Co-founder di start2impact, TEDx speaker e growth hacker di successo, Virginia Tosti racconta come ha trasformato una scelta universitaria “sbagliata” in una missione imprenditoriale autentica.
Virginia Tosti è co-founder di start2impact, una realtà che in pochi anni ha saputo affermarsi come punto di riferimento per la formazione digitale e l’inserimento lavorativo dei giovani under 30.
Nata nel 2018, la piattaforma è cresciuta rapidamente, passando da una community iniziale di poche decine di studenti a una rete attiva di oltre 20.000 iscritti. Il tasso di placement raggiunto è del 98% entro 6 mesi dalla fine dei Master, uno dei migliori in Europa nel settore edtech.
In questa intervista, Virgina ci racconta l’evoluzione del suo percorso e la motivazione che guida ogni giorno il suo lavoro: offrire ai giovani le opportunità che lei stessa avrebbe voluto avere, aiutandoli a costruire una carriera che sia anche espressione autentica del proprio talento.
Il coraggio di cambiare strada: da laureata in Ingegneria a imprenditrice edtech
Prima di start2impact Virginia aveva scelto di intraprendere una carriera completamene diversa, iscrivendosi a Ingegneria. Lei stessa ci confessa che il punto di partenza della sua missione imprenditoriale è stato proprio un percorso universitario fatto di dubbi e insoddisfazioni:
Sarebbe bello poter dire che ho lasciato ingegneria per il mondo tech, ma la verità è che mi sono laureata, ho fatto l’abilitazione, mi sono iscritta all’albo e solo dopo tutte queste fatiche ho cambiato strada. Perché cambiare strada è sempre complesso e buttarsi su una cosa completamente nuova fa paura.
Pur non sentendosi “portata” per la sua formazione originaria, Virginia riconosce però che l’ingegneria le ha trasmesso alcune competenze utili come “scomporre i problemi, leggere e capire i dati”. Ma soprattutto le ha lasciato una consapevolezza più profonda: “Mi ha fatto capire sulla mia pelle quanto si soffre a stare su una strada che non è la tua”.
È da qui che nasce start2impact, una realtà pensata per offrire ai giovani ciò che a lei era mancato:
Vogliamo far vedere ai giovani altre strade oltre a quelle “standard” dei lavori tradizionali, che non sono più le uniche opzioni possibili.
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Il risultati di start2impact e il successo del modello “imparare facendo”
Il modello proposto da start2impact si è rivelato da subito molto efficace e si può riassumere in due parole: imparare facendo. E i numeri parlano da soli:
“Abbiamo aiutato oltre 2.500 giovani a trovare lavoro tra i 18 e i 30 anni, con un tasso di placement del 98% entro sei mesi dalla fine dei nostri Master, uno dei più alti in Europa.”
Ogni studente lavora su progetti reali e riceve feedback personalizzati da professionisti di aziende come Google, LinkedIn, Microsoft e Amazon. Ma non finisce qui:
Li aiutiamo a scrivere il CV, preparare le candidature e affrontare colloqui simulati con Senior HR Manager e tecnici esperti. Li seguiamo letteralmente da 0 fino a trovare un lavoro in cui possano esprimere la versione migliore di loro stessi.
A fare la differenza, sottolinea Virginia, è la missione di voler “vedere i giovani esprimere tutto il proprio potenziale e dargli quello che noi non abbiamo avuto alla loro età. Così possiamo lasciare il mondo meglio di come l’abbiamo trovato”.
Parlando di come il progetto start2impact si è evoluto nel tempo, abbiamo chiesto a Virginia la sua posizione sul crescente impiego dell’AI nell’edtech:
È uno strumento straordinario per rendere più efficiente l’apprendimento: per esempio, nella personalizzazione dei percorsi o con il nostro simulatore AI, che consente agli studenti di fare pratica 24/7 senza paura del giudizio.
Grazie a questa tecnologia, spiega, i tempi di apprendimento si sono ridotti anche di tre volte. Ma l’elemento umano resta irrinunciabile:
Non possiamo dimenticare l’importanza di creare relazioni con chi domani potrebbe volerti assumere. Per questo integriamo l’AI, ma non la sostituiamo mai alle persone.
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Coltivare competenze per trattenere talenti e valorizzare l’impatto dei giovani
Parlando di innovazione, Virginia ci ha offerto il suo sguardo privilegiato sull’ecosistema italiano e sulle capacità del nostro Paese di trattenere e attrarre talenti. Le abbiamo chiesto quali sono i principali ostacoli che spingono tanti a cercare opportunità all’estero e quali iniziative sarebbero necessarie per rendere l’Italia un mercato del lavoro competitivo a livello globale:
I giovani non scappano solo per lo stipendio, ma per mancanza di fiducia, di percorsi chiari, di meritocrazia.
Secondo Virginia, c’è bisogno di interventi strutturali in ambito educativo e lavorativo: “Serve orientamento già dalle scuole superiori, formazione aggiornata ai reali bisogni del mercato, incentivi alle aziende che investono su giovani e innovazione”. Ma soprattutto, aggiunge, occorre “smettere di trattare i giovani come “inesperti” e iniziare a considerarli risorse in grado di avere un impatto. Noi abbiamo scelto di farlo ogni giorno”.
E poi lancia un messaggio proprio a quei giovani che sognano di avviare un’impresa:
Il primo consiglio è: non farlo per soldi. Fare impresa è un percorso ad alto tasso di difficoltà e senza una motivazione profonda è facile fermarsi alle prime cadute.
Prima di partire, suggerisce, è importante porsi una domanda fondamentale: “qual è lo scopo che voglio dare alla mia vita?” Il resto viene con l’esperienza:
“Sperimenta. Lavora in un’azienda, impara a gestire un team, sbaglia, impara. Oggi fare impresa è molto più accessibile rispetto a 10 anni fa grazie al digitale e all’AI, ma è fondamentale conoscere le proprie leve, avere competenze solide in marketing, design e sviluppo e imparare ad evolvere giorno per giorno ascoltando i bisogni della società.”
Conclude con una provocazione che è anche una chiamata all’azione: “Vuoi diventare un milionario? Risolvi un problema sentito da milioni di persone”.
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