Dal rischio alla resilienza: come digitalizzazione, AI e sostenibilità stanno ridisegnando l’export italiano.
Il 2025 si presenta come un anno cruciale per l’export italiano. In uno scenario segnato da tensioni geopolitiche, inflazione ancora elevata e insolvenze globali in aumento, le imprese si trovano a un bivio: restare ancorate a modelli tradizionali o intraprendere la trasformazione digitale necessaria per competere.
La prima edizione della survey Import - ExporTech 2025, condotta da Creditsafe e Invenium Legaltech, fotografa proprio questa fase di passaggio. Le aziende italiane esportatrici mostrano una forte consapevolezza dei rischi e delle opportunità legate all’innovazione, ma faticano a tradurla in azione concreta. L’export del futuro, dunque, non sarà di chi sa cosa fare, ma di chi saprà farlo.
Come sottolinea Andrea Bordignon, Sales Director di Creditsafe:
La sfida più grande è trasformare la consapevolezza in azione. Le imprese sanno che devono digitalizzare i processi e monitorare il rischio di credito, ma spesso mancano strumenti integrati e cultura data-driven. Il nostro obiettivo è accompagnarle in questo percorso, rendendo la prevenzione semplice e accessibile.
Credito e partner affidabili: la base di ogni internazionalizzazione
Il punto di partenza è la gestione del rischio di credito e la verifica dell’affidabilità dei partner commerciali esteri.
Dalla survey emerge un consenso quasi unanime: più dell’80% delle imprese considera queste due dimensioni prioritarie per il proprio business. In particolare, la tutela del credito ottiene valutazioni molto alte, con una media di quasi 9 su 10, seguita dalla verifica delle controparti, che sfiora il 9,3.
Un dato che conferma quanto le aziende siano consapevoli che un mancato pagamento da parte di un cliente estero possa compromettere l’equilibrio finanziario, soprattutto per le PMI.
Tuttavia, questa attenzione non sempre si traduce in strumenti concreti: molte imprese non hanno ancora accesso a piattaforme digitali di credit management o a sistemi di monitoraggio automatico. Finché la prevenzione resterà manuale, la consapevolezza non potrà trasformarsi in protezione reale.
Dalla sicurezza alla strategia: perché l’automazione è il passo successivo
Se la tutela del credito rappresenta la base, il passo successivo è saper agire tempestivamente sui dati.
La survey mostra che la propensione all’automazione è diffusa, ma ancora frenata: la maggior parte delle imprese dichiara interesse verso l’integrazione di strumenti automatizzati nei propri gestionali (media 7,7/10), ma solo il 12% è pronta a farlo nel breve periodo. Quasi la metà (44%) si mantiene invece prudente, preoccupata per i costi e per la complessità dei processi.
Non si tratta solo di tecnologia, ma di mentalità. L’imprenditoria italiana resta ancora legata all’esperienza diretta e all’intuizione personale, mentre l’automazione richiede fiducia nei dati e negli algoritmi. La sfida è culturale: trasformare l’esperienza in conoscenza data-driven, senza perdere la sensibilità imprenditoriale che caratterizza il Made in Italy.
La sostenibilità come nuovo linguaggio dell’export
Accanto alla trasformazione digitale, cresce anche la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità.
Quasi otto aziende su dieci attribuiscono ai criteri ESG un ruolo significativo nella gestione dell’export, ma la maggior parte li percepisce ancora come un dovere più che un vantaggio competitivo. Solo una minoranza li ha integrati nei propri processi strategici.
Eppure, nei mercati più avanzati l’ESG è ormai un vero fattore di selezione: fornitori e partner vengono scelti anche in base al loro impegno ambientale e sociale.
Integrare la sostenibilità significa quindi non solo conformarsi alle normative, ma migliorare la reputazione e l’accesso ai mercati internazionali. ESG e digitalizzazione, insieme, possono rendere tracciabile e trasparente ogni passaggio della filiera, rafforzando la fiducia degli stakeholder.
Bordignon evidenzia come digitalizzazione e sostenibilità siano due facce della stessa medaglia e aggiunge:
La digitalizzazione consente di tracciare e rendere trasparenti i processi, mentre l’ESG è ormai un fattore di selezione nei mercati più evoluti. Chi integra entrambi i pilastri non solo riduce i rischi, ma aumenta la propria competitività.
Innovazione culturale: il motore silenzioso del cambiamento
Nessuna trasformazione può realizzarsi senza una cultura aziendale aperta all’innovazione.
I risultati della survey mostrano un tessuto imprenditoriale ancora diviso: mentre alcune aziende si dichiarano pronte ad accogliere il cambiamento, altre restano ancorate a modelli gestionali tradizionali. La media delle risposte, pari a 6,5, riflette questa polarizzazione.
