Isee da rifare prima della scadenza, ecco quando perde valore prima del 31 dicembre 2023

Simone Micocci

16 Febbraio 2023 - 11:57

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Non sempre l’Isee scade il 1° gennaio dell’anno successivo: ci sono dei casi in cui perde di valore prima e quindi è necessario presentare subito una nuova Dsu.

Isee da rifare prima della scadenza, ecco quando perde valore prima del 31 dicembre 2023

Solitamente l’Isee ha scadenza il 1° gennaio di ogni anno, quando va rinnovato presentando la nuova Dsu con cui andranno comunicati redditi e patrimoni aggiornati (riferiti a due anni prima). Tuttavia, ci sono delle situazioni in cui l’Isee va rifatto prima della scadenza in quanto - a seconda della misura percepita - perde di valore al verificarsi di determinate circostanze.

A tal proposito, è bene sapere quali sono i casi in cui l’Isee “scade” già prima del 31 dicembre di ogni anno e quindi bisogna ripresentare una nuova Dsu se non si vogliono rischiare spiacevoli conseguenze.

Isee corrente

Il primo caso da trattare riguarda l’Isee corrente, ossia quell’attestazione risultante dalla valutazione di redditi e patrimoni riferiti all’anno precedente anziché a due anni prima.

Nel dettaglio, l’Isee corrente è uno strumento nato per tutelare le famiglie che nell’ultimo anno hanno subito un peggioramento della situazione economica tale da dover essere rilevata anche ai fini Isee. Per dar loro la possibilità di percepire bonus e agevolazioni che possono rappresentare un valido aiuto, viene permesso di calcolare l’Isee prendendo in considerazione i redditi e patrimoni più aggiornati laddove la situazione economica sia peggiorata a tal punto da aver comportato una variazione negativa di almeno il 25% per i redditi o del 20% per i patrimoni.

Inoltre, laddove un componente del nucleo abbia perso il lavoro a tempo indeterminato, con l’Isee corrente si potrà tener conto della situazione reddituale degli ultimi due mesi.

Tuttavia, l’Isee corrente ha una scadenza differente da quello ordinario. In ogni caso scade il 1° gennaio dell’anno successivo, ma è importante ricordare che va comunque rinnovato dopo sei mesi dalla richiesta, oppure - laddove nel frattempo si verifichi una variazione della situazione occupazione (ad esempio in caso di reimpiego) o della fruizione dei trattamenti - dopo due mesi.

Non rinnovare l’Isee corrente prima della scadenza avrà come conseguenza la perdita delle agevolazioni o bonus a esso collegati, con l’Inps che tornerà a fare riferimento al valore dell’attestazione ordinaria.

Mettiamo il caso che una famiglia abbia Isee di 15.000 mila euro e Isee corrente di 5.000 euro e che grazie a quest’ultimo possa beneficiare del Reddito di cittadinanza. Se dopo 6 mesi l’Isee corrente non verrà rinnovato l’Inps prenderà come riferimento i 15.000 euro dell’Isee ordinario, facendo così scattare la decadenza del Rdc per perdita dei requisiti (visto che il limite Isee è di 9.360 euro).

Lo stesso vale per l’assegno unico: se con l’Isee corrente è stato possibile godere di un importo maggiore, alla scadenza di quest’ultimo verrà considerato nuovamente l’Isee ordinario con un ricalcolo - al ribasso - dell’assegno.

Variazione del nucleo familiare

Altra casistica in cui l’Isee perde di valore e quindi è necessario provvedere all’aggiornamento della Dsu con la richiesta di una nuova attestazione è quella che riferisce alla variazione del nucleo familiare.

L’aggiunta, come pure l’uscita, da parte di un componente comporta infatti variazioni nell’Isee. Vanno considerati, o tolti, redditi e patrimoni riferiti al componente oggetto della variazione e anche laddove si trattasse di un nullatenente è necessario rifare l’Isee in quanto cambia la scala di equivalenza, ossia quel parametro che viene applicato sulla situazione economica del nucleo per arrivare al risultato finale dell’attestazione.

In particolare, per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza c’è una procedura ben precisa. I percettori di Rdc, infatti, devono presentare una nuova Dsu ai fini Isee entro due mesi dalla variazione del nucleo familiare, pena la decadenza del beneficio. Inoltre, eccetto i casi in cui tale variazione dipenda da nascita o morte di un componente, sarà necessario anche presentare una nuova domanda di Rdc.

Un’apposita procedura è prevista anche per l’assegno unico. Come spiegato dall’Inps, infatti, alla variazione del nucleo bisogna presentare una nuova Dsu e laddove la modifica dovesse riguardare una nuova nascita bisognerà darne informativa attraverso l’apposito applicativo.

Come si legge nella circolare Inps n. 23 del 9 febbraio 2022, infatti, il genitore richiedente dell’assegno unico ha la possibilità di aggiungere ulteriori figli in ipotesi di nuove nascita nel corso dell’anno, fermo restando però la necessità di aggiornare la Dsu già presentata per gli eventi sopravvenuti. Serve, dunque, l’una e l’altra: tant’è che senza modifica alla domanda l’Inps non erogherà l’assegno unico per il nuovo nato neppure laddove ne venga informato con il nuovo Isee.

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