Il Signore degli Anelli è un classico della Letteratura, eletto dal Centrodestra, in primis Meloni, a manifesto politico: ma il libro è davvero del Centrodestra e perché questa domanda non ha senso?
John Ronald Reuel Tolkien e la sua magna opera, la trilogia de il Signore degli Anelli sono stati eletti e innalzati dal Centrodestra, Giorgia Meloni in primis, come manifesto politico ed espressione di quei valori cari alla destra.
Sembra infatti che ne Il Signore degli Anelli la destra abbia trovato il grimaldello per scardinare la cosiddetta “egemonia culturale della sinistra”, fornendo contemporaneamente una guida ai valori della coalizione.
E a sigillare l’idea che il romanziere sia il maestro del nuovo Centrodestra è - e sarà - la mostra dedicata allo scrittore, a 50 anni dalla sua scomparsa, che è stata inaugurata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il 15 novembre: TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore.
Ma Il Signore degli Anelli è davvero un libro di Centrodestra? La risposta si trova nella costruzione stessa di questo mito che ha avuto inizio tra gli anni ’70 e ’80. Dopo aver definito Dante “padre del pensiero di destra”, sembra quindi che il Governo sta procedendo nell’appropriazione culturale dei grandi classici della Letteratura. È quindi opportuno spiegare come sia nato questo mito destroide de Il Signore degli Anelli e soprattutto perché porsi la domanda non abbia senso.
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Il Signore degli Anelli, un libro di Centrodestra: come nasce questo mito?
Dopo la querelle dantesca, è il turno di Tolkien a incarnare i valori di un Centrodestra tradizionalista, questa volta però la disputa letteraria ha origini storiche ben definite ed è stato oggetto di saggi e analisi da parte di critici e collettivi come Wu Ming 4.
Va detto che l’appropriazione culturale di Tolkien da parte della destra è un fenomeno quasi interamente italiano, in quanto in altri Paesi la trilogia Il Signore degli Anelli è stato eletto a vessillo della sinistra. Basti pensare agli Stati Uniti degli anni ’60 nel pieno degli anni ruggenti della controcultura, dove la trilogia di Tolkien ricoprì un ruolo centrale: hippies inglesi e americani si appuntavano su camicie fiorate spille con scritto “Frodo vive”, espressione di escapismo campestre.
Persino l’editore italiano Rusconi, schierato politicamente a destra, in una ristampa del 1977 definì il libro “la bibbia degli hippies”. Ma non la pensarono così i giovani della destra radicale. Infatti, il caso editoriale del Signore degli Anelli arrivò negli anni ’70 in Italia in una fase di grande turbamento della destra. Stando alle analisi storiche, il ’68 e le contestazioni studentesche avevano provocato una frattura generazionale nel neofascismo, con i vertici del Msi (Movimento Sociale italiano) contrari alle manifestazioni studentesche e i membri delle organizzazioni giovanili che vi aderirono.
Il Signore degli Anelli fornì quindi a giovani neofascisti ideali alternativi ai coetanei di sinistra. All’interno del libro i giovani di destra trovarono il manifesto di:
- un mondo senza partiti (populismo);
- una comunità gerarchica;
- un mondo senza capitalismo.
E sempre la trilogia di Tolkien fornì un’alternativa alle feste-assemblee-concerti delle organizzazioni di sinistra del Pci (Partito comunista italiano). È così che nacque il primo Campo Hobbit del 1977 in provincia di Benevento. E nella costruzione e promozione di una cultura conservatrice, anche solo al livello di semplici slogan, Tolkien fu centrale: negli anni ’80 le riunioni del Fronte della Gioventù romana si chiamarono “Il raduno della Contea”; mentre il celebre verso “le radici profonde non gelano” fu - ed è ancora - utilizzato come stendardo del Centrodestra
In questa appropriazione culturale di Tolkien, la destra italiana non ha mai trovato un confronto con l’opposizione, forse a causa del disinteresse della sinistra al genere fantasy, nell’ottica radical chic di chi prediligeva “generi impegnati” come il surrealismo sovietico o realismo borghese.
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Il Signore degli Anelli e il Centrodestra: esempio del Lector in fabula
In ogni caso, per amor di verità è importante ricordare che Tolkien, tradizionalista cattolico, aveva sempre allontanato l’utopia socialista, così come però aveva allontanato idee di estrema destra come il sistema valoriale nazista. Essendo davanti a un caso prettamente italiano, possiamo dire che furono più i tempi che l’autore a rendere il Signore degli Anelli un manifesto per il Centrodestra. Ma ciò non vuol dire che il libro sia un libro di destra. E soprattutto ha senso interrogarsi su questo?
Se sono sorte immediatamente delle critiche al Ministro Sangiuliano per un altro tentativo di appropriazione culturale, è importante ricordare che le opere letterarie sono molto più di uno schieramento politico, possono offrire più livelli di lettura e complessi piani narrativi che sarebbe riduttivo interrogarsi sulla possibilità che la trilogia sia o meno di destra o sinistra. Senza contare che il mito che la destra ha costruito intorno all’opera e all’autore è un esempio lampante del cosiddetto Lector in fabula di cui parlava Umberto Eco nell’omonimo saggio.
Eco sosteneva, infatti, che il lettore diventa protagonista nell’interpretazione di quanto l’autore ha scritto. Senza addentrarci in tecnicismi letterari e critici, Eco spiegava come la collaborazione attiva avvenisse tra lettore e testo, in quanto l’autore esaurisce il suo ruolo una volta completata l’opera. A questo punto è il testo a consentire diverse interpretazioni da parte del lettore, anche se non previste dall’autore, anche se interpretazioni anacronistiche. Per Sofocle, ad esempio, era imprevedibile che la sua tragedia Edipo Re sarebbe stata interpretata freudianamente.
Lo stesso vale per il Signore degli Anelli, in cui si possono ravvisare segni patriottici oppure messaggi ambientalistici, che di certo mal si coniugano con una certa destra che ancora non ha preso sul serio il cambiamento climatico. Ecco perché domandarsi se Il Signore degli Anelli sia un romanzo di Centrodestra non ha senso: ogni lettore riempie “i vuoti” di un “testo uncinato” con le proprie riflessioni, e talvolta (impropriamente o meno) credenze politiche. Forse per poter godere di una lettura approfondita dell’opera bisognerebbe mettere da parte preconcetti e costruzioni politiche e esplorare realmente le pagine di un’opera come se fosse la Terra di Mezzo.
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