Fed, il messaggio tassi dalle minute. La voglia di tagli c’è, ma i falchi non mancano. Trump sotterrerà l’ascia di guerra contro Powell?

Laura Naka Antonelli

09/07/2025

Pubblicati i verbali relativi all’ultima riunione del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed guidata da Jerome Powell.

Fed, il messaggio tassi dalle minute. La voglia di tagli c’è, ma i falchi non mancano. Trump sotterrerà l’ascia di guerra contro Powell?

Pubblicate stasera dalla Fed le minute relative all’ultima riunione di politica monetaria della banca centrale americana dello scorso 18 giugno 2025, quando il presidente della istituzione Jerome Powell e colleghi hanno votato ancora per confermare lo status quo, ovvero i tassi sui fed funds USA inchiodati al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.

È dal dicembre del 2024 che i tassi rimangono fermi a quel livello, a dispetto degli appelli e delle invettive che arrivano puntualmente dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, da quando è tornato ufficialmente alla Casa Bianca, chiede a Powell di smettere di propendere per la cautela e di annunciare l’agognata sforbiciata.

Un paio di esponenti della Fed apre a taglio tassi a luglio. Ma i falchi rimangono

Niente di tutto questo, almeno fino all’ultimo Fed Day del 18 giugno scorso. Ma dalle minute appena pubblicate arriva una speranza: almeno qualche esponente del FOMC, nell’ultimo meeting, ha manifestato il desiderio di procedere a un taglio dei tassi nella prossima riunione di questo mese.

La maggior parte dei partecipanti (del FOMC) ha intravisto l’arrivo di una qualche riduzione dei tassi nel corso di quest’anno ”, si legge nei verbali, che tuttavia mettono in evidenza anche la profonda frattura che sta spaccando la Banca centrale americana, visto che “alcuni partecipanti hanno detto che il percorso probabilmente più appropriato implicherebbe l’assenza di tagli nel corso del 2025 ”.

La cautela è stata spiegata dagli esponenti hawkish con i livelli ancora elevati dei dati relativi all’inflazione, con le elevate aspettative sull’inflazione e con la resilienza dell’economia.

Il fatto che nelle minute si legga che una “coppia” di funzionari ha affermato che il prossimo taglio possa arrivare già questo mese ha portato subito gli analisti a concludere che le due colombe dovrebbero essere i governatori della Federal Reserve Michelle Bowman e Christopher Waller.

Entrambi, negli ultimi giorni, si sono detti infatti aperti alla possibilità che i tassi sui fed funds USA vengano tagliati nel prossimo meeting del FOMC, in calendario i prossimi 29 e 30 luglio, imponendo come condizione che l’inflazione degli States rimanga sotto controllo. Cosa, quest’ultima, di cui non è convinto tuttavia il numero uno della Fed Jerome Powell, che tentenna da un po’, lasciando i tassi invariati al livello a cui sono stati portati l’ultima volta nel dicembre del 2024.

I punti di forza dell’economia USA che avallano tassi ancora fermi

Detto questo, i verbali confermano tutta la fiducia, in generale, della Federal Reserve, nei confronti di una economia che non chiede a suo avviso di essere soccorsa dal rischio di una contrazione eccessiva.

I dati recenti hanno indicato che le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste solide. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,2% a maggio, allo stesso livello dei due mesi precedenti. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro e il rapporto tra l’occupazione e la popolazione è sceso a maggio, ma è rimasto vicino ai livelli riportati da inizio anno”, si legge nei verbali, che illustrano altri punti di forza dell’economia USA.

Il numero delle buste paga è salito a un ritmo solido a maggio, lievemente al di sopra del ritmo medio mensile dei quattro mesi precedenti, mentre il rapporto tra i posti vacanti e il numero delle persone in cerca di una occupazione è rimasto invariatio a 1 a maggio. I salari medi orari di tutti i dipendenti sono saliti del 3,9% su base annua, nel mese di maggio, riportando un trend lievemente inferiore rispetto all’anno precedente”.

Un quadro rassicurante, e più di un punto a favore dei falchi, che potrebbero sponsorizzare lo status quo sui tassi anche nel mese di luglio, soprattutto se si considera che, così come si legge nei verbali della Fed, “ le ultime informazioni suggeriscono che il PIL su base reale è salito nel secondo trimestre ”.

La solidità dell’economia degli Stati Uniti non viene messa dunque in discussione, a dispetto di quella grande paura che è piombata sui mercati con il dato decisamente negativo diffuso dal mercato del lavoro la scorsa settimana. Dato che è stato però immediatamente dalla diffusione del report occupazionale USA, o anche Non Farm Payrolls, di giugno.

I fattori che potrebbero dare ragione alle colombe. Ma Trump sarebbe soddisfatto?

Allo stesso tempo, un taglio dei tassi a luglio potrebbe essere avallato da alcuni fattori.

Nelle stesse minute si legge infatti, a dispetto del timore di Jerome Powell per il rischio che i dazi di Donald Trump finiscano per riaccendere l’inflazione, che “molti partecipanti hanno notato che l’effetto finale delle tariffe sull’inflazione potrebbe essere più limitato, nel caso in cui gli accordi commerciali (tra gli USA e i partner commercialio) venissero conclusi presto, se le aziende fossero capaci di effettuare veloci aggiustamenti alle loro catene di approviggionamento, o se sempre le aziende riuscissero a ricorrere ad altri margini di aggiustamento per ridurre la loro esposizione agli effetti dei dazi ”.

Insomma, un taglio dei tassi a luglio alla fine, come aveva ammesso lo stesso Jerome Powell, non è una opzione da escludere e sarebbe anzi anche giustificata da altri dati, come dal calo delle spese personali, scese dello 0,1% a maggio, e dalla caduta delle vendite al dettaglio, scivolate dello 0,9%.

Powell farà dunque finalmente contento il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che continua a metterlo sotto pressione, con tanto di minacce di licenziamento affinché porti la Federal Reserve a tagliare i tassi?

Per ora, tra le altre cose, occhio alle nuove previsioni della divisione di ricerca di Goldman Sachs sul trend dello S&P 500 a 3, 6 e 12 mesi, condizionate proprio dal nuovo outlook sulla direzione dei tassi di interesse.

L’ultimo attacco di Trump contro Powell è arrivato ieri, ed è stato decisamente pesante: il presidente americano ha infatti dichiarato che il numero uno della Fed Jerome Powell dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni. Non solo: Trump ha scritto dal suo social Truth che “i nostri tassi sono troppo alti di almeno 3 puntiovvero di 300 punti base, il che porta a pensare che, anche se Powell dovesse finalmente annunciare il tanto auspicato taglio dei tassi nella imminente riunione di luglio, il capo della Casa Bianca continuerebbe a tallonarlo, chiedendogli di fare di più.

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