Il significato di corruzione e come funziona il reato in Italia

Giorgia Dumitrascu

21 Maggio 2025 - 13:03

La corruzione è la condotta di un soggetto che induce qualcuno a agire contro i propri doveri ed obblighi, in cambio di denaro o altre utilità.

Il significato di corruzione e come funziona il reato in Italia

La corruzione è uno dei reati più gravi contro la Pubblica Amministrazione, tanto che l’Italia si colloca al 52° posto su 180 Paesi secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2024. Nonostante alcuni progressi, episodi corruttivi continuano a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ma di cosa si tratta esattamente a livello pratico e giudirico?

Reato di corruzione: significato e definizione giuridica

La corruzione è un reato che si verifica se:

“un pubblico ufficiale riceve, accetta o si accorda per ricevere denaro o altri vantaggi in cambio dell’esercizio delle sue funzioni o per compiere atti contrari ai suoi doveri d’ufficio.”

In altre parole, è un patto illecito tra due soggetti: uno offre (il corruttore), l’altro accetta (il corrotto), violando così la legalità e l’interesse pubblico. In particolare, il bene giuridico tutelato è la correttezza, imparzialità e trasparenza della P.A.
La corruzione è disciplinata dagli artt. 318 e 319 c.p., che distinguono tra:

Corruzione attiva e passiva: che differenza c’è?

La corruzione passiva è quella commessa dal pubblico ufficiale che riceve o accetta una promessa di utilità. Invece, la corruzione attiva è commessa dal privato cittadino (o imprenditore, dirigente, ecc.) che offre o promette tali vantaggi al pubblico ufficiale. Entrambi i soggetti sono punibili secondo legge. Si tratta dunque di un reato bilaterale, che richiede l’accordo tra le parti.

Come funziona il reato di corruzione?

Alla base della corruzione c’è sempre un accordo illecito tra il corruttore (di solito un privato cittadino o un imprenditore) che offre o promette denaro, favori o vantaggi e il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che accetta tale offerta in cambio dell’esercizio delle proprie funzioni o per compiere un atto contrario ai propri doveri.

Non è necessario che lo scambio avvenga materialmente: il semplice accordo è sufficiente per configurare il reato. L’accordo può essere verbale, implicito o anche tacito, ma deve emergere la volontà reciproca di corrompere e farsi corrompere.

Le tipologie di corruzione: cosa dice la legge

Il reato di corruzione, non è un fenomeno unico e uniforme, ma si manifesta in diverse forme.

Corruzione propria e impropria

La corruzione impropria è disciplinata dall’art. 318 c.p., si verifica quando un pubblico ufficiale riceve denaro o altri vantaggi non per compiere un atto illecito, ma semplicemente per svolgere una funzione che rientra nei suoi compiti istituzionali. In altre parole, il comportamento non è formalmente illecito, ma è inquinato da un accordo economico che compromette l’imparzialità e l’etica del servizio pubblico.

Diversa è la corruzione propria, prevista dall’art. 319 c.p., che si verifica quando il pubblico ufficiale riceve un compenso in cambio del compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio. È il caso, ad esempio, di un funzionario che altera una graduatoria di concorso pubblico o favorisce un’impresa in una gara d’appalto, in cambio di una somma di denaro.

Corruzione in atti giudiziari

Una tipologia particolarmente grave è la corruzione in atti giudiziari, disciplinata dall’art. 319 ter c.p. In questo caso, il comportamento corruttivo ha lo scopo di influenzare il contenuto di un atto del procedimento giudiziario, come una sentenza o una perizia tecnica. Per la sua incidenza diretta sull’amministrazione della giustizia, questa forma è punita con pene più elevate.

Istigazione alla corruzione e corruzione tra privati

La legge prevede anche l’ipotesi dell’istigazione alla corruzione, contemplata all’art. 322 c.p. Si ha istigazione quando un soggetto tenta di corrompere un pubblico ufficiale, ma l’accordo illecito non si concretizza perché la proposta viene rifiutata. Anche se l’accordo non si perfeziona, la sola offerta o promessa ingiustificata può costituire reato, sia per chi propone (nel caso in cui la proposta venga respinta) sia per il pubblico ufficiale che rifiuta, a condizione che vi sia prova certa del tentativo.

Non va trascurata poi la corruzione tra privati, disciplinata dall’art. 2635 c.c. In questo caso, il reato riguarda i rapporti interni a imprese private: ad esempio, un dirigente aziendale che riceve una somma di denaro da un fornitore per indirizzare una scelta commerciale a favore di quest’ultimo. Anche se non coinvolge la pubblica amministrazione, questo comportamento è comunque lesivo della lealtà e correttezza imprenditoriale ed è punito penalmente.