Anche l’utilizzo degli strumenti digitali per l’export è in crescita, ma non ancora pienamente efficace: il livello medio di adozione si attesta attorno al 7 su 10. Molte imprese utilizzano software diversi per la gestione dei clienti, della contabilità o dei pagamenti, ma senza un’integrazione reale tra i sistemi.
La chiave, sottolinea la survey, sarà costruire un ecosistema connesso, in cui dati e decisioni circolano in modo coordinato e coerente.
AI, rischio legale e sistema bancario: tre fronti da allineare
La trasformazione digitale dell’export passa inevitabilmente anche da innovazioni come l’intelligenza artificiale, la governance legale e una nuova relazione con il sistema finanziario.
Quasi tutte le imprese intervistate riconoscono il valore dell’AI come supporto operativo e decisionale, e oltre l’80% ritiene che potrà migliorare la capacità di analisi dei mercati e la gestione dei rischi. Tuttavia, solo una minoranza ha già avviato progetti concreti.
Parallelamente, cresce la sensibilità sul tema del rischio legale internazionale, che ottiene giudizi alti da più di sette imprese su dieci. È un segnale importante: l’aumento delle controversie commerciali e delle complessità contrattuali spinge le aziende a cercare soluzioni di tutela preventiva.
L’intelligenza artificiale è il vero game changer, afferma Andrea Bordignon. Meno positivo, invece, il giudizio sul sistema bancario: con valutazioni intorno al 6,8, molte PMI lo percepiscono ancora poco vicino alle loro esigenze operative.
Da qui l’urgenza di un ecosistema più integrato tra banche, fintech e legaltech, capace di rispondere ai ritmi e ai rischi del commercio globale.
Mercati emergenti e pagamenti digitali: crescere con prudenza e velocità
Il desiderio di espandersi verso nuovi mercati è uno dei segnali più incoraggianti della survey.
Più di 8 imprese su 10 guardano con interesse ai Paesi emergenti, in particolare Africa e Sud-Est asiatico, ma lo fanno con prudenza, consapevoli dei rischi legati a instabilità politica e difficoltà di incasso.
Per questo cresce la domanda di strumenti di intelligence e assicurazione personalizzati, capaci di bilanciare opportunità e rischio.
Lo stesso vale per i pagamenti cross-border, che sempre più aziende desiderano rendere rapidi e sicuri. La metà circa delle imprese riconosce che la digitalizzazione dei flussi finanziari può ridurre i tempi di incasso e migliorare la gestione della liquidità. In un mercato globale sempre più veloce, anche la gestione del circolante diventa un fattore competitivo.
Il profilo delle PMI esportatrici
Fonte: Creditsafe
Dal sapere al fare: come trasformare la consapevolezza in azione
Il messaggio finale che ne risulta è chiaro: le imprese italiane hanno maturato una consapevolezza nuova, ma devono ora passare all’azione.
Sanno cosa serve, tutela del credito, automazione, sostenibilità, digitalizzazione, ma non sempre riescono a metterlo in pratica in modo sistemico.
Il contesto economico non lascia spazio all’attesa: insolvenze in aumento, domanda volatile e margini più stretti impongono decisioni rapide. Allo stesso tempo, la riduzione dei costi logistici e la diffusione dei pagamenti digitali offrono segnali di ottimismo per chi saprà muoversi per tempo. Sottolinea Paolo Colombari, CEO di Invenium Legaltech:
Anche le PMI esportatrici stanno maturando una nuova consapevolezza: aprirsi al mercato globale è una straordinaria opportunità, che necessita, sempre, di adeguati e innovativi strumenti di protezione.
Per colmare il gap tra consapevolezza e azione, servono tre priorità operative:
- Rendere il monitoraggio del rischio continuo e integrato nei flussi aziendali.
- Digitalizzare la tesoreria e i processi di pagamento, sfruttando gli standard globali per ridurre tempi e costi.
- Sperimentare progetti di automazione mirati, con risultati misurabili.
La digitalizzazione come responsabilità d’impresa
Il 2025 segna quindi l’inizio di una nuova stagione per l’export italiano: una fase in cui la digitalizzazione non è più un’opzione, ma una responsabilità.
Le norme sugli adeguati assetti organizzativi e il Codice della Crisi impongono alle imprese di dotarsi di strategie strutturate di prevenzione e gestione dei rischi finanziari.
In questo scenario, l’integrazione tra dati, automazione e processi legali non è solo una leva di efficienza, ma una condizione per garantire solidità e crescita.
Il futuro dell’export sarà scritto da chi saprà unire tecnologia, visione e disciplina: un modello in cui gestione del credito, sostenibilità e intelligenza artificiale convivono come parti di un unico ecosistema digitale.
In collaborazione con Creditsafe Italia
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