Il caos nel Mar Rosso minaccia il prezzo del gas. Perché può salire?

Violetta Silvestri

19/12/2023

16/01/2024 - 10:12

condividi

La tensione sale nel Mar Rosso e con essa i prezzi del gas: perché c’è allerta in Europa sulla possibilità di un’impennata del costo del carburante? Il commercio delle materie prime è sotto attacco.

Il caos nel Mar Rosso minaccia il prezzo del gas. Perché può salire?

Il prezzo del gas in Europa viaggia sui 33 euro per megawattora in mattinata, ma i futures che scambiano nel benchmark olandese sono saliti a 37 euro per megawattora ieri, a causa dei crescenti rischi per la sicurezza di navigazione nel Mar Rosso che stanno influenzando i mercati energetici.

La BP e altri colossi delle forniture di materie prime hanno bloccato i transiti in questo tratto di mare così prezioso e strategico per il commercio, dopo che i militanti Houthi hanno intensificato gli attacchi contro le navi mercantili e affermato che stanno prendendo di mira le imbarcazioni collegate a Israele.

Se finora gli effetti allargati della guerra in Medio Oriente non si sono palesati, la tensione che sta pericolosamente salendo nel Mar Rosso potrebbe sconvolgere ogni scenario. Gli Houthi sono sostenuti dall’Iran, che supportano Hamas e il popolo palestinese e non a caso questi assalti dei ribelli yemeniti sono diventati più frequenti dallo scoppio della guerra il 7 ottobre.

Gli effetti immediati e più impattanti di una ampia crisi mediorientale sono proprio quelli relativi al mercato energetico. Non solo il petrolio, ma anche il gas rischia di essere coinvolto nel caos del commercio. Con i prezzi suscettibili di rialzi rilevanti.

La tensione nel Mar Rosso colpisce il mercato del gas. Perché c’è allarme?

Il mercato del gas naturale è in stato di massima allerta in questi ultimi giorni di dicembre. I prezzi di riferimento europei per il carburante sono aumentati del 7,7% superando i 35,75 euro per megawattora nell’apertura di martedì 19 dicembre.

Il rialzo risulta irrilevante se confrontato con il massimo storico di 320 euro per megawattora registrato nell’agosto 2022, al culmine della crisi energetica del continente. Tuttavia, il balzo del benchmark olandese resta il segno più concreto di perturbazione nei mercati delle materie prime in seguito al complicarsi delle vicende nel Mar Rosso.

Gli assalti aerei da parte degli Houthi sostenuti dall’Iran, che appoggiano Hamas, sono diventati più frequenti dallo scoppio della guerra tra Israele e il gruppo miliziano. I militanti hanno rivendicato gli attacchi come vendetta contro Israele. Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno ora valutando se espandere una task force marittima esistente nel Mar Rosso per proteggere le navi commerciali. C’è una visibile aria di conflitto, o di massima allerta per la sicurezza, in questa area strategica del mondo.

Le più grandi compagnie di spedizioni del mondo hanno sospeso il transito attraverso questa arteria commerciale cruciale a livello globale e secondo gli esperti l’evolversi della situazione potrebbe impattare sulle catene di approvvigionamento e aumentare i costi di trasporto.

MSC, Maersk, CMA CGM e Hapag-Lloyd hanno tutte affermato nei giorni scorsi che avrebbero evitato il Canale di Suez per motivi di sicurezza. Il canale collega il Mar Rosso al Mar Mediterraneo, che confinano entrambi con Israele. La divisione spedizionieri di container di Evergreen Group si è aggiunta a quella lista lunedì, affermando in una dichiarazione che sospenderà il suo servizio di importazione ed esportazione da Israele con effetto immediato fino a nuovo avviso.

In termini pratici, le navi sono ora costrette a intraprendere la lunga e costosa rotta attorno al Capo di Buona Speranza per evitare questi pericoli. I viaggi attorno all’Africa potrebbero ritardare la consegna di materie prime, beni di consumo, petrolio e gas tra Europa e Asia.

Secondo la US Energy Information Administration, i flussi di GNL attraverso il Mar Rosso hanno rappresentato circa l’8% del commercio globale nella prima metà di quest’anno.

La società privata Trafigura, uno dei maggiori commercianti indipendenti di petrolio e GNL al mondo, ha affermato che sta monitorando la situazione. La Shell ha rifiutato di commentare. Le aziende che trasportano gas naturale, tra cui BP Plc e la norvegese Equinor ASA, stanno scegliendo di evitare il Mar Rosso. Secondo i dati di tracciamento delle navi, le spedizioni dal Qatar, uno dei maggiori produttori di GNL al mondo e un fornitore chiave per l’Europa, continuano a transitare dal Mar Rosso verso il Canale di Suez.

Tuttavia, le deviazioni avvengono anche in un momento in cui l’altra via navigabile da oceano a oceano vitale per il GNL, il Canale di Panama, è gravemente limitata dalla siccità. Ciò significa che un numero maggiore di spedizioni del gas dagli Stati Uniti verso l’Asia potrebbe dover percorrere rotte più lunghe intorno all’Africa meridionale. Con evidente impatto sulla domanda/offerta di tutto il settore globale.

Henning Gloystein, direttore della società di consulenza Eurasia Group ha commetato che i prezzi del TTF, il principale punto di riferimento per il commercio del gas in Europa, potrebbero aumentare del 25-30%

Il pericolo di un’escalation di tensione e di una impennata dei prezzi del gas in Europa è quindi realistica. Le uniche ragioni di ottimismo sono l’offerta di gas naturale liquefatto in Europa abbondante, con scorte a livelli record e temperature a livelli moderati dopo una breve ondata di freddo tali da mantenere la domanda di riscaldamento ad alta intensità di gas sotto controllo.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.