Festività patronali in busta paga, ecco come sono retribuite

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26 Settembre 2025 - 18:26

Qual è il trattamento della festa patronale in busta paga? Ecco cosa devono sapere i lavoratori dipendenti tra retribuzione e giorni di riposo.

Festività patronali in busta paga, ecco come sono retribuite

Come vengono trattate in busta paga le festività patronali?” È una domanda che spesso si affaccia nelle conversazioni tra lavoratori, soprattutto perché praticamente ogni città italiana, da nord a sud, dedica un giorno al proprio santo patrono.

La festività patronale è riconosciuta come giornata festiva locale: chi lavora nel Comune che festeggia quel santo è esentato dagli impegni lavorativi, e la ricorrenza è retribuita secondo le stesse regole delle festività nazionali. Tra gli esempi più celebri ci sono San Pietro e Paolo a Roma, sant’Ambrogio a Milano, sant’Oronzo a Lecce o san Gennaro a Napoli: tutte giornate “rosse” che entrano anch’esse in pay-roll con modalità analoghe a quelle nazionali.

Ma da un po’ di tempo si discute di un elemento di novità rilevante, che ha acceso l’attenzione: la Camera ha approvato la proposta di legge che reintroduce dal 2026 la festività nazionale del 4 ottobre, dedicata a San Francesco d’Assisi - patrono d’Italia - soppressa dal 1977. L’iniziativa rientra nelle celebrazioni per l’ottocentenario della sua morte (1226–2026) e comporterà l’inserimento ufficiale del 4 ottobre tra i giorni festivi con impatti sul calendario lavorativo nazionale.

Ma torniamo al tema centrale: se una festività patronale cade in un giorno lavorativo, il lavoratore ha diritto a retribuzione come in un giorno festivo qualsiasi; se cade in un giorno non lavorativo (ad esempio il sabato per chi non lavora il sabato), non sempre è previsto un recupero.

Cerchiamo di chiarire ogni possibile situazione e sciogliere ogni dubbio su come queste giornate vengano tradotte in busta paga. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Quanto e quando è retribuita la festa patronale

Le feste patronali, come anticipato, sono equiparate alle festività rosse sul calendario in tutto e per tutto, quindi sono retribuite come un normale giorno lavorativo.

Per i lavoratori dipendenti, per l’importo esatto della retribuzione bisogna sempre riferirsi al dato indicato nel CCNL della categoria di riferimento.

Andiamo a vedere come funziona la retribuzione e le modalità in busta paga caso per caso:

  • se nel giorno del patrono il dipendente è assente dal lavoro per malattia, maternità o ferie ha comunque diritto al pagamento in busta paga, al pari degli altri colleghi;
  • se la festa del patrono cade di sabato o di domenica, giorni di riposo per il lavoratore, essa è considerata una festività non goduta e quindi conteggiata in busta paga;
  • il dipendente che, per scelta o necessità aziendali, lavora nel giorno del patrono riceverà una retribuzione maggiorata per il lavoro festivo (come avviene a chi lavora a Natale o a Pasqua).

Anche l’importo della maggiorazione è stabilito dal CCNL di appartenenza; ad esempio per gli impiegati nel settore turistico all’importo giornaliero bisogna aggiungere il 20%.

Cosa succede se dipendente e azienda si trovano in città differenti

La festa patronale è legata alle tradizioni di una determinata città, ma può capitare che uno o più dipendenti lavorino da casa in un luogo diverso da quello in cui è collocata l’azienda.

In tal caso, al fine del pagamento in busta paga, conta il Comune in cui l’azienda è situata e non quello di domicilio/residenza del dipendente.

Quindi, per fare un esempio, se un lavoratore vive e lavora a Milano per un’azienda che ha sede a Roma non avrà diritto a percepire la retribuzione per il giorno di Sant’Ambrogio (patrono del capoluogo lombardo).

Se l’azienda ha più filiali in diverse zone d’Italia conta la sede abituale del dipendente, ovvero quella in cui lavora ogni giorno o per la maggior parte dell’anno.

Festa del patrono e scuola: cosa succede con insegnanti e studenti

Nelle scuole italiane la festa del Santo patrono segue regole precise. Il CCNL Scuola richiama infatti la legge n. 937/1977, che garantisce 4 giornate di riposo all’anno: tra queste rientra la ricorrenza del patrono del Comune in cui si trova l’istituto scolastico, purché cada in un giorno lavorativo. In quel caso, la scuola resta chiusa e la giornata è equiparata a una festività a tutti gli effetti.

Per il personale docente e ATA si tratta quindi di un giorno di riposo regolarmente retribuito, senza riduzioni o modifiche in busta paga. Per esempio, a Milano le scuole sospendono le attività il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, mentre a Napoli gli istituti si fermano il 19 settembre per San Gennaro.

Gli studenti, dal canto loro, beneficiano di una giornata libera da lezioni, che rientra nel calendario scolastico ufficiale della città. La festa patronale a scuola non richiede recupero delle ore né influisce sui giorni di ferie, essendo a tutti gli effetti un giorno festivo locale.

Feste patronali e partite IVA

Per i lavoratori autonomi e i titolari di partita IVA, la gestione delle festività patronali è molto diversa rispetto a quella dei dipendenti. Non essendo soggetti a un CCNL né a un rapporto di lavoro subordinato, non esiste un diritto specifico a riposo retribuito nei giorni del patrono. La scelta di sospendere o meno l’attività spetta interamente al professionista, che può decidere di chiudere lo studio o continuare a lavorare normalmente.

In pratica, un avvocato con studio a Bari potrebbe scegliere di non ricevere clienti il giorno di San Nicola (7 dicembre), allineandosi alla chiusura degli uffici pubblici e delle scuole, ma non percepirà alcuna indennità: semplicemente, quel giorno non fatturerà.

Per chi ha rapporti continuativi con aziende o enti, può essere utile verificare i calendari locali: se i committenti sospendono le attività nel giorno del patrono, anche il professionista dovrà adeguarsi, pur senza impatti diretti in “busta paga”.

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