Gli hedge funds scommettono 39 miliardi contro l’Italia. Scaricando Draghi e Btp

Mauro Bottarelli

25 Agosto 2022 - 08:45

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Il Financial Times rovina l’apologia riminese di governo: i fondi speculativi hanno creato la posizione ribassista maggiore dal gennaio 2008. Le ragioni? Instabilità politica e dipendenza da Gazprom

Gli hedge funds scommettono 39 miliardi contro l’Italia. Scaricando Draghi e Btp

La festa è durata poco. Perché mentre le rastrelliere delle edicole italiane trasudavano cronache da canonizzazione laica e in vita del presidente del Consiglio uscente, un impietoso Financlal Times dava conto con evidenza ai dati raccolti da S&P Global Market Intelligence. E in base ai quali, nel solo mese di agosto ancora in corso, gli hedge funds hanno preso in prestito debito italiano per 39 miliardi. La più grande posizione ribassista dal gennaio 2008 e una chiara scommessa contro il nostro Paese. E il suo governo dei Migliori.

Perché se infatti le ragioni addotte dai diretti interessati per giustificare uno short selling di massa simile contro un’economia che solo pochi mesi fa festeggiava trionfante un Pil al +6,6% fanno riferimento all’instabilità politica innescata dal voto e ad alcune stravaganti promesse contenute nei programmi, ecco che la motivazione accessoria scoperchia il vaso di Pandora: Roma è totalmente dipendente da Gazprom e questo apre scenari decisamente foschi già per l’autunno ormai alle porte. Insomma, le famose alternative - LNG statunitense, Angola e Algeria - vengono ritenute talmente insufficienti o inesistenti fa giustificare un moloch speculativo degno della crisi debitoria del 2010-2011.

E non basta. E giustificare la mossa ci ha pensato anche un secondo livello di dipendenza totale del nostro Paese: quello dalla Bce per calmierare artificialmente proprio i premi di rischio del nostro debito pubblico. Stando a S&P, infatti, l’Italia è il Paese maggiormente a rischio da un’eventuale decisione della Bce di bloccare programmi di schermatura gratuita dello spread. Ovvero, quel reinvestimento titolo del Pepp che da più parti, Bundesbank in testa, viene visto come l’ennesima forzatura statutaria cui Francoforte sta prestandosi, di fatto correndo il rischio di vanificare le manovre anti-inflazione condotte attraverso il rialzo dei tassi con operazioni de facto espansive. Insomma, il concambio fra bond dei Paesi core in scadenza e titoli di quelli periferici da acquistare in automatico pare non più garantito. Il +37,2% di aumento su base annua dei prezzi alla produzione tedeschi ha operato da evento spartiacque, come era facile prevedere.

E non basta ancora. Perché a detta dei manager di due fondi attivi nello short come Norbury Partners e BlueBay, l’Italia sta apparentemente giocando il gioco del pollo con la Bce, tanto che nemmeno l’ipotesi di un nuovo strumento di sostegno come lo scudo anti-spread TPI, pur con le sue condizionalità stringenti, sta operando da deterrente contro le scommesse al ribasso. Insomma, la possibilità di far soldi con il tonfo italiano è decisamente alta e sembra compensare qualsiasi controindicazione in tal senso possa giungere da Roma o Francoforte. L’Italia ce la farà anche questa volta, qualunque partito vinca le elezioni, ha dichiarato rassicurante Mario Draghi a Rimini. Forse perché, comunque vada, sarà commissariata?

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