Crisi dell’ordine finanziario occidentale, rallentamento cinese e ricerca di diversificazione: il blocco del Sud Globale si propone come nuova frontiera degli investimenti globali
Negli ultimi decenni, il sistema economico e finanziario mondiale ha gravitato attorno a una struttura ben definita, centrata sugli Stati Uniti e sull’idea della cosiddetta «eccezionalismo americano». In questo schema, Washington ha rappresentato non solo la maggiore potenza economica e militare, ma anche il punto di riferimento per regole, flussi di capitale e innovazione. Oggi, però, questa egemonia sembra entrare in crisi, messa in discussione da tensioni geopolitiche, sfide interne, e dall’emergere di nuove potenze.
In questo contesto, si affaccia un’ipotesi che fino a pochi anni fa sarebbe apparsa remota: il rafforzamento e la centralità crescente di un blocco definito Sud Globale (traduzione italiana di «Global South»), costituito da oltre 130 Paesi in via di sviluppo o emergenti, distribuiti tra Africa, Asia, America Latina e alcune aree dell’Europa orientale e dell’Asia centrale.
Un recente rapporto strategico elaborato da Deutsche Bank – “The Global South: A strategic approach to the world’s fourth bloc” – rilancia la possibilità che il Sud Globale diventi un polo economico, politico e finanziario autonomo e attrattivo, in grado di ricevere una parte crescente dei flussi globali di capitale. [...]
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