Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha messo un deciso punto alla possibilità di accesso ai dati dei conti correnti da parte del Fisco. No a controlli del Fisco generalizzati. Il punto.
Lo spauracchio dei controlli del Fisco sui conti correnti per recuperare le imposte non versate è sempre dietro l’angolo, una proposta ciclica che riceve ora un importante stop e a metterlo è Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze.
A margine del voto per la riforma della Giustizia, il ministro Giorgetti ha rilasciato dichiarazioni importanti per tutti i contribuenti. Alla domanda sulla proposta della commissione tecnica sulle riscossioni che propone l’accesso del Fisco alle informazioni sulle somme nei conti correnti, il ministro Giorgetti ha sottolineato che si tratta di una vecchia proposta e rimarrà tale. Ha ribadito che tale proposta non è ancora arrivata al suo tavolo e nel momento in cui dovesse arrivare la leggerà con attenzione cercando di capire cosa si può fare, ma ritiene che “proprio non ci siano le condizioni per fare una roba del genere”.
Qual è l’ostacolo e perché quindi si parla sempre di controlli del Fisco sui conti correnti?
Accesso ai conti correnti per facilitare la riscossione: la proposta
Come sempre, quando si tratta di interpretare le proposte politiche occorre delimitare il campo. É in atto la discussione sulla rottamazione quinquies e soprattutto sono in corso gli studi per delineare quanto è effettivamente riscuotibile. Si tratta di 408,47 miliardi di tasse non riscosse e secondo la commissione tecnica sarebbe necessario accelerare sulle riscossioni e i pignoramenti
tagliando le procedure e allargando le possibilità di accesso dell’agente della riscossione ai database della fattura elettronica e all’anagrafe dei conti.
Secondo i dati del Sole 24Ore, sarebbero 27 milioni di cartelle non riscuotibili. Di questo 338 miliardi di euro circa sono discaricabili perché riferibili a persone decedute, società cancellate dal registro imprese e prive di coobbligati, soggetti sottoposti a procedure concorsuali chiuse o debiti prescritti. Ulteriori 70,44 miliardi, invece, non hanno prospettive di riscossione.
In base alla relazione tecnica della commissione
sarebbe opportuno prevedere che l’agente della riscossione possa bussare in banca non solo per conoscere l’esistenza o meno del conto corrente, come accade ora, ma anche la sua consistenza attuale
Ci sono però ostacoli legati al diritto alla privacy. Proprio a questo si riferisce Giorgetti quando sottolinea che il controllo dei conti correnti non è possibile.
Riscossione forzata: più poteri agli agenti di riscossione con controlli fiscali sui movimenti dei conti correnti
La relazione tecnica punta a una strategia molto aggressiva che mira, partendo dai dati della fatturazione elettronica anche a riscuotere i crediti derivanti dalle relazioni commerciali tra il contribuente e terze parti. Infine, la relazione rimarca con forza che occorrerebbe semplificare i meccanismi oggi previsti prima dell’avvio della riscossione forzata.
In realtà agire sulle tutele previste per il contribuente sarebbe una strada in controtendenza rispetto a quanto dichiarato dal Governo che cerca, invece, un dialogo e collaborazione con il contribuente e probabilmente si andrebbe alla violazione anche di importanti principi costituzionali.
Se oggi non è possibile verificare la consistenza dei conti correnti in modo coattivo per riscuotere le imposte, perché se ne parla spesso?
In effetti anche noi abbiamo spesso parlato dei controlli sui conti correnti e non si tratta di una falsità, errore, allarmismo o terrorismo psicologico. In primo luogo perché oggi è possibile accedere all’anagrafica, cioè sapere se un soggetto ha dei conti correnti, quanti ne ha e dove sono dislocati. In secondo luogo perché in alcuni casi è già possibile entrare nei conti.
La Corte di cassazione ha più volte previsto che in casi eccezionali ciò è possibile. L’articolo 32, comma 1, n.2, del D.P.R. 600/1973 prevede che gli Uffici del Fisco possano “invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento nei loro confronti, anche relativamente ai rapporti e alle operazioni, i cui dati, notizie e documenti siano stati acquisiti a norma del numero 7”. Il numero 7 si riferisce proprio ai rapporti intrattenuti con le banche.
Si tratta però di un’attività svolta in una fase differente rispetto a quanto oggi si propone: c’è una interlocuzione con il contribuente, il contribuente può non mostrare i dati relativi ai conti…con le conseguenze che ne derivano sotto il profilo probatorio.
Solo in limitati casi l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza possono essere autorizzati ad accedere ai movimenti bancari e ai saldi, con precisa autorizzazione preventiva sul singolo accesso, non come potere generalizzato. Si tratta di casi in cui c’è una valutazione specifica antecedente e un rischio di evasione fiscale di entità rilevante. Oppure c’è una fondata certezza della provenienza delle somme da fatti illeciti.
Non c’è quindi la possibilità di un controllo generalizzato in tutti i conti correnti di coloro che hanno dei carichi fiscali pendenti.
Ciò che manca nel nostro ordinamento è l’accesso nel conto corrente del contribuente generalizzato da parte delle autorità ed è proprio questo tipo di accesso che secondo il Ministro Giorgetti è irrealizzabile.
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