La gara del Lotto paga il taglio delle tasse

Patrizia Del Pidio

2 Marzo 2024 - 07:30

Il decreto Giochi accelera per finanziare una riduzione delle tasse, in esso sarà prevista subito una gara per il gioco del Lotto che deve portare almeno un miliardo di euro.

La gara del Lotto paga il taglio delle tasse

Il decreto legislativo che dovrebbe mettere ordine nel settore dei giochi subisce una accelerazione. Il governo con la gara per la concessione del Lotto vuole finanziare la riduzione delle tasse. La spinta viene proprio da questo, visto che l’intenzione dell’esecutivo è quella di introdurre nel decreto una norma apposita che preveda fin da subito l’avvio della procedura dell’affidamento della gestione del gioco del Lotto.

La concessione attualmente vigente, in mano a un consorzio con a capo Igt (ex Lottomatica) scade il 30 novembre 2025, ma la riattribuzione e messa in esercizio, dopo la gara di concessione, prevede una procedura molto articolata che richiede fino a 18 mesi di tempo. Proprio per questo motivo è necessario avviare la procedura con una norma specifica introdotta nel decreto legislativo in questione.

La gara per l’attribuzione del Lotto

Il governo non vuole concedere una proroga all’attuale detentore della concessione e, integrando la gara sul Lotto nel decreto legato al riordino dei giochi, prevedere l’indizione dell’asta con nuove disposizioni. Il bando di gara dovrà essere indetto dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli quanto prima, per consentire di effettuare le operazioni di attribuzione della concessione e il passaggio delle consegne (che potrebbero richiedere fino a un anno e mezzo) entro la scadenza del 30 novembre 2025.

L’attuale concessione, che ha durata nove anni, è stata ceduta nel 2016 per un valore di 770 milioni di euro. Dalla nuova gara l’esecutivo intende incassare molto di più visto che gli attori del settore interessati sono diversi: Igt, che detiene la concessione attualmente, Lottomatica e Sisal a cui si aggiungerebbero anche Allwyn e a la Francaise des Jeux.

Le cifre dell’affare potrebbero prospettarsi molto interessanti, visto che il gioco vale oltre 8 miliardi di raccolta l’anno. L’intenzione sarebbe quella di ricavare almeno un miliardo, ovvero la base d’asta minima su cui innestare le offerte al rialzo.

Il Governo vuol fare cassa con i giochi

La raccomandazione è quella di procedere senza indugio anche con le gare per il “Gratta e vinci”, anche se questa concessione scade solo il 30 settembre 2028. L’esortazione, però, è da intendersi non rispetto alla pubblicazione del decreto, ma come imminente rispetto alla scadenza della concessione stessa.

Da quello che si comprende, quindi, il Governo è intenzionato a fare cassa sui giochi per attuare la delega fiscale e portare nuovamente le tasse a scendere già dal prossimo anno. La riforma fiscale, di fatto, ha bisogno di molte risorse necessarie per rinnovare nel 2025 il taglio del cuneo fiscale per i redditi medio bassi e per ridurre ulteriormente l’Irpef per i redditi oltre i 50.000 euro (passaggio dalle attuali tre aliquote a due già dal prossimo anno).

I giochi costituiscono un buon pozzo a cui attingere per generare coperture, o almeno questo è quello che spera l’esecutivo. Per rendere, poi, la caccia ai finanziamenti ancora più corposa, è stata avanzata anche la proposta di “prevedere l’introduzione della modalità di gioco cosiddetta ‘liquidità condivisa’ (o anche ‘liquidità internazionale’) con fonte regolamentare al fine di potenziare l’offerta di gioco in Italia, con riferimento in particolare al gioco del poker on line”. Su quest’ultimo passaggio, però, c’è stata la forte opposizione del Pd in commissione Finanze perché il rischio è quello di fare passi indietro nel contrasto al gioco d’azzardo patologico online.

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