebbero un beneficio medio di 145 euro l’anno per circa 2,3 milioni di famiglie (l’8,6% del totale). Il vantaggio cresce per i nuclei più poveri, che riceverebbero in media 263 euro, pari a un incremento del 2,2% del reddito familiare.

Tuttavia, il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha precisato che le famiglie in maggiore difficoltà rappresentano solo una piccola parte del totale dei beneficiari, poiché in larga misura già accedevano alle prestazioni oggetto della revisione. Quasi il 70% dei nuclei che trarranno vantaggio dalle modifiche si colloca infatti nei quinti medi della distribuzione del reddito, ovvero nel terzo e quarto quintile.

Il triste nodo della rinuncia alle cure

Secondo l’Istituto di statistica, nel 2024 il 9,9% della popolazione – pari a 5,8 milioni di persone – ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi a causa delle liste d’attesa, di difficoltà economiche o della distanza delle strutture sanitarie. Si tratta di oltre un milione di individui in più rispetto al 2023, quando la quota era pari al 7,6% (4,5 milioni di persone).

La motivazione principale resta l’allungamento delle liste di attesa, indicata dal 6,8% dei cittadini: un dato in forte crescita rispetto al 4,5% dello scorso anno e al 2,8% del 2019. Il fenomeno risulta più diffuso tra gli over 45, con punte del 9,1% tra gli anziani sopra i 65 anni e del 9,4% tra le donne tra i 45 e i 64 anni. Sul piano territoriale, il problema appare più marcato al Centro (7,3%), seguito dal Nord (6,9%) e dal Mezzogiorno (6,3%).

Non ci sarà una recessione tecnica

Infine, sul quadro macroeconomico, l’Istat esclude per ora l’ipotesi di una nuova recessione. “La crescita congiunturale nel quarto trimestre non dovrebbe essere particolarmente vivace ma in questo momento per i dati che abbiamo a disposizione non ci immaginiamo un’altra variazione negativa”, ha spiegato Claudio Vicarelli, dirigente del servizio analisi dei dati. “Abbiamo pochissimi dati, ma la mia impressione personale è che non dovremmo avere una recessione tecnica”.

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