È davvero giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse?

Anna Maria D’Andrea

6 Giugno 2018 - 16:18

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Con la flat tax chi guadagna di più pagherà meno tasse e, per il leader della Lega e Ministro dell’Interno Matteo Salvini è giusto sia così. Ha davvero ragione?

È davvero giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse?

Con la flat tax pagherà meno tasse chi guadagnerà di più: ad affermarlo è il Ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini.

Non è iniziato proprio nel migliore dei modi il Governo del Cambiamento che, dopo l’affermazione negazionista del neo Ministro della Famiglia Fontana sulle famiglie arcobaleno, rischia di trasformarsi nel Governo che “toglie ai poveri per dare ai ricchi”.

È nel corso di un intervento a Radio Anch’io che il Ministro Salvini decide di trasformarsi inaspettatamente da Robin Hood a Mr. Hyde, confermando quanto già sostenuto negli scorsi mesi dai più critici: la riforma fiscale della Lega, la “tassa piatta” con aliquote al 15% e al 20% sarà vantaggiosa soltanto per pochi.

Il ragionamento è facile a farsi: nonostante per i redditi più bassi la flat tax preveda l’introduzione di un sistema di deduzioni progressive, a beneficiare dell’abolizione dell’attuale sistema di tassazione per aliquote e scaglioni Irpef saranno i più ricchi.

Un dato di fatto che, tuttavia, non rappresenta una criticità secondo Salvini: è giusto, o meglio sarebbe dire “ovvio”, che chi guadagna di più paghi meno tasse. Ma è davvero così?

Cosa dice la Costituzione

A stabilire i principi fondamentali del sistema fiscale italiano è l’articolo 53 della Costituzione, il quale afferma:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Pagano i ricchi e pagano i poveri, gli italiani, gli stranieri e gli apolidi a prescindere da lingua o colore della pelle; per lo Stato le entrate tributarie sono fonte di finanziamento per la spesa pubblica e per i servizi di cui tutti usufruiamo.

Tuttavia, sebbene l’obbligo di pagare tasse e imposte abbia carattere universale, l’articolo 53 della Costituzione fissa un punto fermo: il sistema tributario italiano è fondato sulla capacità contributiva di ciascun contribuente e, in pratica, ognuno è tenuto a pagare in base alle proprie disponibilità. In altre parole, è tenuto a pagare più chi vanta un patrimonio maggiore.

Tale criterio è garantito dal principio della progressività che, per quel che riguarda le imposte sui redditi delle persone fisiche, è rispettato grazie all’attuale sistema di tassazione Irpef, costituito da cinque aliquote e cinque diversi scaglioni di reddito.

Un sistema che, stando al programma di Governo di Lega e M5S, sarà presto superato dalla flat tax o dual tax, l’imposta sui redditi di persone fisiche, partite IVA e società con due diverse aliquote: 15% e 20% per redditi superiori ad 80.000 euro.

Cosa ha detto davvero Salvini

Davvero il Ministro dell’Interno tra i più populisti della storia d’Italia ha ribaltato l’articolo 53 della Costituzione affermando che è giusto che i meno ricchi paghino più tasse?

In sostanza si, ma le parole uscite dalla bocca di Matteo Salvini meritano di essere riportate per intero per evitare che gli si attribuiscano frasi e affermazioni parziali e inesatte:

Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Ma l’assoluta intenzione è che tutti riescano ad avere qualche lira in più in tasca da spendere”.

Insomma, più che affermare che è giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse, il leader del Carroccio ha fatto outing, dichiarando che ha ragione chi sostiene che la flat tax sia vantaggiosa soprattutto per i più ricchi.

Al contrario, potrebbe andare addirittura a perderci chi, ad oggi, ha redditi fino a 28.000 euro, ovvero i contribuenti che in base alle regole Irpef sono tassati con aliquota del 23% fino a 15.000 euro e del 27% per la parte che eccede i 15.000 euro.

Questo perché la flat tax comporterà l’abolizione di una serie di detrazioni fiscali che di fatto finiscono con l’abbattere l’Irpef dovuta. Non si conoscono ancora i dettagli su quali bonus e agevolazioni verranno meno ma sta di fatto che per la stragrande maggioranza degli italiani la tassa piatta porterà, nella migliore delle ipotesi, soltanto a pochi spiccioli in più di risparmi.

Flat tax per le imprese: meno tasse, più investimenti

Nell’intervento di Salvini c’è un altro punto che meriterebbe ulteriori approfondimenti, cioè quello in cui il Ministro dell’Interno afferma che meno tasse significa più investimenti, aumento dei consumi e creazione di posti di lavoro. Sarà questo il motivo per cui la flat tax partirà da 2019 soltanto per le imprese?

Eppure non esiste un binomio certo tra riduzione della pressione fiscale e nuovi investimenti; è certo che un maggior risparmio fiscale potrebbe portare a maggiori investimenti, ma si tratta sempre di un’ipotesi.

Quel che è certo è che il quadro ora appare più chiaro: l’abolizione dell’Irpef sarà un respiro di sollievo soltanto per pochi. Per la maggior parte degli italiani la flat tax sarà soltanto l’ennesima iniquità di un sistema fiscale che non avvantaggia i piccoli consumatori, i giovani e le famiglie.

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