Flat tax e tassa sul contante? Non servono per la lotta all’evasione. L’intervista al Prof. Lupi

Rosaria Imparato

23/09/2019

23/09/2019 - 18:52

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Intervista al Professor Lupi durante il convegno «Fisco & Futuro» del 23 settembre che Money.it sta seguendo in diretta a Torino. Tra gli argomenti trattati la lotta all’evasione e come né flat tax né tassa sul contante siano soluzioni efficaci.

Flat tax e tassa sul contante? Non servono per la lotta all’evasione. L’intervista al Prof. Lupi

I temi del convegno “Fisco & Futuro” organizzato da Eutekne a Torino oggi 23 settembre 2019 orbitano intorno alle nuove tecnologie e all’impatto che queste hanno sul lavoro e sulle politiche fiscali.

Money.it ha seguito il convegno in diretta e ha intervistato il Professor Raffaello Lupi sul tema della digitalizzazione, la possibilità di una Robot tax e la lotta all’evasione.

In particolare, il professor Lupi si è soffermato sul fatto che né flat tax né una tassa sui contanti possano essere soluzioni efficaci per recuperare il gettito erariale perduto.

Si è espresso, inoltre, anche sulla necessità da parte dello Stato di intervenire per creare nuove opportunità di lavoro se il mercato non funziona, senza aspettare che se ne occupino i privati.

Flat tax e tassa sul contante? Non servono per la lotta all’evasione. L’intervista del Prof. Lupi

L’intervista al professor Raffaello Lupi, professore ordinario di diritto tributario presso l’Università Tor Vergata di Roma, si è svolta durante il convegno Fisco & Futuro che si è tenuto oggi 23 settembre a Torino.

Il Professor Raffaello Lupi ai microfoni di Money.it si è soffermato in particolar modo di come né flat tax né tassa sul contante possono considerarsi soluzioni efficaci per la lotta all’evasione.

Per quanto riguarda la famigerata tassa sul contante, il problema, secondo il professore di diritto tributario, nasce dal fatto che ad essere controllati saranno solo i contanti di chi “non si conosce”, perché con i professionisti con cui si ha un rapporto consolidato (un medico, o un artigiano) si trova facilmente il modo di aggirare i controlli.

La conseguenza diretta è che in questo modo viene controllata solo una minima parte del contante realmente usato, e quindi non è così che si colpisce la grande evasione.

Il Professor Lupi non si dice ideologicamente contrario a maggiori controlli sui conti correnti, anche se il sistema pensato fino ad ora risulta essere basato su un meccanismo “troppo macchinoso” e quindi facilmente eludibile.

Niente mezzi termini, invece, sulla flat tax:

“non sta in piedi, è un’illusione pensare che diminuendo le aliquote si possa recuperare l’evasione.”

Non si può pensare che esista l’evasione perché le aliquote sono troppo alte, continua il professor Lupi.

La realtà è che ci sono dei “redditi meno facilmente determinabili”, e quando un’azienda, anche molto piccola, lavora coi privati, anche un’ipotetica aliquota al 2% sarebbe evasa, perché spesso il guadagno dell’azienda è talmente basso che anche una mini-aliquota del genere sarebbe troppo.

“Rimodulazione aliquote IRPEF, digitalizzazione e intervento dello Stato: così si aiutano i cittadini”, l’intervista di Lupi

In merito all’articolazione del nostro sistema tributario, il Professor Lupi è convinto che l’aliquota del 38% vada abbassata, perché scatta troppo presto (a 27.000 euro).

Non flat tax, dunque, ma una rimodulazione delle aliquote IRPEF.

É lo Stato, secondo Lupi, che deve intervenire per creare nuove opportunità di lavoro nel momento in cui il mercato è bloccato o non funziona: non si può aspettare che siano le grandi aziende dei privati a creare nuovi posti di lavoro.

La digitalizzazione, con le nuove tecnologie sempre in evoluzione, porta inevitabilmente alla perdita di certe categorie di posti di lavoro, ma è impensabile che si rallenti la propria produzione per rimanere in un sistema più lento e più costoso.

É qui che lo Stato deve adoperarsi, inventandosi qualcosa di “socialmente utile”, venendo in aiuto delle categorie di lavoratori sostituite dalla tecnologia.

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