Nel giro di pochi giorni il valore del Bitcoin è sceso del 16%: un crollo simile a quello accaduto sui mercati finanziari nel 1929.
Il mese di ottobre ha confermato ancora una volta la sua fama di periodo critico per i mercati finanziari. Questa volta, però, non sono state le Borse a tremare: il protagonista è stato il Bitcoin. In poco più di una settimana, la criptovaluta più famosa del mondo ha perso circa il 16% del suo valore, scendendo sotto la soglia psicologica dei 100.000 dollari. Un calo persino più marcato di quello registrato dalle azioni durante il celebre crollo di Wall Street del 1929, evento che cambiò per sempre la storia economica mondiale.
Per molti investitori si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Tuttavia, come ricordano diversi analisti, i ribassi improvvisi non sono affatto rari nei mercati finanziari, soprattutto in quelli dominati dalla speculazione e dall’alta volatilità. Una teoria pubblicata sulla rivista Nature già nel 2002 spiegava che i crolli sono fenomeni naturali e inevitabili: si verificano quando i grandi attori del mercato decidono di vendere simultaneamente, generando un effetto domino sui prezzi. In sintesi, non esiste mercato, azionario o cripto, immune da questi scossoni.
Ad influenzare l’andamento anche lo shutdown statunitense
A rendere il contesto ancora più teso, in queste settimane, è lo shutdown del governo statunitense, il più lungo della storia americana. Lo stallo politico ha prosciugato la liquidità dal sistema finanziario, riducendo il denaro in circolazione e mettendo pressione sugli asset più rischiosi, tra cui proprio il Bitcoin. Con meno contante disponibile, gli investitori tendono a diventare più prudenti, spostando i capitali verso beni rifugio come oro e titoli di Stato, mentre la domanda di criptovalute inevitabilmente si indebolisce.
Negli ultimi giorni il Bitcoin è sceso fino a 99.000 dollari, per poi risalire poco sopra quota 103.000. Gli esperti ritengono che l’andamento futuro dipenderà soprattutto da tre fattori: la rapidità con cui la liquidità tornerà sui mercati, la fine dello shutdown e la capacità degli investitori di ritrovare fiducia. Alcuni sottolineano anche il ruolo crescente delle politiche monetarie e dei tassi di interesse, che influenzano direttamente la propensione al rischio degli operatori.
Si intravedono segnali di stabilità
Nonostante il contesto incerto, diversi analisti intravedono segnali di stabilità. Il Bitcoin, spiegano, sta difendendo un livello tecnico cruciale: la media mobile a 50 settimane, attualmente attorno ai 103.000 dollari. Finché resterà sopra questa soglia, il trend rialzista di lungo periodo potrà considerarsi intatto.
C’è poi chi interpreta la recente correzione come un semplice reset di metà ciclo, una pausa fisiologica prima di una nuova fase di crescita sostenuta, tipica delle dinamiche del mercato cripto.
Il Bitcoin rimane un investimento ad alto rischio e ad elevata volatilità, ma non necessariamente in crisi. I crolli fanno parte della sua natura, come di quella di qualsiasi altro mercato. Gli investitori più esperti lo sanno: chi guarda al lungo periodo deve imparare a convivere con le turbolenze, perché ogni ribasso, se affrontato con pazienza, lucidità e strategia, può trasformarsi anche in un’occasione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA