L’inflazione rallenta sempre di più in Europa (e in Italia). Cosa farà la Bce?

Violetta Silvestri

30/11/2023

30/11/2023 - 13:19

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I dari preliminari sull’inflazione di novembre hanno sorpreso: i prezzi rallentano più delle stime, in Europa e in Italia. Il messaggio per la Bce è di accelerare sui tagli dei tassi?

L’inflazione rallenta sempre di più in Europa (e in Italia). Cosa farà la Bce?

Buone notizie sull’inflazione: i dati preliminari di novembre hanno evidenziato un rallentamento maggiore delle attese in Eurozona, con un risultato positivamente sorprendente anche in Italia.

Nella zona euro i prezzi al consumo sono calati più del previsto questo mese, sfidando la visione della Banca centrale europea secondo cui la crescita inflazionistica può ancora continuare. Questi dati alimentano le scommesse sui tagli dei tassi da parte della Bce già all’inizio della primavera a dispetto delle indicazioni esplicite della banca.

In Italia, l’Istat ha registrato un’inflazione su base annua a +0,8%, valore che non si registrava dal 2021.

Il contesto sembra quindi essere favorevole a un cambio di rotta della politica monetaria della Banca centrale europea, anche se restano molti dubbi a Francoforte su quando davvero si possa iniziare a discutere di tagli ai tassi. Per Lagarde bisognerebbe attendere ancora qualche trimestre.

Eurozona: inflazione rallenta, ma di quanto?

La crescita dei prezzi al consumo in Eurozona è scesa al 2,4% a novembre dal 2,9% di ottobre, ben al di sotto delle aspettative per il 2,7%. Quasi tutte le voci – con l’eccezione dei prezzi dei prodotti alimentari non trasformati – hanno contribuito al freno.

Anche le pressioni di fondo sui prezzi si sono allentate più rapidamente del previsto, con l’inflazione al netto di alimentari ed energia, attentamente monitorata dalla Bce, scesa al 3,6% dal 4,2% grazie al forte calo dei prezzi dei servizi.

La Banca centrale europea ha finora sostenuto che le dinamiche di fondo sono più ostinate di quanto sembri e che l’inflazione tornerà effettivamente al di sopra del 3% l’anno prossimo. L’obiettivo del 2% dovrebbe essere soddisfatto solo alla fine del 2025, in parte a causa della rapida crescita dei salari nominali.

Inflazione in calo anche in Italia

In Italia, le stime preliminari per il mese di novembre 2023 hanno indicato una diminuzione dello 0,4% dell’inflazione su base mensile e un aumento dello 0,8% su base annua, rispetto al precedente +1,7%.

Il rallentamento dei prezzi si è verificato anche nell’inflazione cosiddetta di fondo (senza energetici e alimentari freschi), che è passata dal precedente 4,2% all’attuale 3,6%. Buone notizie per il carrello della spesa, con Istat che precisa: “Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,8%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,8%)”.

La netta flessione sul piano congiunturale dei prezzi dei Beni energetici è stata fondamentale per il calo di novembre. Anche la dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e la nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari (+6,1%) hanno contribuito al rallentamento.

Bce pronta alla svolta sui tassi?

I dati preliminari sull’inflazione di novembre hanno riacceso il dibattito su cosa farà la Bce nelle prossime riunioni. Il tema cruciale è il taglio dei tassi.

Se i mercati scontano una diminuzione del costo del denaro già ad aprile, a Francoforte sono molto più cauti. La Bce probabilmente manterrà i tassi al livello record del 4,5% per un periodo prolungato, e anche Yannis Stournaras, il capo della banca centrale greca considerato una colomba, non vede alcun taglio prima della metà del 2024. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha affermato che è prematuro anche solo menzionare i tagli.

In effetti, è probabile che l’inflazione salga ancora prima di tornare al target a causa degli effetti statistici e della riduzione delle misure adottate lo scorso anno dai governi per compensare l’impennata dei prezzi dell’energia. La presidente Christine Lagarde ha avvertito che gli aumenti dei prezzi potrebbero accelerare “leggermente” nei prossimi mesi e il Nowcast di Bloomberg Economics per dicembre indica un’inflazione del 3,2%.

Tuttavia, alzare i tassi di interesse o lasciarli su un livello elevato ancora per molto potrebbe avere conseguenze gravi sull’economia. In parte, un peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie in Euorozona è già in corso. I prestiti alle imprese lo scorso mese hanno mostrato un primo calo annuale dal 2015. Anche il boom immobiliare sostenuto da tassi ai minimi termini è giunto al termine.

Signa in Austria è diventata una delle vittime illustri di questo clima incerto, quando la società fulcro del vasto gruppo immobiliare e di vendita al dettaglio ha presentato istanza di insolvenza questa settimana.

L’Eurozona rischia inoltre la recessione. Per questo, la Bce si trova in una situazione molto scomoda e la prossima riunione di dicembre è già attesa come profetica: tregua sui tassi, nuovo rialzo o messaggi accomodanti per il 2024?

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