Il biglietto verde vive il peggior avvio d’anno dal 1973. Nonostante la debolezza contro l’euro, i flussi verso azioni e obbligazioni USA restano massicci. La chiave è l’hedging.
Il dollaro è da decenni il pilastro del sistema finanziario internazionale, ma il 2025 si è aperto con un’anomalia storica: la moneta americana ha registrato il peggior avvio d’anno dal 1973. Il suo successivo rimbalzo estivo si è rivelato debole e incerto, mentre l’ultima tornata di dati sul mercato del lavoro statunitense e le reazioni contraddittorie dell’amministrazione Trump hanno alimentato ulteriore incertezza.
A prima vista, il calo del greenback potrebbe sembrare il preludio a una fuga globale dagli asset americani. Eppure, i dati del Tesoro USA raccontano un’altra storia: gli investitori esteri continuano ad acquistare titoli statunitensi con vigore. Solo tra maggio e luglio, i flussi netti hanno superato i 545 miliardi di dollari, tra Treasury, azioni e obbligazioni corporate.
L’erosione del dollaro non deriva quindi da vendite massicce di asset, bensì da un’ondata di strategie di copertura valutaria. Come sottolinea la BIS (Bank for International Settlements), molti grandi investitori internazionali hanno accelerato il ricorso a derivati – in particolare FX swap e contratti forward – per ridurre l’esposizione a un biglietto verde percepito come vulnerabile. [...]
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