Differenza tra corruzione e concussione

Corruzione e concussione: sono la stessa cosa? La risposta è no. Sebbene entrambi siano reati contro la P.A, corruzione e concussione hanno natura giuridica e dinamiche molto diverse, che è importante chiarire per comprendere quando si configura l’uno piuttosto che l’altro. Nel reato di corruzione, come abbiamo visto, ci troviamo davanti a un accordo tra due parti consenzienti: da un lato il corruttore (di norma un soggetto privato), dall’altro il pubblico ufficiale che accetta il compenso per svolgere o omettere un determinato atto.

Al contrario, nella concussione (art. 317 c.p.), è il pubblico ufficiale a sfruttare la propria posizione di potere per costringere o indurre qualcuno a dargli denaro o altri benefici. La vittima, in questo caso, agisce per paura o per evitare conseguenze peggiori. Non c’è un patto consensuale, ma un comportamento estorsivo mascherato da autorità.

Reato di corruzione: sanzioni e pene previste

Il reato di corruzione comporta pene severe.

  • La corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318 c.p.) è punita con la reclusione da 3 a 8 anni.
  • La corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.) prevede la reclusione da 6 a 10 anni. Nei casi più gravi, come la corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter c.p.), la pena può arrivare fino a 12 anni.
  • Sono previste anche sanzioni accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici e la confisca dei beni.

L’istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.), se non accettata, comporta una pena ridotta. Esistono, infine, attenuanti per chi collabora con la giustizia o risarcisce il danno (art. 323 bis c.p.).

Corruzione: sentenze e casi storici importanti

Per comprendere meglio come questi reati si manifestano nella realtà, può essere utile fare riferimento a casi noti alla cronaca giudiziaria italiana.
Un esempio è lo scandalo Tangentopoli degli anni ’90, che ha rivelato un sistema diffuso di scambi di denaro in cambio di favori politici e amministrativi, coinvolgendo dirigenti pubblici, politici, imprenditori e funzionari. Le inchieste note come “Mani Pulite” hanno portato alla luce una rete sistemica di corruzione, cambiando per sempre il rapporto tra cittadini e istituzioni.

Più recentemente, altri casi hanno riguardato gare d’appalto pilotate, nomine truccate, favoritismi nell’edilizia pubblica o nella sanità. In tutti questi episodi, il filo conduttore è lo stesso: vantaggi economici o professionali ottenuti grazie alla disponibilità di un pubblico ufficiale a violare i suoi doveri.

La corruzione in Italia: qualche dato per capire

Nel 2024 l’Italia ha ottenuto 54/100 nell’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International, classificandosi 52ª su 180 Paesi (e 19ª nell’UE), con un calo di 2 punti rispetto all’anno precedente – la prima inversione dal 2012.

Secondo l’ISTAT, tra 2020 e 2023 l’1,3% delle famiglie ha ricevuto richieste corruttive (contro il 2,7% del 2015–2016), mentre il 5,4% ha sperimentato almeno un episodio nella vita. Le aree più colpite sono il Centro Italia (6,8%) e le metropoli (8,3%).

I settori più esposti risultano: giustizia (4,8%), assistenza sociale (2,7%), uffici pubblici (2%), sanità (1,3%), istruzione (0,7%), lavoro (0,8%), e forze dell’ordine (0,4%).
Infine, il 20,1% degli italiani ritiene accettabile pagare per aiutare un figlio a ottenere un lavoro, segnalando una tolleranza ancora elevata verso pratiche corruttive.

Come si combatte la corruzione?

Oltre alle sanzioni previste dal Codice Penale, l’ordinamento si è dotato negli ultimi anni di strumenti normativi e istituzionali mirati per arginare il fenomeno. La l. n. 190/2012, nota come “Legge Severino”, ha introdotto un sistema organico di prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione. Questa norma ha obbligato ogni ente pubblico ad adottare un Piano triennale di prevenzione della corruzione, con misure organizzative e controlli interni volti a ridurre i rischi di condotte illecite.

Al centro del sistema di prevenzione si trova l’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione, un organismo indipendente che vigila sulla trasparenza, sul corretto svolgimento delle gare pubbliche e sull’attuazione dei piani anticorruzione negli enti pubblici. L’ANAC può segnalare irregolarità, raccomandare modifiche ai regolamenti e inviare atti sospetti all’autorità giudiziaria.

Sul fronte normativo, anche la disciplina del whistleblowing ha assunto un ruolo dirimente. Con il D.lgs. n. 24/2023, è stata rafforzata la tutela per chi segnala illeciti all’interno dell’amministrazione o delle aziende, proteggendo l’identità del segnalante e vietando atti ritorsivi nei suoi confronti. Si tratta di uno strumento essenziale per far emergere casi di corruzione dall’interno.

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