La musica è importante per bar e altri locali, ma non deve creare un disturbo eccessivo. Ecco quali sono gli orari da rispettare e il volume massimo consentito a seconda dei casi.
La musica è fondamentale per i locali, rappresentando un vero e proprio servizio per i clienti di bar, ristoranti, pub e soprattutto locali notturni. La musica alta può però essere motivo di disturbo, soprattutto per chi vive nei pressi dell’esercizio commerciale o addirittura nello stesso palazzo. Il volume e gli orari devono essere contenuti entro certi limiti, poiché altrimenti le persone non riuscirebbero a riposare o comunque a stare in casa senza rinunciare a un ambiente sereno e tranquillo. Ovviamente, non si può limitare del tutto la musica, che insieme agli schiamazzi fa parte del divertimento e dello svago, ma è necessario che sia controllata.
Quando il buon senso e il dialogo non bastano, per farlo bisogna ricorrere alle vie legali, un’eventualità sempre più comune nel nostro Paese. Molte persone agiscono contro gli esercenti lamentando la musica alta fino a tardi, così come tanti locali accusano i vicini di impedire loro di lavorare al meglio. Non è facile trovare un compromesso, ma ci sono precise regole da rispettare. Ecco quali sono e come difendersi.
Orari per la musica in bar e locali
Per comprendere entro quale limite i bar e i locali possono tenere la musica alta bisogna verificare la presenza di ordinanze comunali. Queste ultime possono prevedere restrizioni ben specifiche, sia riguardo agli orari che rispetto ai decibel. Oltre alle specifiche ordinanze, che sono dedicate a periodi o zone particolari, è in ogni caso necessario il rispetto del Regolamento per la disciplina delle attività rumorose.
Ogni Comune disciplina le attività rumorose, compresa la musica alta dei locali, con questo regolamento, tenendo conto delle specifiche esigenze dei cittadini, ma anche della tipologia di attività rumorosa. È proprio questo regolamento, comunque, a stabilire alcune fasce orarie di silenzio. Ecco quali sono, in genere, gli orari maggiormente tutelati.
- Nel periodo tra il 1° giugno e il 30 settembre: dalle 12:00 alle 15:30, dalle 22:00 alle 24:00 e dalle 00:00 alle 08:00.
- Tra il 1° ottobre e il 31 maggio: dalle 12:00 alle 15:00, dalle 22:00 alle 24:00 e dalle 00:00 fino alle 08:00.
- Nei giorni festivi, a prescindere dal periodo: dalle 12:00 alle 15:30, dalle 19:00 alle 24:00 e dalle 00:00 alle 09:00.
Anche se indicativamente sono queste le fasce orarie dedicate al silenzio, ogni regolamento comunale potrebbe variarle e soprattutto cambiarle a seconda dell’attività rumorosa in questione. Per esempio, i rumori provocati dai lavori hanno limiti più stringenti rispetto a quelli che si applicano a bar e locali che mettono la musica alta.
I gestori di questi esercizi commerciali sono comunque invitati dalla maggior parte dei regolamenti comunali a mettere in atto tutte le cautele possibili per evitare di disturbare residenti e passanti.
Regolamento condominiale sugli orari del rumore
Oltre al regolamento comunale, anche il condominio potrebbe inserire nel suo regolamento una disciplina sui rumori e sugli orari destinati alla quiete. Di conseguenza, le attività commerciali all’interno del condominio devono assolutamente verificare la conformità del comportamento, in quanto anche il regolamento condominiale - così come quello del Comune - può stabilire multe e sanzioni.
Il volume massimo della musica
Oltre ai regolamenti specifici che riguardano i rumori e la musica, è bene tenere conto anche della legge nazionale. Pur non prevedendo specifici orari e limiti acustici, infatti, sia il Codice civile che il Codice penale affrontano la questione dei rumori indesiderati.
In particolare, l’articolo 844 del Codice civile vieta le immissioni sul fondo vicino, comprese quelle rumorose, che superano la normale tollerabilità. Quest’ultima fa riferimento a un concetto piuttosto ampio, che riguarda aspetti oggettivi (l’intensità della musica, la durata e l’orario) ma anche elementi soggettivi, ad esempio le necessità di riposo dei vicini per ragioni di salute.
Secondo la giurisprudenza, non dovrebbe mai essere superato il limite di 3 decibel sopra al rumore di fondo. Un criterio che consente di tenere conto del rumore ambientale, permettendo una valutazione adatta a ogni caso specifico. Ci sono comunque diversi elementi da prendere in considerazione per capire quando il volume è davvero eccessivo, tra cui anche la ricorrenza di una festività, la giornata lavorativa e così via.
Come difendersi
Grazie alle previsioni del Codice civile, dunque, i vicini possono adire una causa civile per richiedere la cessazione dei rumori e della musica e il risarcimento danni, anche se la valutazione è spesso rimessa alla consulenza d’ufficio, ad esempio per la misurazione acustica, e dipende comunque dal danno subito (e dalla sua correlazione rispetto al rumore, per esempio in termini di salute uditiva). È inoltre bene sapere che il risarcimento del danno può essere richiesto anche all’amministrazione comunale, responsabile di tenere sotto controllo l’inquinamento acustico.
Quando, invece, la musica è tanto alta e prolungata da infastidire un numero elevato di persone, l’azione ricade sul penale. Nel dettaglio si parla di disturbo della quiete pubblica (più propriamente “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone), un reato previsto dall’articolo 659 del Codice penale che sussiste soltanto quando la musica è in grado di disturbare, anche solo potenzialmente, un elevato e generico numero di persone, ad esempio tutto il quartiere.
Al di fuori delle ipotesi elencate, i locali possono tenere la musica liberamente, avendo diritto a non essere disturbati senza motivo. Eventualmente, potrebbero anche richiedere un risarcimento del danno in caso di lamentele frequenti e immotivate. Si pensi, per esempio, a chi contesta la musica creando fastidio ai clienti e provocando il loro allontanamento dal locale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA