ETF attivi vs ETF passivi: cosa sono e come usarli per diversificare il portafoglio?

Giuseppe Schena

21 Luglio 2023 - 08:41

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Le strategie passive sono più efficienti perché il denaro tende a incanalarsi dove già è presente. In quelle attive, è il gestore a fare la differenza.

ETF attivi vs ETF passivi: cosa sono e come usarli per diversificare il portafoglio?

Gli ETF, acronimo di Exchange Traded Funds, sono strumenti di investimento lanciati all’inizio degli anni ’90 negli Stati Uniti. Questi strumenti sono nati per replicare un indice che sia esso del mercato azionario, di un singolo settore, di indici personalizzati, o di indici obbligazionari o che comprendano credito, materie prime e valute. Nascono quindi sostanzialmente come strumenti passivi, con l’obiettivo di replicare completamente un indice sottostante, acquistando tutti i titoli che lo compongono oppure ottimizzando tramite l’acquisto di titoli che forniscano il campione più rappresentativo dell’indice stesso in base a correlazioni, esposizione e rischio. In sostanza, includendo al suo interno un paniere di titoli uguale o molto fedele all’effettiva composizione del mercato, l’ETF passivo per fare bene il suo mestiere deve riprodurre l’andamento di quel determinato mercato.

L’obiettivo è gestire il rischio complessivo del portafoglio e cogliere le opportunità che si presentano quando i mercati si muovono. Chiaramente queste differenze di comportamenti gestionali creano potenziali differenze anche in termini di rendimento e rischio per l’investitore finale. Inoltre va specificato che proprio l’implementazione di tecniche finalizzate a generare un maggior rendimento è la causa del maggior costo delle strategie attive rispetto a quelle passive. Per tutti questi motivi, si tratta di una diversa soluzione d’investimento, più difficile da comprendere e soprattutto da valutare per il cliente finale. Se la bravura di una strategia passiva si valuta come detto sopra, quella di una strategia attiva va misurata invece in termini di extra rendimento (alpha) rispetto all’indice e proporzionalmente all’eventuale maggior rischio e al maggiore costo di gestione che si sopporta. In sostanza possiamo cercare di riassumere dicendo che più la strategia è in grado di aumentare performance senza aggiungere rischio, più sarà da preferire rispetto ad una che si limita invece a replicare l’indice stesso. [...]

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