Founder di La Tech Made in Italy e It’s Week, Max Brigida racconta la sua missione: riportare il tech italiano al centro della scena europea e dare voce a un ecosistema da 5,5 miliardi.
Vent’anni nel mondo del software, un’esperienza da founder di una startup e una convinzione ferrea: l’Italia può e deve giocare un ruolo di primo piano nell’innovazione tecnologica europea.
Max Brigida è il volto dietro La Tech Made in Italy e It’s Week, progetti nati per dare visibilità e sostanza a un settore troppo spesso percepito come una “Black Box” dai mercati internazionali, come lui stesso la definisce.
Max si fa portavoce di un ecosistema che oggi vale oltre 5,5 miliardi di euro e continua a crescere anno dopo anno. Ma dietro i numeri c’è una storia di determinazione, visione e voglia di costruire un sistema in cui il talento italiano possa finalmente emergere.
In questa intervista, Max ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e la sua visione per il futuro del settore tech Made in Italy.
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La missione di Max: rendere “visibile” il tech italiano
Il punto di partenza di La Tech Made in Italy è un’esperienza diretta, vissuta sulla propria pelle. Max Brigida ha lavorato per vent’anni nel mondo del software, costruendo e guidando una startup innovativa italiana che è riuscita ad affermarsi a livello internazionale prima di essere venduta dopo dodici anni di attività.
“In questo lungo processo ho vissuto e visto come l’Italia all’estero a livello di Tech sia definita una “Black Box” e come in Italia non ci fosse nulla che parlasse, promuovesse e desse luce alle Tech di casa nostra”, racconta Max.
Un’esperienza che ha messo in luce un problema sistemico: l’assenza di visibilità per le realtà tecnologiche italiane, costrette a investire risorse proprie per farsi notare in un mercato che sembra non accorgersi della loro esistenza.
L’ho vissuto come founder di una tech italiana che non aveva nessun tipo di visibilità se non quella che potevamo avere con degli investimenti nostri. Per quello abbiamo voluto creare La Tech Made in Italy, che vuole essere un ecosistema virtuoso per far conoscere e adottare le nostre soluzioni.
La motivazione è anche più profonda: per Max, ignorare il tech come eccellenza del Made in Italy sarebbe “pericoloso oltre che poco rispettuoso per l’Italia”, che deve invece giocare un ruolo di primo ordine in Europa, insieme a Francia, Inghilterra e Germania.
Il segreto di La Tech Made in Italy: credere in quello che si fa
Con l’Osservatorio Italian Tech Landscape, Max Brigida ha dato forma concreta a questa visione, raccogliendo dati scientifici su un settore che vale oltre 5,5 miliardi di euro e impiega più di 35.000 persone. Una crescita costante, certificata da numeri che continuano a migliorare anno dopo anno. Ma qual è il segreto di questa accelerazione?
“Il segreto è sempre lo stesso. Credere in quello che si fa, lavorare con il focus verso l’obiettivo senza mai distrarsi o avere dubbi”, spiega Max con la concretezza di chi ha vissuto ogni fase di questo processo.
Guardando al futuro, l’ambizione si fa ancora più grande. “Stiamo preparando la 3ª edizione del report e avremo ancora dei numeri migliori e dei dati sui quali si possono fare analisi e capire non in modo intuitivo - ma scientifico - cosa c’è oggi in Italia”, anticipa Max, rivelando anche un dettaglio fondamentale: la terza edizione del report sarà pubblicata in inglese.
La ragione è rendere lo studio accessibile a livello internazionale, trasformandolo in una fotografia credibile per chi volesse venire a investire in Italia. Un passo necessario per aprire il mercato italiano agli investimenti esteri e dimostrare che il settore tech Made in Italy una realtà promettente e misurabile.
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Formazione e data culture: educare fin dalle scuole medie
Parlando di data culture e intelligenza artificiale, Max Brigida è convinto che la competitività del settore tech italiano passi prima di tutto dalla formazione. Serve una nuova generazione di professionisti preparati e consapevoli.
Bisogna sempre partire dal principio fondamentale. L’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale hanno bisogno di professionisti preparati e competenti su come funzionano e come si possono usare queste risorse in modo efficiente.
La soluzione, secondo Max, richiede un intervento strutturale che parta molto prima dell’università. Ma formarsi per cercare un lavoro non basta. Max propone un cambio di paradigma radicale: le università devono insegnare anche “l’importanza di investire e creare”.
Bisognerebbe educare i ragazzi fin da giovani, anche prima dell’università. Bisognerebbe parlarne già dalle scuole medie, approfondire alle superiori e creare delle università proattive, che non servano solo a formarsi per cercare un lavoro, ma anche a capire come creare aziende, quali sono i benefici di averne una e cosa apporta economicamente alla nazione e in termini di soddisfazione personale.
Una visione che punta a costruire una cultura imprenditoriale solida, capace di generare innovazione e valore per l’intero Paese.
Talento italiano e gap europeo: serve un Sistema Paese
Sebbene quindi l’Italia abbia tutte le carte in regola per competere nel tech a livello globale, rispetto ad altri mercati europei, resta indietro per investimenti in ricerca e sviluppo e adozione digitale. Come colmare questo divario?
Per Max Brigida, il punto di partenza è la storia.
Da sempre siamo stati estrosi e ricchi di talento, questo lo dice la storia. Siamo stati i pionieri della tecnologia, già dai tempi dei romani più di 2.000 anni fa, passando poi per Marconi, Volta, Fagin, Olivetti. In tutte le epoche l’Italia c’è sempre stata.
Ma il presente è diverso. “Adesso siamo un po’ indietro se ci compariamo con altre nazioni Europee (non parliamo di globale, perché per competere globalmente possiamo avere solo una chance, se lo facciamo come Europa)”, ammette con realismo.
Il recupero è possibile, ma richiede una trasformazione radicale.
Bisogna davvero cambiare tutto il Sistema, dalle università, agli accessi a crediti e investimenti, alla promozione dell’ecosistema Tech, all’accettare il fallimento, al voler lavorare come una squadra Italia.
Un passaggio chiave riguarda le istituzioni: “In Primis i vari Ministeri (Made in Italy, Affari Esteri) devono investire e capire che sul Tech bisogna metterci molta attenzione a 360 gradi”. Solo così l’Italia potrà recuperare terreno e costruire un ecosistema competitivo a livello europeo.
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Il consiglio ai giovani: non avere paura di sbagliare
Concludendo, Max Brigida rivolge un messaggio diretto a chi oggi sogna di costruire un progetto tech o guidare un team innovativo. Il primo passo, secondo lui, è investire su sé stessi.
A un giovane oggi direi di investire su di sé inizialmente, formarsi, mettersi in discussione e capire cosa davvero voglia fare. Se ha un sogno, che lo faccia senza avere paura di essere giudicato, che faccia sbagli, tanti, perché quando si sbaglia è perché si sta andando oltre al proprio livello di competenza.
Non bisogna temere di chiedere aiuto o consigli, ma soprattutto serve ambizione per “creare qualcosa che possa realmente cambiare il mondo”.
Sulla leadership, Max è netto:
Purtroppo i leader nascono, non si creano. Puoi affinare tecniche, ma quello che trasmette un leader è innato. Quella capacità di motivare e farsi seguire per il sogno comune e far vibrare il cuore di tutti quando si parla di un progetto.
Un talento che non si insegna all’università, ma che si può coltivare con determinazione, visione e la voglia di costruire qualcosa di straordinario. Proprio come ha fatto Max Brigida con La Tech Made in Italy.
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