Esenzione Irpef per agricoltori, salta la proroga e aumentano le tasse

Nadia Pascale

17/01/2024

12/02/2024 - 09:26

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Salta l’esenzione Irpef riconosciuta a imprenditori agricoli e coltivatori diretti su reddito agrario e dominicale. Di quanto aumentano le tasse?

Esenzione Irpef per agricoltori, salta la proroga e aumentano le tasse

Dal 2016 è in vigore l’esenzione Irpef per redditi dominicali e agrari su terreni agricoli per imprenditori agricoli e coltivatori diretti. La misura, più volte prorogata, è scaduta il 31 dicembre 2023, molti attendevano una proroga nella legge di Bilancio 2024 o nel decreto Milleproroghe, ma non è arrivata.

La ratio di tale agevolazione risiede nelle difficoltà croniche che si trovano a dover affrontare gli imprenditori del settore agricolo che devono spesso fare i conti con avversità meteo, vere e proprie calamità che mettono a rischio i raccolti e, da ultimo, con un’inflazione galoppante che ha colpito il costo di semi, concimi e altre materie prime essenziali nel mondo agricolo.

Ecco cosa cambia per imprenditori agricoli e coltivatori diretti e come aumenteranno le tasse con lo stop all’esenzione Irpef per redditi dominicali e agrari.

Esenzione Irpef per agricoltori, salta la proroga. Per chi aumentano le tasse?

L’articolo 1, comma 44 della legge 232 del 2016, legge di bilancio per il 2017, ha introdotto per la prima volta l’esenzione Irpef per redditi agrari e dominicali prodotti da imprenditori agricoli e coltivatori diretti.

La norma prevedeva un’iniziale esenzione per il triennio 2017-2019. La misura è poi stata prorogata di volta in volta e l’ultima scadenza prevista era per il 31 dicembre 2023. Naturalmente il settore era convinto di una nuova proroga con legge di Bilancio 2024 o con decreto Milleproroghe, ma non è arrivata.

Il 2024 è un anno essenziale per il Fisco perché si ridisegna il sistema fiscale e l’Irpef è sicuramente una delle imposte su cui la riforma si concentra. Ricordiamo che a partire dall’anno di imposta 2024, e solo per quest’anno, le aliquote Irpef sono state ridotte a 3. Questa modifica potrebbe creare un minore gettito fiscale, un risparmio di imposta massimo di 260 euro l’anno per il ceto medio e, naturalmente, è necessario non mandare in sofferenza i conti. Forse anche per questo motivo è mancata la proroga dell’esenzione Irpef per redditi dominicali e agrari per i coltivatori diretti e imprenditori agricoli.

Cosa sono i redditi dominicali e agrari

Il reddito dominicale (dal latino dominus, signore, padrone) è il reddito “medio ordinario ritraibile dal terreno attraverso l’esercizio delle attività agricole” si tratta dell’entrata che si ottiene per la sola proprietà dei beni e non include quella derivante dall’esercizio dell’attività agricola.
Il reddito agrario è il “guadagno” ritraibile dal terreno attraverso l’esercizio delle attività agricole.

La principale differenza è data dal fatto che il primo è relativo alla sola proprietà del terreno, mentre il secondo riguarda l’utilizzo produttivo del terreno. Si tratta quindi di valori anche imputabili a soggetti diversi.
Il reddito dominicale e agrario non sono reali entrate, ma sono valori determinati applicando le tariffe d’estimo stabilite dalla legge catastale in base a qualità e ubicazione del terreno. Solo rilevabili attraverso una visura catastale.

Gli agricoltori come dichiarano il reddito agrario e dominicale?

Lo stop all’esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari attribuiti ai coltivatori diretti e Iap prende il via dall’anno di imposta 2024. Questo implica che avrà effetto dalla dichiarazione dei redditi del 2025 e non dalla dichiarazione dei redditi 2024, relativa ai redditi dell’anno di imposta 2023.

La novità fiscale incide sulla tassazione di 431.215 lavoratori agricoli autonomi censiti dall’INPS nell’ultimo Osservatorio pubblicato a novembre dello scorso anno.
In base alle norme applicabili per determinare la tassazione devono essere fatti i seguenti calcoli:

  • reddito dominicale rilevabile dalla visura catastale rivalutato prima all’80 per cento e poi per un ulteriore 30 per cento;
  • il reddito agrario (dichiarato da chi coltiva il terreno anche se non ne è proprietario) rivalutato al 70%, ad esempio chi ha in locazione i terreni.

Tali redditi dovranno essere inseriti nel quadro RA del modello Redditi e concorreranno a determinare il reddito imponibile e quindi anche l’aliquota applicabile. Ricordiamo che lo stop all’esenzione Irpef può portare anche al superamento dello scaglione Irpef e quindi all’applicazione di un’aliquota maggiore. Le aliquote in vigore nel 2024 sono:

  • fino a 28.000 euro: 23%;
  • da 28.000,01 a 50.000 euro: 35%;
  • oltre 50.000 euro: 43%.

A partire dalla dichiarazione dei redditi 2025 coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali non dovranno barrare l’apposita casella nella Colonna 10, che consentiva all’Agenzia delle Entrate di escludere le somme indicate dal calcolo della base imponibile Irpef.

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