Gli hacker stanno dando la caccia a chi digita queste 6 parole su Google

Pasquale Conte

3 Agosto 2025 - 00:23

Fai attenzione, ci sono 6 parole da non digitare mai su Google. Pare che gli hacker le abbiano prese di mira e siano pronti a truffare vittime ignare.

Gli hacker stanno dando la caccia a chi digita queste 6 parole su Google

C’è un nuovo pericoloso allarme che riguarda tutti gli utenti che utilizzano Google come motore di ricerca. Pare che ci sia una tendenza sempre più diffusa tra gli hacker che punta dritto a ciò che le persone cercano all’interno del sito web di Big G. In particolare, sono stati presi di mira 6 termini chiave, come svelato da alcuni esperti di cybersicurezza.

A riportare la notizia ci ha pensato l’azienda di sicurezza informatica SOPHOS, che ha avuto modo di analizzare più nel dettaglio quanto sta accadendo e di certificare la presenza di una lista precisa di parole da non inserire mai all’interno della barra di ricerca di Google. Fai molta attenzione, rischi di rendere i tuoi dati vulnerabili a possibili minacce del web senza nemmeno esserne consapevole.

Le 6 parole da non cercare su Google

Come spiegato in una nota dagli esperti di SOPHOS, queste 6 parole non dovrebbero più venire cercare su Google. Una delle più insospettabili è “gatti del Bengala”. Alcune persone hanno cercato “I gatti del Bengala sono legali in Australia?” e, dopo aver cliccato su link falsi, hanno perso tutte le proprie informazioni personali.

Essendo collegamenti che appaiono nei primi risultati di ricerca, le vittime li ritengono affidabili e aprono le pagine senza pensarci due volte. C’è però un programma, noto come Gootloader, che è in grado di rintracciare dati sensibili in qualche istante.

Anche solo “Australia”, “legali”, “Bengala” o “gatti” sono termini potenzialmente pericolosi, in quanto tracciati dai cybercriminali per far sì che i loro link sospetti finiscano nei primi risultati di Google.

I rischi per chi viene colpito

Si tratta di una tecnica potenzialmente molto pericolosa che espone gli utenti a enormi rischi. Soprattutto considerando che, in questo caso, cadono tutte le raccomandazioni canoniche in termini di cybersicurezza. Se di norma è bene non cliccare su link sospetti o scaricare allegati poco affidabili per essere sicuri, in questo caso la truffa arriva da uno dei primi risultati di Google.

Come rivelato da SOPHOS, i dati bancari sono i primi ad essere rubati tramite il programma Gootloader. A cascata, tutte le altre informazioni: dal nome e cognome agli indirizzi email, passando per le password e le app installate sui dispositivi. Qualsiasi cosa potenzialmente può finire nelle mani dei malintenzionati.

In questi giorni, le varie aziende del settore lavoreranno per capire se ci sono anche altre parole chiave o termini specifici da evitare su Google. Questo fenomeno potrebbe rappresentare una nuova frontiera delle truffe online, sempre più mascherate e potenzialmente pericolose.

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